Per chi avesse ancora dubbi sulla concretezza e la drammaticità degli effetti della crisi climatica – dopo tragedie come il monsone in Pakistan, oltre mille morti, o, in casa nostra, fatti tragici come quello della Marmolada di quest’estate o l’alluvione di settembre nelle Marche – il programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (UNDP) e Climate Impact Lab hanno presentato una piattaforma, Human Climate Horizons (HCH), che “fornisce informazioni localizzate sugli impatti futuri dei cambiamenti climatici in diverse dimensioni dello sviluppo umano e della nostra sicurezza”. Per dare, sulla base delle ricerche più aggiornate, concretezza percepibile al cambiamento climatico: “Progettata per responsabilizzare le persone e i decisori di tutto il mondo, mostra cosa potrebbe significare il cambiamento climatico per la vita delle persone”, spiegano i promotori.
“Concentrandosi sull’effetto del cambiamento climatico su questioni come la mortalità, il lavoro e l’uso dell’energia – ha dichiarato l’amministratore dell’UNDP Achim Steiner – il nuovo Human Climate Horizons mette dati e analisi vitali nelle mani dei responsabili politici, aiutando i Paesi a intraprendere l’azione per il clima dove è più necessaria”. E mostrando quanto l’inazione avrebbe conseguenze tragiche: “La piattaforma mostra ad esempio che maggiori sforzi globali verso gli obiettivi dell’accordo di Parigi potrebbero ridurre la mortalità prevista per il caldo estremo nell’anno 2100 di oltre l’80%, salvando decine di milioni di vite”.
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La crisi climatica non è uguale per tutti i Paesi
L’organizzazione meteorologica mondiale qualche giorno fa ci ha spiegato che negli ultimi 30 anni l’Europa sta facendo esperienza di un aumento delle temperature più che doppio rispetto alla media globale. Lo stravolgimento climatico non è democratico, insomma. Colpisce anzi spesso, come sappiamo, i Paesi meno responsabili delle emissioni climalteranti – vedi le alluvioni in Pakistan. “Basata su una solida ricerca, la piattaforma mostra come gli impatti futuri dei cambiamenti climatici ricadano in modo sproporzionato sulle regioni che oggi sono le più calde e spesso le più povere, esacerbando le disuguaglianze esistenti”, ha affermato Sol Hsiang del Climate Impact Lab, docente presso l’Università della California a Berkeley. Oltre alla geografia e alla morfologia, poi, conta la ricchezza che consente o meno forme di adattamento: “Sebbene temperature più elevate e un clima più caldo mettano ovunque sotto stress i sistemi cardiovascolari e respiratori, i risultati variano da luogo a luogo, a seconda delle comunità che hanno le risorse per adattarsi e di quelle che non lo hanno”.
L’UNDP ha mostrato alcuni casi esemplari ottenuti dai dati della piattaforma HCH. A Faisalabad, in Pakistan, il cambiamento climatico potrebbe aumentare i tassi di mortalità di quasi 67 decessi ogni 100.000 abitanti, causando più vittime dell’ictus, oggi la terza causa di morte nel Paese. A Dhaka, capitale del Bangladesh, in uno scenario di emissioni molto elevate, i decessi aggiuntivi entro il 2100 saranno, stimano UNDP e Climate Impact Lab, 132 ogni 100.000 persone all’anno: quasi il doppio dell’attuale tasso di mortalità annuale nel Bangladesh per tutti i tumori; e 10 volte i suoi decessi annuali per incidenti stradali. A Barranquilla, città portuale nel nord della Colombia, il tasso di mortalità aggiuntivo entro il 2100 a causa delle maggiori temperature (stimato in 37 decessi all’anno ogni 100.000 persone) sarà cinque volte superiore al tasso di mortalità media per cancro al seno nel Paese. A Riyadh, Arabia Saudita, i redditi più elevati e la ricchezza del Paese potrebbero mantenere il bilancio delle vittime aggiuntive a 35 per 100.000, che vuol dire comunque “più mortale del morbo di Alzheimer, la sesta causa di morte a livello globale”.
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Il booster climatico sulle disuguaglianze
La crisi climatica renderà ancora più profonde le disuguaglianze in termini di prevenzione e cura delle patologie tra Paesi, territori, tra i soggetti privilegiati e quelli emarginati. “A meno che non vi sia un’azione urgente per il clima, le aree già vulnerabili del pianete saranno le più colpite, il cambiamento climatico aggraverà le disuguaglianze – tra Paesi e all’interno dei Paesi – e amplierà i divari nello sviluppo umano”, spiega ancora l’UNDP. “Tra i paesi del G20, che rappresentano la maggior parte delle emissioni cumulative di CO2, un terzo sperimenterà tassi di mortalità aggiuntivi a causa del cambiamento climatico. Ma questa cifra sale a quasi tre quarti nei Paesi meno sviluppati, aumentando drammaticamente le disuguaglianze nei prossimi decenni”.
Mitigazione, ma anche adattamento
Oltre alla fondamentale riduzione delle emissioni, non si potrà fare a meno di necessarie misure di adattamento, per ridurre le conseguenze degli eventi climatici estremi. I dati della piattaforma HCH ne confermano l’urgenza. Se a Faisalabad, come abbiamo visto, le morti aggiuntive causate dell’aumento delle temperature arriveranno a 67 ogni 100.000 persone, “con una mitigazione anche moderata, le morti sarebbero in media 36 ogni 100.000 persone ogni anno tra il 2020 e il 2039”. Ha affermato Hannah Hess, del Climate Impact Lab: “Mentre affrontiamo gli impatti punitivi del cambiamento climatico globale, può essere facile chiedersi se gli sforzi per ridurre le emissioni di singoli paesi, stati o città facciano davvero la differenza. Questa piattaforma mostra il ruolo diretto che questi sforzi svolgono nel plasmare il nostro futuro collettivo”.
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