fbpx
lunedì, Dicembre 16, 2024

Biodiesel dai filtri di sigaretta: la soluzione circolare che riduce le emissioni

Per produrre biocarburanti è necessaria la triacetina: un additivo chimico che si trova in grande quantità nei filtri di sigaretta. Oltre a toglierli dall’ambiente, il riciclo li trasformerebbe in una risorsa in chiave decarbonizzazione. Uno studio dell'università lituana di Kaunaus mostra i vantaggi di questo approccio

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

Il miglior rifiuto è quello non prodotto: tuttavia, nel caso dei mozziconi di sigaretta, siamo di fronte a un problema difficile da risolvere in tempi brevi, nonostante l’incessante opera d’informazione di medici e sanità pubblica per scoraggiare la pericolosa abitudine del fumo. Oltre alla prevenzione, la prima cosa da fare è senza dubbio contrastare comportamenti sbagliati dei cittadini come disperdere i mozziconi nell’ambiente.

Tuttavia, trovare soluzioni di circolarità anche per i filtri di sigaretta è sicuramente una strada che vale la pena percorrere, nell’ottica della “riduzione del danno”, in questo caso ambientale. E un’opportunità viene da un recente studio dell’università di Kaunas, in Lituania. Riciclare i filtri di sigaretta, infatti, potrebbe ridurre i costi di produzione di biodiesel, favorendone quindi l’utilizzo e, in ultima analisi, contribuire a ridurre le emissioni.

Leggi anche: Dagli oli di frittura al biodiesel: il progetto del CNR che rende sostenibile pure il glicerolo

Cosa hanno in comune i biocarburanti e i filtri di sigaretta

Il collegamento sicuramente non è immediato, ma si fonda su solide basi chimiche. I biodiesel sono una delle possibilità nel percorso di decarbonizzazione per ridurre la dipendenza da combustibili fossili. Sono carburanti a base di olio vegetale o grasso animale più puliti del petrolio, hanno un tempo di biodegradazione fino a quattro volte inferiore e non sono tossici.

Ci sono però due ostacoli: da un lato hanno un elevato costo di produzione che ne rallenta una più ampia diffusione, dall’altro possono essere più o meno inquinanti a seconda della fonte di biomassa impiegata per produrli. Secondo gli studi fatti dal Lithuanian Energy Institute, aggiungere come additivo la triacetina, risolverebbe entrambi i problemi. Sfortunatamente, la triacetina viene prodotta artificialmente, richiede l’impiego di molte sostanze chimiche e il processo genera rifiuti e residui tossici.

E qui, finalmente, entrano in gioco le sigarette. “La triacetina è utilizzata come plastificante nel filtro delle sigarette, quindi i mozziconi ne sono ricchi”, spiega Samy Yousef, ricercatore capo presso la facoltà di Tecnologia dell’Università di Kaunas. Se si riuscisse ad estrarla, i filtri diventerebbero quindi una fonte a basso costo, senza doverla produrre nuovamente. Eliminando al tempo stesso un rifiuto dannoso per l’ambiente.

Leggi anche: Poco sostenibili, poco disponibili e più cari: così la Corte dei conti europea boccia i biocarburanti

Riciclare i filtri di sigaretta

Insomma, la situazione è teoricamente win-win: c’è tutto da guadagnarci. Su questo si sono concentrati gli esperimenti dei ricercatori lituani, utilizzando la pirolisi per decomporre termicamente i rifiuti da tabacco. Ogni anno i fumatori di tutto il mondo acquistano circa 6.500 miliardi di sigarette. Considerando che il peso medio di un mozzicone di sigaretta è di 0,2 grammi e che ogni anno vengono prodotte più di un milione di tonnellate di sigarette, la “materia prima” certo non manca.

