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domenica, Dicembre 15, 2024

Cuffiette dello smartphone, smartwatch, vecchie radioline e frullatori: come fare la differenziata

I Raee - i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche - sono complessi da trattare e sempre più essenziali per diffondere una reale economia circolare. Soprattutto, sono facili da smaltire. Basta seguire alcuni semplici accorgimenti

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Se vi chiedessimo dove va buttato un frigorifero non più riparabile, probabilmente (almeno ci auguriamo) pensereste di recarvi presso l’isola ecologica o di richiedere il ritiro a domicilio. Lo stesso accade per un televisore o un forno a microonde che non possono essere cestinati né essere conferiti alla raccolta porta a porta o a quella stradale tramite i cassonetti. Questi apparecchi, infatti, rientrano nelle categorie dei RAEE – acronimo che comprende le famiglie di “Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche“- che raccoglie piccoli e grandi elettrodomestici, computer, smartphone, ma anche tanto altro. Sono congegni, quindi, per il cui funzionamento è indispensabile l’energia elettrica.

Purtroppo, non tutti sono sempre in grado di riconoscere quali dispositivi sono apparecchi elettrici o elettronici e pertanto i RAEE – specialmente piccoli oggetti come un paio di cuffiette o una radiolina rotti – finiscono nella raccolta differenziata sbagliata come, ad esempio, in quella della plastica, dell’alluminio o nella frazione secca.

Ciò accade più spesso di quel che si possa immaginare: in Italia, infatti, siamo ben lontani dai risultati fissati per la raccolta pro-capite di tale tipologia di rifiuti.

Secondo i dati divulgati da Erion, per ogni italiano oggi vengono raccolti circa 6 kg di RAEE mentre gli obiettivi europei ne prevedrebbero già nove. Siamo quindi indietro sul tabellino di marcia, ma recuperare lo svantaggio è possibile: ecco alcuni suggerimenti.

Leggi anche: InnoWEEE, il ruolo dei Raee per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo

Perché è nata la filiera dei RAEE

Sebbene siano composti da materiali in gran parte di per sé riciclabili come plastica, vetro e metalli, i RAEE sono beni complessi e, per recuperare le singole componenti, è necessario uno specifico trattamento in appositi impianti.

Quel che forse non tutti sanno è che tali apparecchi, se avviati ad una corretta raccolta differenziata, si tramutano in una miniera di elementi – come le terre rare – che in natura scarseggiano e che, per poter garantire un adeguato approvvigionamento in favore delle filiere del comparto elettrico, non devono essere disperse.

Pensate, ad esempio, che un monitor per computer (R3) è composto, tra l’altro, per il 34% da vetro, per il 17,5% da plastica e per il 13,7% da ferro e quindi da materiali riciclabili.

Il corretto conferimento di tali prodotti non è essenziale solo al fine di recuperare importantissime risorse: i RAEE possono contenere sostanze dannose come i CFC,  composti chimici contenenti cloro, fluoro e carbonio che, ove dispersi in atmosfera, sarebbero pericolosi perchè potrebbero diventare fonte di inquinamento di acque e terreni.

Si tratta infatti di sostanze che debbono essere adeguatamente trasportate e trattate per essere rese innocue e per consentire il recupero delle materie seconde.

Leggi anche: Cewaste, il progetto che punta sui Raee per riscrivere il riciclo delle materie prime critiche

Quali categorie di RAEE esistono

A disciplinare i RAEE è il decreto legislativo 49/2014 che prevede che il recupero di tali apparecchi sia gestito da sistemi collettivi costituiti dai produttori e distributori delle AEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche) dando applicazione al principio “chi inquina paga”.

La normativa prevede 5 famiglie di prodotti:

R1 – Grande bianco freddo – grandi elettrodomestici per la refrigerazione: frigoriferi, congelatori, condizionatori.

R2 – Grande bianco non freddo – grandi elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie.

R3 – TV Monitor a tubo catodico.

R4 – Elettronica di consumo, Telecomunicazioni, Informatica, piccoli elettrodomestici, elettroutensili, giocattoli, apparecchi di illuminazione, dispositivi medici.

R5 – Sorgenti luminose a scarica: lampade fluorescenti e sorgenti luminose compatte.

La divisione non coinvolge il consumatore quanto la filiera del riciclo. Infatti ogni raggruppamento di oggetti comporta una specifica procedura di raccolta e trattamento.

