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venerdì, Novembre 15, 2024

L’economia circolare non è un gioco. O forse sì…

I videogiochi basati sui temi dell'ambiente e dell’economia circolare stanno crescendo negli ultimi anni e anche i big del settore si stanno interessando a questo fenomeno. Si può davvero aiutare l’ambiente, giocando?

Antonio Carnevale
Antonio Carnevale
Nato a Roma, giornalista pubblicista dal 2012, autore radiofonico ed esperto di comunicazione e new media. Appassionato di sport, in particolare tennis e calcio, ama la musica, il cinema e le nuove tecnologie. Da qui nasce il suo impegno su StartupItalia! e Wired Italia, dove negli anni - spaziando tra startup, web, social network, piattaforme di intrattenimento digitale, robotica, nuove forme di mobilità, fintech ed economia circolare - si è occupato di analizzare i cambiamenti che le nuove tecnologie stanno portando nella nostra società e nella vita di tutti i giorni.

Il settore dei videogiochi sostiene i temi della circolarità. Lo fa da anni, con alterni risultati. Ma, in prospettiva, le potenzialità sono enormi.

Stiamo parlando infatti di un settore che raggiunge 2,6 miliardi di persone in tutto il mondo, per un fatturato di circa 130 miliardi di dollari. Solo nel nostro Paese il giro d’affari nel 2020 è stato pari a 2 miliardi e 179 milioni di euro, con una crescita del 21,9% rispetto all’anno precedente.

Questo, unito alle caratteristiche peculiari dei videogiochi, significa avere un potere di persuasione e informazione superiore ad altri media. Esistono infatti già diversi videogiochi che, utilizzando la leva ludica, cercano di diffondere una cultura sostenibile per renderci cittadini più consapevoli e attenti alle problematiche ambientali. Perfino le Nazioni Unite (ONU) quest’anno hanno lanciato un gioco per cellulare chiamato Reset Earth, in cui tre adolescenti devono riuscire a salvare il pianeta in un futuro nel quale il livello dell’ozono intorno alla Terra è ormai definitivamente compromesso.

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Un patto globale

Nella maggior parte dei casi, però, si tratta ancora di titoli nati nell’ambito di progetti istituzionali, no profit o realizzati da piccole case di produzione indipendenti, che difficilmente riescono a raggiungere il grande pubblico.

Ecco perché nel 2019, le Nazioni Unite, durante l’ONU Climate Action Summit, hanno lanciato una Playing for the Planet Alliance che riunisce i grandi nomi del gaming. Ventuno aziende – tra cui Ubisoft, Sony Interactive, Microsoft, Google (che col servizio in streaming di Stadia ha sfidato tutti i big del settore), Electronic Arts, Rovio e WildWorks – si sono impegnate a rendere le loro operazioni più rispettose dell’ambiente, utilizzando tecnologie ad alta efficienza energetica con l’obiettivo di ridurre di 30 milioni di tonnellate le emissioni di CO2 entro il 2030.

Inoltre, sono stati annunciati miglioramenti nella gestione degli imballaggi (eliminando la plastica) e dei rifiuti, il riciclaggio dei dispositivi e l’inserimento all’interno dei propri titoli di situazioni di gioco e messaggi in grado di sensibilizzare gli utenti e incoraggiare l’adozione di comportamenti virtuosi.

L’Italia dei videogiochi guarda alla circolarità

Quello dei videogiochi basati sui temi dell’economia circolare è un campo che ha visto una rapida crescita nell’ultimo decennio, anche nel nostro Paese. E ogni titolo ha un obiettivo diverso: c’è chi, attraverso il gioco, cerca di modificare i comportamenti degli utenti rispetto all’ambiente, chi ha uno scopo più informativo e mira ad aumentare la consapevolezza su un particolare fenomeno, come può essere il surriscaldamento globale. Chi ancora, utilizza la realtà virtuale per far comprendere alle persone le conseguenze delle proprie azioni.

Nel 2013, ad esempio, il CONOU (Consorzio Nazionale degli Oli Usati), con la consulenza scientifica di Legambiente, lanciava Green League, primo social game di educazione ambientale. Disponibile gratuitamente per il download dalle piattaforme Google Play e Apple Store, l’app offre oggi tre giochi di ispirazione arcade.

Il primo è “Oil Buster Reloaded”. Come si evince dal suo nome, il gioco si concentra sull’importanza della raccolta dell’olio usato. Protagonista è Joil, la mascotte di CONOU, che dovrà liberare le gocce d’olio usato e raccoglierle, evitando però di includere gocce d’acqua o altre sostanze inquinanti, per preservare la qualità del rifiuto raccolto.

