[di Diego Monfredini]
Dove un tempo si riparavano i treni notte di tutto il Paese, la condivisione dei saperi è divenuta la forza motrice dell’intera fabbrica: dai rottami di un’officina dismessa è nata OZ, una virtuosa multifactory
Sinossi
Officine Zero è uno spazio rigenerato dal basso e restituito alla collettività: a Roma, nel quartiere di Portonaccio, vicino alla Stazione Tiburtina, da qualche anno, si sperimenta un quadro di economia collaborativa e ambientale, nell’approvvigionamento di materiali di produzione tra gli scarti industriali a impatto praticamente nullo. Qui, dove un tempo si riparavano i treni notte di tutto il Paese, la condivisione delle competenze è divenuta la forza motrice dell’intera “fabbrica”: dai rottami di uno spazio produttivo dismesso, è nata una virtuosa multifactory.
Con l’arrivo dell’alta velocità che cancellò il concetto di cuccetta notturna, quei vecchi vagoni vennero abbandonati, e con loro messi da parte anche gli operai che vi lavoravano. Tutto iniziò dalla loro lotta: dall’occupazione iniziò la riattivazione degli spazi lavorativi e della mensa, fino alla realizzazione di un polo del riuso e del riciclo.
Officine Zero è oggi una vera e propria comunità: un villaggio popolato da designers, falegnami, fabbri, upcycler, architetti, creativi. Un gruppo coeso e aperto basato sulla sostenibilità, lo sviluppo di pratiche di riuso dei materiali in una chiave ecologica, produttiva ed artigianale.
Ma il sogno rischia di svanire. L’ex officina occupata è però stata comprata all’asta. I “maghi” di Oz dovranno dire addio a luglio ad un luogo impregnato di suggestioni urbane. Come diceva Goethe però, qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magìa.
[ngg src=”galleries” ids=”57″ display=”basic_thumbnail” show_slideshow_link=”0″]