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lunedì, Maggio 20, 2024

La nascita delle comunità energetiche rinnovabili non è solo una questione di fondi: la prospettiva siciliana

Studiare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili in una regione complessa come la Sicilia è utile per comprendere criticità e potenzialità di un percorso aperto. Qui il supporto finanziario della Regione da solo non basta, è necessario il coinvolgimento di tutta la comunità

Chiara Conte
Chiara Conte
Nasce a Roma nel 1991 e dal 2022 vive a Palermo. Ha conseguito il dottorato di ricerca in ecologia marina ed è autrice di diverse pubblicazioni scientifiche. Si interessa di ecologia, ambiente e sostenibilità con un approccio che mira ad essere intersezionale e transfemminista

Un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili dal 29,3% del 2020 al 69% nel 2030. Questo è l’orizzonte previsto dal Piano Energetico Ambientale della Regione Siciliana 2030 approvato a febbraio del 2022. Si tratta di un documento che dovrebbe indirizzare l’isola verso l’indipendenza energetica attraverso una serie di provvedimenti e di azioni. In questo quadro le Comunità Energetiche Rinnovabili  – intese come gruppi di cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole e medie imprese che producono, consumano e scambiano energia da fonti rinnovabili prodotta da impianti di proprietà di uno o più soggetti della comunità –  sono uno dei tasselli necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano.

Secondo l’annuario dell’ARPA Sicilia 2023, su un totale di 2.320 MW di energia solare che sarà prodotta sull’isola entro il 2030, 1.220 MW deriveranno da impianti di autoconsumo e dalle CER. I componenti della CER contribuiscono alla riduzione dello spreco di energia attraverso la consapevolezza dei propri consumi, vedono una significativa riduzione dei costi dell’energia, partecipano alla riduzione delle emissioni da combustibili fossili, e possono utilizzare gli incentivi previsti del GSE (Gestore Servizi Energetici) secondo un proprio statuto.

L’uso solidale dell’energia

È incoraggiato, ma non regolamentato, l’uso solidale degli incentivi per promuovere la condivisione dell’energia con i soggetti economicamente più fragili. Le CER, in contrapposizione ai grandi impianti alimentati a combustibili fossili, rappresentano un nuovo modello decentralizzato di produzione e consumo dell’energia che apporta benefici ambientali, economici e sociali alle comunità.

La Regione Sicilia ha già finanziato con quasi 5 milioni di euro la redazione degli studi di fattibilità tecnico economica propedeutici alla costituzione delle CER. In aggiunta, il Dipartimento dell’Energia dell’assessorato regionale ha annunciato l’emanazione di un bando del valore di 100 milioni entro il 2024 destinato alla realizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. 

Sull’Isola 301 Comuni hanno percepito i fondi regionali stanziati nel 2022 ma, a oggi, lo stato dei lavori è molto eterogeneo. Molti Comuni, per mancanza di competenze tecniche e giuridiche necessarie o anche per  carenza di personale, non sono riusciti ancora a utilizzare questi fondi. Altri si sono affidati a tecnici esterni rimasti a lungo in attesa del decreto attuativo (pubblicato il 23 gennaio 2024) e ora devono riuscire a rispettare i tempi per non perdere gli incentivi il cui termine ultimo per accedervi è il 2027. Altri ancora sono in possesso di impianti fotovoltaici comunali e devono procedere con la costituzione delle CER adattandosi ai requisiti del decreto o, viceversa, hanno costituito la CER legalmente ma devono installare gli impianti. Sono 2 in tutta l’Isola i progetti in stato avanzato. In questi casi le amministrazioni locali avevano nel proprio organico politico le competenze necessarie per affrontare il percorso burocratico e tecnico o le hanno implementate grazie alla collaborazione con fondazioni con fini sociali ed enti di ricerca.