Snuck” invece è l’evoluzione green di Snake, l’indimenticabile gioco che non poteva mancare nei cellulari di tutti i ragazzi degli anni Novanta. Con una nuova veste grafica in 3D, per rendere ancora più realistica l’esperienza, il giocatore dovrà guidare un mezzo di raccolta del CONOU e raccogliere il maggior numero di barili d’olio usato, contribuendo così all’economia circolare della filiera.

Il terzo, “Garble”, è un classico tetris, basato però sul recupero di materiali d’uso quotidiano in un’ottica di economia circolare. Lo scopo è “incastrare” tre o più oggetti riciclabili (olio usato, carta, plastica, alluminio, rifiuti organici e batterie), prestando attenzione ai rifiuti speciali, al fine di ottenere punti aggiuntivi e incrementare il tempo di gioco a disposizione.

Prima di iniziare ogni partita, poi, l’app fornisce alcune pillole formative sui temi quali il risparmio energetico, la gestione differenziata dei rifiuti, l’economia circolare e le attività del consorzio.

Al termine della sessione di gioco, l’utente è invitato a rispondere ad alcuni quesiti su quanto appreso in precedenza, con la possibilità di incrementare il proprio punteggio e scalare la classifica online. Un incentivo importante e un modo per favorire la creazione di una community di giocatori che accettano la sfida di dare una mano all’ambiente e diffondere a loro volta il messaggio.

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Imparare l’economia circolare giocando

Per spiegare l’economia circolare agli studenti delle scuole secondarie di II grado, invece, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha contribuito alla realizzazione del gioco didattico EcoCEO – It’s your Business.

Il gioco è stato realizzato grazie alla collaborazione internazionale del CNR con l’istituto di ricerca VITO (Belgio), il Wuppertal Institute (Germania) e la Tallinn University of Technology (Estonia), nell’ambito del progetto di finanziamento europeo dell’European Institute of Innovation and Technology (EIT).

In EcoCEO i giocatori devono gestire un’azienda che produce articoli elettronici, prendendo decisioni sulla gestione delle risorse, sui processi di produzione e sui modelli economici da applicare. Lo scopo del gioco è mostrare il differente impatto che hanno strategie aziendali lineari e circolari sulle prestazioni di un’azienda.

Un modo intelligente per coinvolgere i ragazzi che, grazie al gioco, apprendono l’importanza di strategie come il riciclo, l’utilizzo di sistemi di recupero, riutilizzo, riparazione e la fornitura di servizi come il noleggio. Tutte scelte che saranno incentivati a prendere per riuscire a vincere.

Al gioco si affiancano anche lezioni frontali e incontri post-partita, per esempio dei laboratori, in cui vengono approfonditi specifici aspetti riscontrati durante il gioco.

EcoCEO, CNR [https://ecoceo.vito.be/en]
La gestione dei rifiuti è un gioco da ragazzi

Anche Waste Travel 360° è un progetto pensato per le scuole italiane, basato sulla realtà virtuale applicata all’economia circolare. Nato per far capire ai più giovani il valore del rifiuto inteso come risorsa, permette agli studenti di fare un viaggio virtuale all’interno degli impianti di lavorazione dei rifiuti e interagire direttamente con i materiali – dall’alluminio alla carta, dalle pile all’organico, dai RAEE agli oli usati – quasi come in un impianto di selezione e valorizzazione reale. E imparare a riciclare, divertendosi.

Il progetto, realizzato da Ancitel Energia e Ambiente, in collaborazione con alcuni dei più importanti consorzi di filiera e con il patrocinio del Ministero per l’Ambiente, è approdato già in diverse scuole italiane, coinvolgendo decine di migliaia di studenti.

Sulla stessa lunghezza d’onda è Mr. Bin, un gioco online gratuito realizzato da Valdarno ambiente e Cispel Confservizi Toscana. Ispirato vagamente a giochi arcade famosi come Super Mario, Mr. Bin catapulta il giocatore lungo le strade della Toscana: da semplice cittadino a operatore ecologico, durante i tre livelli deve esplorare il ciclo integrato di gestione dei rifiuti, con la raccolta differenziata, il conferimento negli appositi impianti di selezione, trattamento e valorizzazione e soprattutto la destinazione finale, cioè l’effettivo riciclo o smaltimento.

Aspetto non secondario è quello legato ai trasporti. Infatti, come accade nella realtà, la produzione, la raccolta, il trattamento e l’utilizzo finale dei rifiuti non avvengono nello stesso luogo. Meno strada riuscirà a percorrere l’utente, minori saranno gli impatti ambientali e maggiore sarà il punteggio accumulato.

MR Bin [https://mrbin.it/]

La realtà virtuale in soccorso dell’ambiente

Sul mercato si trovano alcuni titoli che, utilizzando la leva ludica, cercano di diffondere una cultura sostenibile per renderci cittadini più consapevoli e attenti alle problematiche ambientali. In generale però, si tratta di casi sporadici e soprattutto, per la maggior parte, lontani dalle sirene del grande pubblico.