Leggi anche: Tutte le strade portano alla circolarità, l’esperienza dei Raee

Smaltirli è un gioco da ragazzi

Non tutti questi dispositivi, però, vengono individuati immediatamente come RAEE dai consumatori quando finiscono per rompersi o esaurire la loro funzione. Se per un televisore (anche solo per questioni di volume), solitamente, ci poniamo alcuni dubbi su come vada smaltito, per piccoli oggetti di uso quotidiano siamo più distratti.

Per tale ragione  nasce la campagna  “Smaltirli è un gioco da ragazzi!”, lanciata da Amsa insieme a Erion, che mira a migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata di quei RAEE e dei Rifiuti di Pile e Accumulatori (RPA) che spesso sfuggono alla corretta filiera. Ma quali sono? Scopriamolo insieme.

Leggi anche: La pagella della riparabilità, dalla Francia il contributo per ridurre i RAEE

Sigarette elettroniche giocattoli, smartwatch, lo sapete che sono RAEE? Dove si buttano

La sveglia che avete sul comodino e che non funziona più, una vecchia sigaretta elettronica che non vi serve perché avete smesso di fumare, giocattoli rotti e comunque non più utilizzabili, modelli di smartwatch ormai obsoleti, pianole alle quali mancano i tasti, lampadine tascabili che non adempiono più alla loro funzione, cuffiette dello smartphone coi fili strappati, batterie esauste dello smartphone sono solo alcuni dei tanti esempi di oggetti  che spesso finiscono per accumularsi nei cassetti, in soffitta o vengono gettati nell’indifferenziato.

Forse proprio il fatto che siano beni di uso comune e di piccole dimensioni non fa individuare correttamente e in modo immediato la loro natura, ma sono tutti RAEE e quindi devono essere avviati alla corretta filiera. Come?

Non vanno gettati in nessuno dei cassonetti stradali o comunque conferiti alla raccolta “porta a porta” quindi niente pattumiera della plastica, ferro, alluminio o vetro e ovviamente, come già detto, non nel secco.

Dove si buttano i RAEE?

I RAEE domestici sono solitamente raccolti presso Centri di Raccolta Comunali dedicati a questo tipo di rifiuti. Di regola ogni Comune pubblica i materiali che le diverse isole ecologiche accettano e dai quali poi verranno inviati ai vari centri di trattamento.

Esistono poi due opportunità previste dalla normativa che aiutano i consumatori a liberarsi correttamente di questi apparecchi, ma che pochi conoscono.

La norma dell’Uno contro Uno che prevede che un distributore (venditore), installatore e centro di assistenza di AEE sia obbligato a ritirare gratuitamente un RAEE in caso di acquisto di un apparecchio equivalente.

Quindi se, ad esempio, siete in procinto di acquistare un nuovo frigorifero sarà sufficiente informare il venditore del fatto che vi avvarrete di tale facoltà normativa e lui, al momento della consegna del nuovo elettrodomestico, dovrà provvedere gratuitamente a ritirare quello diventato vetusto. Questa disciplina si applica a qualsiasi tipo di RAEE e, di conseguenza, anche nel caso di una piastra per capelli o un phon, potrete dare indietro l’apparecchio non più funzionante.

La pratica dell’Uno contro Zero non richiede nemmeno l’acquisto ma trova applicazione solo in determinate situazioni. Avete uno smartphone nel cassetto talmente obsoleto che non si può nemmeno ricondizionare? Un arricciacapelli che non si scalda più? Una radiolina che non si sintonizza nemmeno su Radio Maria? Il ritiro è gratuito – se non superano i 25 cm di lunghezza – in tutti i punti vendita di AEE che siano più grandi di 400 metri quadrati (i grandi negozi e i megastore di elettronica, per intenderci). Spesso presentano un raccoglitore all’ingresso per le piccole apparecchiature elettroniche. Per i negozi più piccoli l’Uno contro Zero è facoltativo quindi potreste sempre chiedere al negoziante.

E ora? Guardate in cassetti, cantine e soffitte e rimette correttamente in circolo tutto quello che non funziona. Buon riciclo dei RAEE e non solo.

Il talk per saperne di più

Un’ultima annotazione è necessaria. Vi invitiamo a seguire il webinar di giovedì 9 settembre, a partire dalle 15, e intitolato “Raee, perché è importante smaltirli”. Modererà l’incontro Marica Di Pierri, la direttrice responsabile di EconomiaCircolare.com. Oltre a sottolineare l’importanza dei Raee, così come abbiamo fatto in questo articolo, i produttori ci racconteranno il lavoro svolto per rendere più sostenibili e circolari i prodotti finali e il cambiamento nella progettazione e nei materiali.

RAEE, come smaltirli e dove buttarli

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