Il consiglio europeo dei ministri dell’Ambiente ha approvato ieri un documento intitolato “Rendere la ripresa circolare e verde” (qui il documento in inglese) riportando l’attenzione sull’economia circolare come volano per la ripresa economica in stretta connessione con il Piano d’azione per l’economia circolare, adottato a marzo scorso.
Tra ecodesign e riparabilità
Il commissario europeo all’Ambiente, il lituano Virginijus Sinkevičius, si è detto particolarmente soddisfatto del focus sulla futura politica dei prodotti sostenibili e del sostegno all’ampliamento del campo di applicazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile (più nota come direttiva ecosedign), del diritto alla riparazione e dell’invito a presentare una proposta sul “passaporto digitale” del prodotto. Sinkevičius ha anche elogiato l’attenzione per l’impronta ambientale come strumento per misurare la sostenibilità di prodotti e servizi “e l’approvazione delle sette catene chiave del valore dei prodotti identificate nel Piano d’azione per l’economia circolare”.
Il Consiglio Ue dei ministri dell’Ambiente, che si è concentrato anche sull’approvazione del testo di legge sul clima confermando l’accordo della scorsa settimana che fissa al 55% rispetto ai livelli del 1990 l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra, ha fatto anche un focus sul ruolo della digitalizzazione nella transizione ecologica. Nel suo intervento, il ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa, ha evidenziato l’impegno che potrà mettere in campo l’Italia nel 2021, anno della presidenza italiana del G20 e della copresidenza della Cop 26 sul clima.
Costa: “Circolarità chiave della transizione”
“Riteniamo che le misure che possano più di altre contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di trasformare l’Europa in un continente climaticamente neutrale, in grado di preservare la biodiversità, resiliente e inclusivo, passino per l’economia circolare” ha detto Costa rivolgendosi agli altri ministri dell’Ambiente.
“Vi sono alcuni elementi di prioritaria importanza per favorire la sostenibilità dei prodotti, dei processi e dei consumi – ha aggiunto il ministro –: penso all‘impronta ambientale, all’etichettatura ecologica, al sostegno alle imprese nella promozione della durabilità e riparabilità dei prodotti, il contrasto all’obsolescenza programmata e l’elaborazione di metodologie per tracciare minimizzare le sostanze che destano preoccupazione nei materiali riciclati nei prodotti in essi contenuti. Vorrei esprimere – ha proseguito Costa – particolare apprezzamento per il riferimento nelle conclusioni al riciclo chimico delle plastiche come metodo innovativo per il raggiungimento degli obiettivi di riciclo”.
Servono indicatori comuni
Costa si è anche detto soddisfatto per le indicazioni “che riconoscono alla rimozione dei sussidi ambientalmente dannosi e alla tassonomia un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di circolarità”. Il ministro ha poi fatto riferimento alla menzione, contenuta nel documento “Rendere la ripresa circolare e verde” del cosiddetto “processo di Bellagio”, dal nome del comune sul lago di Como dove nel 1996 un gruppo di esperti riuniti dall’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile ha stilato i dieci princìpi per valutare i progressi verso la sostenibilità ambientale.
Il documento del Consiglio Ue Ambiente, infatti, pone l’accento sulla necessità di mettere a punto ulteriori indicatori per misurare il grado di circolarità di processi e prodotti e di condividerli e uniformarli a livello europeo. “L’Unione Europea si è impegnata in maniera formale a sviluppare tutti i temi dell’economia circolare” ha detto poi Costa a margine dell’incontro, parlando di una “grande conquista” e definendo l’Italia “uno dei paesi leader in questo settore”.
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