Ci sono però delle eccezioni: un paio di anni fa la casa produttrice Paradox Interactive ha lanciato una nuova espansione del suo videogioco gestionale di gran successo, “Cities: Skylines”, chiamata “Green Cities”, che ha potuto raggiungere l’ampia platea del titolo principale. Facendo leva sul successo del primo, questo aggiornamento mirava a incentivare migliori comportamenti ambientali senza limitare il divertimento.

GreenCities, Paradox Interactive

I videogiochi, del resto, sono uno strumento perfetto per insegnare, persuadere o sensibilizzare su argomenti importanti. La tecnica della gamification è da tempo diffusa anche in ambito aziendale, per la formazione o per indurre a comportamenti attivi al fine di raggiungere specifici obiettivi, personali o d’impresa. La piattaforma Games4Sustainability, ad esempio, raccoglie un centinaio di giochi e simulazioni classificati per obiettivi di sviluppo sostenibile, realizzati per progetti di apprendimento. Utili strumenti per educatori, amministrazioni pubbliche e aziende.

Ci sono alcune cose che i giochi possono fare particolarmente bene, perché riescono a coinvolgere gli utenti e gli consentono di immergersi e “toccare con mano” le diverse situazioni. In questo, la realtà virtuale (VR) aggiunge un ulteriore elemento: grazie alla VR i giocatori possono interagire col mondo circostante, manipolarlo, avere subito la percezione di come il loro comportamento possa influire sulle cose e modificarle in meglio (o in peggio).

Tree, ad esempio, è un’esperienza di realtà virtuale che trasforma l’utente in un albero della foresta pluviale peruviana. Grazie a una miriade di sensori vengono ricreate vibrazioni, calore, e comunicazione aptica (che ha a che fare con il tatto). Durante l’interazione, si può sperimentare dalla variazione più impercettibile, come un uccello che atterra sul tuo ramo, alla devastazione di un incendio boschivo.

Tree [https://www.media.mit.edu/projects/tree/overview/]
I giochi poi possono essere condivisi online, aiutando a trasmettere un messaggio a un gran numero di persone. Survive the Century ne è un esempio. Si tratta di un videogioco sul tema del cambiamento climatico, realizzato da un gruppo di scienziati, economisti e scrittori per aiutare le persone a vedere che tipo di futuro dovrebbero aspettarsi a seconda delle proprie azioni. E per dimostrare che ci sono molte scelte che possiamo fare riguardo al clima e che queste scelte hanno effetti tangibili nel mondo reale.

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I big del settore non stanno a guardare

Era inevitabile che, con l’aumentare dell’attenzione sul tema ambientale e la crescita esponenziale del settore, anche i più grandi nomi del panorama videoludico avessero l’obbligo di sfruttare parte del loro potere per innescare il cambiamento sociale, veicolando informazioni, coinvolgendo emotivamente le persone ed educandole a comportamenti e stili di vita corretti.

L’impegno preso durante l’ONU Climate Action Summit ha cominciato a dare i suoi frutti. Entrando a far parte dell’alleanza per il clima, i membri hanno assunto impegni che vanno dalla riduzione delle emissioni alla riduzione della plastica nei loro prodotti. Sony, ad esempio, sta lavorando su esperienze di gioco nuove per ispirare la comunità di PlayStation ad agire sui cambiamenti climatici. Microsoft vuole utilizzare il noto videogame Minecraft per coinvolgere i giocatori ad abbracciare un approccio circolare. Un progetto già sperimentato negli scorsi mesi: in questo modo è riuscita a chiudere una raccolta fondi che gli ha permesso di piantare 115mila alberi in Africa.

Sta lavorando molto su questo versante anche Google, con il suo nuovo servizio di gaming online, Google Stadia. La casa di Mountain View è intenzionata anche a realizzare una guida allo sviluppo di giochi sostenibili: intanto è entrata a far parte del programma della Ellen Macarthur Foundation, l’organizzazione non profit che aiuta le aziende di tutto il mondo ad adottare pratiche di economia circolare, dichiarando il proprio impegno nei confronti della circular economy, a partire dalla gestione sostenibile dei propri data center sparsi nel mondo.

Insomma, i videogiochi sono una cosa seria. Uno strumento potente per incentivare e supportare l’attenzione verso le tematiche ecologiche e ora anche i big del settore hanno deciso di imboccare questa strada. Con questo potenziale, non ci sono dubbi che nei prossimi anni potranno essere proprio i videogiochi ad aiutarci a coinvolgere ed educare il pubblico su temi ambientali e sociali, per agire correttamente nella vita di tutti i giorni.

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