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lunedì, Dicembre 16, 2024

In vista della COP26, Milano e Glasgow danno il buon esempio contro il cambiamento climatico

Le città che ospiteranno la prossima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC inseriscono nei propri piani urbani iniziative di riduzione delle emissioni, aumento della resilienza e della circolarità

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

Se la ventiseiesima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC sarà all’altezza delle aspettative per rallentare il riscaldamento globale causato dalle emissioni climalteranti, è ancora tutto da vedere. Una piccola spinta sembra però averla già data a migliorare l’impatto ambientale dei due centri urbani che ospiteranno i suoi incontri. Milano e Glasgow sono infatti tra le città che attraversano un profondo rinnovamento grazie alla crescente consapevolezza dell’impatto dei cambiamenti climatici sul benessere dei propri cittadini. L’approssimarsi della COP26 ha aggiunto un valore simbolico alle iniziative intraprese dalle due amministrazioni cittadine. Il centro lombardo, infatti, sarà teatro dell’iniziativa Youth4climate: Driving Ambition dal 28 al 30 settembre e della Pre-COP26, la conferenza preparatoria alla COP, dal 30 settembre al 2 ottobre. Nel centro scozzese si svolgerà invece il meeting negoziale decisivo della COP26 dall’1 al 12 novembre. Sarà a Glasgow che i Paesi firmatari dell’accordo di Parigi dovranno sottoscrivere le misure concrete per rispettare l’impegno di tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ºC e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 ºC.

Complice, dunque, il ruolo di responsabilità che le due città ricoprono per contribuire al successo di un summit che rischia di essere di “sole parole”, entrambe promettono di dare spazio, nei propri piani urbani, a misure di riduzione delle emissioni, aumento della resilienza e della circolarità.

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Milano città green, vivibile, resiliente

Milano, in relazione agli strumenti di pianificazione strategica, ha fissato molti ambiziosi obiettivi: la riduzione del 45%, rispetto al 2005, delle emissioni di CO2 entro il 2030 e la neutralità climatica nel 2050; la riduzione del 4% del consumo di suolo e la creazione di 20 nuovi parchi per più di 10.000 mq; l’aumento della raccolta differenziata oltre il 75% entro il 2028; l’aggiunta di 68 km alla rete di metropolitane e tram entro il 2030. Target ambiziosi, tenendo conto che, ad esempio, la qualità dell’aria a Milano non riesce a rispetta i valori-limite previsti dalle norme UE, oltre che delle linee guida indicate dall’OMS. Per quanto riguarda le prime misure già intraprese per la riduzione delle emissioni, Milano ha lanciato nel 2020 il bando BE2 per sostenere cittadini, società ed enti privati nella riqualificazione energetica degli edifici, col fine di migliorare la vivibilità del territorio e abbattere i consumi domestici.

Il Comune ha stanziato 22,25 milioni di euro di contributo a fondo perduto per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti termici e degli edifici, riduzione dei gas climalteranti e miglioramento della capacità di adattamento del territorio. L’imperativo del centro lombardo è minimizzare i consumi energetici, rinaturalizzare e massimizzare la superficie permeabile in città, ridurre l’impronta di carbonio, sia nelle nuove costruzioni che negli interventi di rigenerazione del patrimonio edilizio.

La rivoluzione della viabilità urbana

Tra le varie iniziative, una che sembra molto interessante riguarda la viabilità cittadina. Milano punta a raggiungere un trasporto pubblico a zero emissioni nel 2030, con una totale elettrificazione della flotta TPL. Attualmente sono 85 i bus elettrici in servizio sulle strade milanesi, ma entro la fine del 2021, dovranno diventare 170, in aggiunta ai 153 bus ibridi e ai 3 a idrogeno.

Entro la fine del 2030, la promessa è convertire l’intera flotta autobus al full-electric. Infine, l’ultimo anno di emergenza sanitaria, sovrapposta a quella ambientale, è stata da stimolo per la città ad accelerare la trasformazione ciclo-pedonale fissata entro il 2050. In 12 mesi sono stati realizzati 67 km di nuovi percorsi ciclabili, puntando a una riduzione significativa della mobilità motorizzata privata, entro il 2030.

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Glasgow, da città industriale a città verde

Quanto a Glasgow, l’asticella dell’ambizione verso la neutralità climatica anticipa di venti anni quella del capoluogo italiano. La città scozzese si propone di raggiungere la “Carbon Neutrality” entro il 2030. La sede della prossima COP sembra avere già nel nome la sua aspirazione: in gaelico significa “Dear Green Place”. Nonostante il suo passato di culla della rivoluzione industriale oggi Glasgow si candida ad essere una città resiliente con vocazione al turismo e all’innovazione culturale. L’intera Scozia, va ricordato, vanta performance altissime sull’uso delle rinnovabili. I dati provvisori del 2020 indicano che il 97,4% del consumo lordo di elettricità è stato fornito da fonti rinnovabili. Glasgow per il suo audace progetto di neutralità climatica ha stilato un Climate Emergency Implementation Plan (2020), che si propone di affrontare i cambiamenti necessari facendo particolare attenzione a non pesare sulle categorie di cittadini più svantaggiate. La città carbon neutral dovrà essere anche più giusta e inclusiva. Il piano è infatti articolato in aree tematiche che puntano al potenziamento della comunità, all’equità, all’inclusione, alla salute e al benessere dei cittadini, oltre che a progettare una città ben connessa e fiorente, in cui la natura sia protagonista. Come nel caso del progetto di forestazione milanese, anche Glasgow punta sulle soluzioni basate sulla natura e stila un elenco di progetti da realizzare per il benessere cittadino. Glasgow si doterà di nuovi spazi pubblici a Mitchell, Cap e Charing Cross, migliorerà i collegamenti tra il centro città e il West End e le principali destinazioni civiche, culturali e turistiche, amplierà il collegamento pedonale e ridurrà la distanza di viaggio tra la Mitchell Library e la stazione di Charing Cross e Sauchiehall Street. La strategia è accorciare le distanze pedonali di attraversamento, da un lato, e abbassare i limiti di velocità su tutte le strade, dall’altro. Nonostante il clima nordico, secondo gli ultimi dati, il numero di persone che usa la bicicletta per raggiungere il centro di Glasgow è aumentato di oltre l’80% negli ultimi due anni, segno che gli sforzi di ridurre l’uso dell’auto privata nel centro urbano non sono vani.

Se le promesse di Milano e Glasgow saranno rispettate, e se gli esiti della COP26 non deluderanno le aspettative, si potrà ancora sostenere che incontrarsi in un luogo fisico a negoziare per il clima – nonostante i costi economici e le emissioni prodotte – ha ancora un perché.                                                                                                                                                                                                               © Riproduzione riservata

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