Parte oggi a Sharm El-Sheikh in Egitto la 27a sessione della Conferenza delle parti dell’UNFCCC (COP27). “La scienza ha stabilito senza ombra di dubbio che la finestra per l’azione per il clima si sta chiudendo rapidamente”, ha affermato qualche giorno fa l’UNEP, pubblicando l’ultimo Emissions Gap Report (intitolato appunto “The Closing Window – Climate crisis calls for rapid transformation of societies”): “La comunità internazionale è molto al di sotto degli obiettivi degli accordi di Parigi, senza un percorso credibile per fermare il riscaldamento globale a 1,5°C”. Il nostro magazine vi racconterà, a distanza, la COP27 di Sharm El-Sheikh. Un racconto che abbiamo scelto di iniziare con il discorso che Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), ha pronunciato proprio in occasione della presentazione dell’Emissions Gap Report.
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Dichiarazione di Inger Andersen in occasione della pubblicazione del 22° Emissions Gap Report
“Non ho intenzione di sprecare il vostro tempo parlando degli impatti del cambiamento climatico. Li conosciamo tutti. Tutti li percepiamo. Sappiamo tutti che peggioreranno. E ciononostante, come mostra l’Emissions Gap Report 2022 dell’UNEP, ancora non facciamo, ANCORA, abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra.
Al Vertice sul clima di Glasgow dello scorso anno, i Paesi si sono impegnati a rinnovare i loro impegni in materia di clima per realizzare tagli alle emissioni molto più consistenti. Il rapporto Emission Gap dichiara che, collettivamente, il numero di impegni rinnovati è scarso e capace di ridurre meno dell’1 per cento delle emissioni di gas serra previste per il 2030. Questo è decisamente insufficiente. Abbiamo bisogno di ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 oltre a ciò che le attuali politiche promettono di realizzare, per essere in grado di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Per i 2°C, la sfida è più contenuta ma comunque significativa: ridurre il 30 per cento entro il 2030.
Dove ci porta tutto questo? Beh, siamo diretti verso una temperatura di 2,4°C o di 2,6°C entro il 2100, a seconda se analizziamo i Contributi Nazionali Determinati condizionati o incondizionati. Certo, se si considerano anche gli impegni net zero si potrebbe scendere a 1,8°C. Ma questo scenario non è credibile, soprattutto se consideriamo che le politiche attuali ci stanno portando verso un aumento della temperatura del 2,8°C e che i nuovi impegni sono decisamente insufficienti.
I dati scientifici del Rapporto sul divario di emissioni dell’UNEP ed i dati scientifici presentati dai nostri amici della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e dell’Organizzazione Meteorologia mondiale (OMM) all’inizio di questa settimana, sono eloquenti: stiamo precipitando dalla crisi climatica al disastro climatico.
Questo rapporto ci invia un messaggio molto chiaro. Se vogliamo affrontare il cambiamento climatico seriamente, dobbiamo avviare una trasformazione del sistema, adesso. Abbiamo bisogno di una radicale riprogettazione del settore elettrico, del settore dei trasporti e dell’edilizia, e del sistema agroalimentare. Inoltre dobbiamo riformare i sistemi finanziari in modo che possano finanziare le trasformazioni a cui non possiamo sottrarci.
So che alcuni pensano che tutto questo non si possa fare nei prossimi otto anni. Ma non possiamo semplicemente alzare le mani e dire che abbiamo fallito prima di averci provato davvero. Dobbiamo provarci, perché ogni frazione di grado è importante per le comunità vulnerabili, per quelle che devono ancora essere connesse alla rete elettrica, per le specie e gli ecosistemi e per ognuno di noi. Anche se non riusciremo a realizzare tutto entro il 2030, porremo le basi per un futuro a zero emissioni di carbonio: un futuro che ci consentirà di ridurre i superamenti di temperatura e di ottenere notevoli benefici, come la riduzione delle sovraoscillazioni della temperatura e di offrire altri benefici, come posti di lavoro verdi, accesso universale all’energia e aria pulita.
Invito quindi ogni nazione e ogni governo a osservare le soluzioni proposte in questo rapporto e a inserirle nei loro impegni in materia di clima. Invito il settore privato a iniziare a rielaborare le proprie prassi di conseguenza. Esorto tutti gli investitori, pubblici e privati, a destinare i loro capitali a un mondo a zero emissioni. È così che possiamo aprire la finestra che si sta chiudendo per l’azione sul clima e iniziare a cambiare il nostro mondo in meglio, per tutti”.
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