Questo Governo, con la revisione del PNRR prima, e il decreto attuativo delle CER poi, ha cercato di risolvere il problema della mancanza di preparazione tecnica delle amministrazioni comunali indirizzando i 2,2 miliardi di euro, incentivi del GSE, direttamente alla CER senza passare dall’amministrazione locale. Questo provvedimento, se da una parte riduce l’onere per le amministrazioni locali, dall’altra le priva dell’occasione offerta dalle CER, ossia di promuovere la coesione e lo sviluppo delle comunità, soprattutto nei contesti più piccoli. La situazione siciliana, infatti, dimostra il ruolo fondamentale delle amministrazioni locali nella realizzazione delle CER, nel loro successo tanto quanto nei ritardi, e che sebbene il sostegno economico alle amministrazioni comunali sia una condizione necessaria, non è sufficiente.

La distribuzione dei finanziamenti 

I finanziamenti regionali, essendo calibrati sul numero di abitanti, sono stati assegnati per lo più alle città di Palermo (63.398 euro) e di Messina (33.196 euro). Catania, seconda per numero di abitanti a Palermo, non ne ha fatto domanda. A seguire Siracusa (27.804 euro), Ragusa (22.730 euro), Caltanissetta (20.867 euro), Agrigento (20.228 euro) ed Enna (15.017 euro). Il Comune di Palermo ha chiesto alla Regione il finanziamento per lo studio di 12 CER. Tuttavia, al momento, l’unica CER vicina alla realizzazione si trova a Brancaccio, quartiere prevalentemente industriale e di estrazione popolare, promossa da una società nel settore dell’energia sostenibile. A Messina, un progetto di CER comunale è stato avviato nel 2021 in collaborazione tra Enel X e l’associazione Le.L.A.T. (Lega Lotta Aids E Tossicodipendenza) nel rione popolare Mangialupi, sui cui tetti sono stati installati pannelli fotovoltaici.

Il progetto dovrebbe coinvolgere anche delle famiglie del quartiere ma non è chiaro a che punto siano i lavori né cosa abbia bloccato il progetto fin ora. Inoltre, l’Assessore per la Transizione Ecologica di Messina, Francesco Caminiti, dà notizia di altri progetti in collaborazione con lo IACP (l’Istituto Autonomo delle Case Popolari), al momento nessuno di questi risulta avviato. A Catania lo IACP è promotore di una CER nel complesso delle case popolari di Nesima, grazie al finanziamento di 29 milioni di euro a valere sul PNC (Piano Nazionale Complementare). Per ora sono stati avviati i lavori di efficientamento energetico ma la CER non è stata costituita.

Oltre ai fondi c’è una questione sociale

Nel Parco Regionale delle Madonie, che si estende a sud-ovest di Palermo, nel 2021 diversi Comuni hanno avviato ragionamenti sulla costituzione delle CER, grazie alla collaborazione tra le amministrazioni comunali, la Sosvima (Società di Sviluppo delle Madonie) ed Enel-X. Tra i Comuni madoniti solo Blufi ha installato gli impianti con Enel X come partner tecnico ed è in attesa dell’allaccio al GSE mediato da Enel. Negli altri Comuni madoniti Enel X ha svolto solo un ruolo di comunicazione. “Nella maggior parte degli altri Comuni”, afferma Alessandro Ficile, presidente di Sosvima, “sono state costituite le CER come forma di associazione non riconosciuta. Ciascun Comune, avendo ottenuto i fondi dalla Regione nel 2022, dovrà affidarsi a tecnici esterni per sviluppare i progetti e trovare ulteriori fondi per la costruzione degli impianti o rivolgersi a imprese private”. Sebbene, infatti, le grandi aziende della filiera energetica non possano aderire alle CER, al contrario delle PMI, possono proporsi come soggetti gestori della rete rifacendosi dell’investimento sugli incentivi del GSE.