Togliere i mozziconi dall’ambiente, inoltre, è indispensabile per ragioni ecologiche e fortunatamente oggi è più facile, visto che negli anni si è investito per migliorare la raccolta di questi rifiuti. I filtri in fibre di acetato di cellulosa, però, contengono grandi quantità di sostanze chimiche tossiche, agenti cancerogeni, fibre microplastiche ed elementi radioattivi che richiedono un’attenzione particolare anche in fase di riciclo.

Leggi anche: Solo un decimo dei materiali usati dall’economia europea viene dal riciclo

Perché l’approccio della ricerca lituana è originale

Finora ci sono stati numerosi tentativi di riciclare i mozziconi di sigaretta per estrarne materie prime, ma come fanno notare i ricercatori lituani, la maggior parte si concentrano sulla pirolisi del filtro. Tuttavia, questo richiede un pre-trattamento del mozzicone per separare i filtri dagli altri componenti (tabacco residuo e carta). Un processo tecnologicamente complicato visto che parliamo di un rifiuto tossico, e con costi economici elevati. I ricercatori lituani, invece, nei loro esperimenti hanno trattato i mozziconi nel loro insieme.

Dopo un trattamento di pirolisi a 750 °C, sono riusciti a convertire i mozziconi in carbone, gas e olio, quest’ultimo ricco di triacetina, il componente chimico da utilizzare come additivo al biodiesel. Anche gli altri prodotti hanno diverse applicazioni: il carbone estratto ha una struttura porosa e molto ricca di calcio che lo rende adatto alla produzione di fertilizzanti, al trattamento delle acque reflue come assorbente e per l’accumulo di energia, mentre i prodotti gassosi possono essere utilizzati per generare elettricità e alimentare l’impianto di conversione.

Migliorare il sistema di raccolta

Affinché qualsiasi tecnologia emergente di trattamento dei rifiuti possa essere integrata in un sistema di economia circolare, è però necessario che siano presenti un sistema di raccolta dei rifiuti e una strategia di riciclaggio, nonché un’infrastruttura adeguata. La dimensione del fenomeno, come già accennato, non è per nulla marginale. In tutto il mondo, ogni anno, secondo le stime di MareVivo 4.500 miliardi di mozziconi di sigaretta non vengono smaltiti correttamente (solo in Italia sono 14 miliardi), e generano circa 770 milioni di chili di rifiuti tossici.

Tra gli obiettivi della direttiva SUP, la direttiva con la quale l’Unione europea punta a ridurre la dispersione della plastica monouso nell’ambiente, c’è anche l’incentivazione del regime di responsabilità estesa del produttore. In pratica, i produttori di tabacco, devono contribuire ai costi di raccolta e corretto smaltimento e finanziare misure di sensibilizzazione. In Italia, nel giugno del 2022 è nato Erion Care, primo consorzio no profit costituito in Italia, al fine di dare attuazione alla responsabilità estesa dei produttori del tabacco.

Leggi anche: Il report di Rethink Plastic smaschera gli errori dell’Italia nell’applicazione della direttiva Sup

La start up Re-cig in Italia

Ci sono poi tutta una serie di misure per incentivare il corretto smaltimento, dai posaceneri pubblici in strada fino all’ipotesi, in Spagna, di una sorta di “vuoto a rendere”, pagando chi consegna pacchi di sigarette pieni di mozziconi a dei punti di riciclo. Guardando al caso italiano, la start up Re-cig di Rovereto, in provincia di Trento, azienda di raccolta di mozziconi di sigaretta autorizzata in Italia e in Europa, ha installato colonnine di raccolta,  capaci di raccogliere fino a 1500 mozziconi, gli “smoker point”.

Dopodiché i filtri sono inviati in un impianto per ricavarne l’acetato di cellulosa, un materiale che può essere impiegato per realizzare varie tipologie di prodotti plastici. “Il materiale rigenerato è atossico e l’operazione ha un impatto ambientale ridotto del 50% rispetto agli altri inceneritori”, fanno sapere dall’azienda.

Leggi anche: Una spinta gentile verso la sostenibilità. Intervista a Irene Ivoi

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com