Perché non esiste una definizione ufficialmente riconosciuta o generalmente accettata dell’economia circolare? Per provare a rispondere a questa domanda, che chi legge da tempo questa testata conosce bene, può essere utile rispondere ad altre domande. È il paradosso, solo apparente, di Imagine Circularity, il primo sondaggio globale sulla percezione dell’economia circolare.
L’iniziativa mira ad educare migliaia di persone in tutto il mondo sui principi di base dell’economia circolare attraverso tre sole domande – in realtà molto articolate e con diverse opzioni – ed è ora disponibile in italiano. A promuovere la ricerca è REVOLVE Circular, organizzazione non-profit con sede a Vienna, che si è avvalsa della collaborazione, per la stesura dei quesiti, dell’università olandese di Utrecht. Lo scorso 19 aprile era stato lanciato un primo sondaggio in inglese. L’obiettivo è ora quello di raggiungere un milione di partecipanti. Tocca al nostro Paese, da tempo sensibile all’economia circolare, dare il proprio contributo.
Leggi anche: Italia superpotenza nell’economia circolare, i primati nazionali raccontati da fondazione Symbola
“Non ci sono risposte giuste o sbagliate”
Come si legge nel testo di lancio dell’iniziativa, “l’obiettivo della survey è quello di consentire una migliore comprensione del concetto di circolarità non soltanto tra gli addetti ai lavori, ma verso la società considerata nel suo complesso; a partire dai policy maker, passando per le istituzioni pubbliche e la business community fino ai consumatori, la società civile, i media e tutti gli altri soggetti che contribuiranno a una transizione più rapida da un’economia lineare prendi-produci-getta a un’economia circolare rivolta alla rigenerazione dei cicli e delle risorse”. Il modo in cui la ricerca si rivolge a tutti e tutte lo si nota a partire dalla formulazione delle domande, ampie e complesse, con la possibilità di inserire un gradimento che va 0 a 5.
“Abbiamo bisogno di coinvolgere le persone nella loro capacità di immaginazione di un’economia diversa perché la loro percezione e i loro punti di vista sono importanti per creare un futuro diverso; l’iniziativa del sondaggio sull’economia circolare non riguarda ciò che le persone sanno. Si tratta di come la percepiscono”, spiega Sören Bauer, presidente di REVOLVE Circular.
“Abbiamo progettato il sondaggio insieme all’Istituto Copernico dell’Università di Utrecht nei Paesi Bassi, con l’obiettivo di esporre le persone a un pensiero socio-economico alternativo; di proposito, non ci sono risposte giuste o sbagliate. Come sostenitori dell’economia circolare, crediamo che il modello economico lineare non sia più coerente, e vogliamo educare le persone per aiutare a creare una migliore comprensione comune di un’economia e una società diverse”. L’iniziativa cerca di produrre un campione rappresentativo dei punti di vista e della percezione dell’economia circolare in tutto il mondo. Negli ultimi mesi sono state sviluppate otto diverse versioni linguistiche di Imagine Circularity oltre all’inglese: albanese, farsi, francese, tedesco, polacco, spagnolo e turco. Ora sono disponibili anche le versioni italiana e maltese, e presto seguiranno altre lingue come l’arabo e il portoghese.
Leggi anche: la rubrica In Circolo “Cambiare la formazione per cambiare il paradigma”
Il contributo italiano alla ricerca Imagine Circularity
La versione in italiano non si limita a una traduzione dall’inglese ma è stata adattata al nostro Paese grazie al contributo di Icesp – la piattaforma italiana degli stakeholder dell’economia circolare – e di varie università. A spiegare la genesi e le caratteristiche del modello italiano è Paola Sposato, cocoordinatrice del gruppo di comunicazione Icesp, la piattaforma che riunisce più di 800 organizzazione italiane attraverso la condivisione di esperienze, conoscenze critiche e buone pratiche.
“Quando Paola De Bernardi dell’università di Torino e coordinatrice dell’iniziativa a livello italiano ci ha chiesto di sostenere Imagine Circularity, abbiamo subito accettato – spiega Sposato – Unendoci a questa iniziativa, desideriamo educare gli italiani al concetto di circolarità e scoprire le loro priorità e preferenze. Grazie alla forte collaborazione con i team di ricerca italiani composti dalle università di Torino, Chieti e Messina abbiamo esteso il sondaggio originale da tre a sei domande; stiamo progettando di utilizzarlo nei programmi scolastici e universitari così come in ciascuna delle nostre 800 organizzazioni membri dell’Icesp che hanno migliaia di contatti diretti e indiretti. Così facendo, speriamo di coinvolgere almeno 10mila intervistati per ottenere una comprensione più approfondita e completa di come gli italiani percepiscono l’economia circolare. I risultati di un campione rappresentativo della società italiana saranno cruciali per dare priorità e pianificare azioni più mirate per aumentare la consapevolezza sulle potenzialità delle politiche e delle pratiche circolari e per contribuire a dare impulso alla transizione ecologica del nostro Paese”.
Leggi anche: Le priorità circolari dell’Icesp per una ripresa post-Covid
La novità di Malta
Insieme alla prima versione estesa del sondaggio in italiano, anche la versione maltese che viene lanciata in contemporanea è una novità assoluta. “Il pensiero circolare ha molto senso per una nazione insulare come Malta, e siamo lieti di essere i primi a lanciare questa iniziativa. Abbiamo una moltitudine di sfide legate ai rifiuti che si stanno solo aggravando, e la circolarità è una delle chiavi per affrontarli”, dice Teuta Oruci di Cleantech 360, il partner maltese dell’iniziativa.
“I consumatori, i produttori e i decisori aziendali e politici dell’isola hanno bisogno di capire meglio cosa potrebbe comportare un’economia circolare. Aderendo a Imagine Circularity e rendendo disponibile la sua versione maltese, aiutiamo le persone a Malta a capire meglio il concetto e a immaginare un’economia diversa, più circolare”.
È previsto che la prima versione del sondaggio rimarrà online fino al 15 gennaio; a seguire arriveranno sia un rapporto globale che quelli specifici per ogni Stato, e tutti contribuiranno a informare i responsabili politici, i decisori aziendali ma anche i consumatori e i progettisti di prodotti sulle preferenze e le priorità delle persone relative allo sviluppo socioeconomico in vari paesi, regioni e a livello globale.
Leggi anche: Italiani attenti alla crisi climatica, ma poco consapevoli su economia circolare e Raee
© Riproduzione riservata