Il partenariato tra pubblico e privato è incentivato dal decreto che regolamenta le CER ma lascia aperte alcune questioni di ordine politico. La costituzione di una CER da parte di soggetti terzi estranei alla comunità e al territorio rischia di trasformare ciò che dovrebbe costituire un risparmio per la comunità in un’occasione di business per alcuni. La questione non è solo economica: una CER in grado di assicurare l’equilibrio tra energia prodotta e consumata in base ai propri bisogni e di gestire il valore generato dall’energia ceduta al GSE può reinvestirlo nello sviluppo del proprio territorio. Quindi, la costituzione di una CER con forme giuridiche e statuti non cuciti a misura di un territorio rischia di sottrarre tale valore e depotenziarne il ruolo di agency comunitario. Solleva questa questione Raffaele Spadano, antropologo e attivista del collettivo “Montagne in movimento” (MiM) che ha dato vita alle CER di Gagliano Aterno (AQ), caratterizzata dalla collaborazione tra ricercatori e amministrazione e popolazione coinvolta. “Le CER rappresentano un reale cambio sistemico”, spiega a EconomiaCircolare.com Spadano, “poiché il modello energetico da centrale in termini di fornitura e individuale in termini di consumo, diventa collettivo sotto tutti gli aspetti, inclusa la gestione”. E prosegue: “Per realizzare questo modello, è fondamentale che i componenti della CER acquisiscano consapevolezza sui propri consumi e le proprie necessità energetiche per poterle calibrare sulle necessità del territorio. Questo aspetto delle CER rappresenta sia un potere contrattuale nei confronti dell’ente gestore dell’energia a cui si venderà l’energia non consumata, sia una forma di resistenza all’atteggiamento predatorio del capitalismo green e dei grandi parchi di energia rinnovabile.”

Energie d’Alta Quota, la CER delle Madonie

Un esempio applicato di questo modello lo si incontra in Sicilia nel Comune di Petralia Sottana. Qui è nata a dicembre 2023 l’unica CER delle Madonie in forma di cooperativa, Energie D’alta Quota, che al momento conta 85 soci. Giuseppe Dino, presidente del Consiglio Comunale e ingegnere energetico di formazione, racconta come questo progetto sia stato possibile grazie alle sue competenze e alla capacità dell’amministrazione di valutare la forma giuridica più adatta alle necessità della comunità.

“L’obiettivo primario della CER” – afferma Dino – è l’aggregazione di comunità, non il lucro. Grazie al potere contrattuale della cooperativa, i soci valuteranno il gestore più adatto con cui stipulare il contratto e condivideranno i benefici derivanti dagli incentivi garantiti dal GSE”. Sebbene gli impianti ancora non ci siano, la forma della cooperativa ha già permesso di chiudere in loco la filiera corta della biomassa e in futuro prevede di partecipare ai bandi PNRR per intraprendere le azioni previste dal PEAC (Piano Energetico Ambientale Comunale). L’esempio di Petralia Sottana dimostra che la conoscenza profonda della comunità e il ruolo aggregante dell’amministrazione sono fondamentali per sviluppare al massimo le potenzialità delle CER secondo le specificità di ciascun territorio.

Non tutti i Comuni, però, hanno la fortuna di disporre nello staff politico delle competenze necessarie per affrontare questo complesso percorso burocratico. Proprio perché i Comuni finora non hanno avuto competenza diretta in tema di energia. Piuttosto che spostare la capacità decisionale altrove, è cruciale che tali competenze vengano implementate nelle amministrazioni locali coinvolgendo enti di ricerca ed esperti dei diversi settori capaci di dare un supporto tecnico con uno sguardo orientato alla sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale.

La prima CER dell’Isola

CommOn Light, di fatto la prima CER funzionante dell’Isola, è un esempio di successo della collaborazione tra l’amministrazione comunale di Ferla (in provincia di Siracusa), l’Università di Catania nell’ambito del progetto TREPESL (Transizione Energetica E Nuovi Modelli Di Partecipazione E Sviluppo Locale), coordinato dalla professoressa Marisa Meli del Dipartimento di Giurisprudenza. Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla da 15 anni, racconta che “CommOn Light è un progetto pilota da 20kW che sarà presto ampliato”.

L’amministrazione ha individuato possibili soggetti del progetto pilota, e grazie al supporto dell’Università si è fatta carico del progetto tecnico economico e dell’alfabetizzazione delle comunità in tema di CER e più in generale di sostenibilità. Per rendere l’idea della complessità di tale percorso Giansiracusa racconta che “la comunità energetica non è un’infrastruttura materiale ma immateriale, è cioè un percorso che va costruito nel tempo, avvalendosi della collaborazione di enti di ricerca in diverse discipline, da quelle tecniche a quelle giuridiche e sociali”.

Le CER intercomunali

Come visto finora, la riduzione della bolletta legata alla produzione e autoconsumo di energia è solo una piccola parte, sebbene importante, delle opportunità che la costituzione di una CER rappresenta per un territorio. Il modello delle CER, mettendo al centro la comunità e dotandola di un piccolo patrimonio da gestire, potrebbe supportare lo sviluppo di attività locali rivitalizzando territori che rischiano di morire a causa dello spopolamento, complice anche la vendita dei terreni agricoli alle imprese di energie rinnovabili.

Alessandro Ficile, presidente di Sosvima, immagina, ad esempio, di destinare alcuni degli incentivi per supportare la residenza nei comuni madoniti dei giovani, mentre, Giuseppe Burgio, socio della cooperativa di educazione ambientale Palma Nana che opera da 40 anni nel Parco delle Madonie nel borgo di Serra Guarneri (Comune di Cefalù) auspica lo sviluppo di una comunità di supporto alle produzioni locali sostenibili da contrapporre al turismo di massa. Questo modello è incentivato dal Comune di Cefalù, diviso tra la nota cittadina costiera e i borghi nel Parco delle Madonie. Il Comune ha ottenuto i fondi regionali per la costituzione di due CER e dall’Ufficio Tecnico comunale affermano che le CER serviranno ad alimentare prevalentemente le strutture ricettive. Le CER intercomunali potrebbero superare questo problema: i Comuni meno popolati potrebbero fornire l’energia in eccesso ai Comuni che consumano di più e soprattutto a quelli sottoposti a vincolo paesaggistico. Ma anche in questo caso la differenza la farà l’approccio scelto dalle amministrazioni.

Le CER daranno anche un contributo importante alla lotta alla povertà energetica. Con questo fine la Regione ha incluso tra i requisiti per ottenere i finanziamenti che ciascuna CER comprendesse almeno il 10% di soggetti in povertà energetica. In quest’ottica, è di fondamentale importanza che l’amministrazione comunale abbia le capacità di conoscere e gestire i consumi del territorio per avere un rapporto simmetrico con gli enti gestori dell’energia e poter orientare lo statuto della CER verso un approccio solidale.

Viaggiare tra le Cer siciliane è un esercizio utile: mette in condizione di riflettere sull’avvicinamento delle comunità alla produzione energetica. In una realtà complessa ed eterogenea come quella siciliana, il supporto finanziario della Regione alle amministrazioni comunali è uno strumento necessario ma non sufficiente per lo sviluppo delle CER, il cui punto di forza sta proprio nel cambio di modello di sviluppo energetico da centralizzato a diffuso e consapevole. È necessario, quindi, il coinvolgimento della comunità tutta e l’attivazione di processi di educazione e circolazione del sapere oltre che di economie circolari, per cogliere l’occasione di questo cambio sistemico equo e sostenibile. Per non lasciare indietro quei territori che ne avrebbero più bisogno.

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del workshop conclusivo del “Corso di giornalismo d’inchiesta ambientale” organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com, in collaborazione con IRPI MEDIA, Fandango e Centro di Giornalismo Permanente

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