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“L’economia circolare a Granada”. Questo, il titolo dell’ultimo rapporto dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), presentato in occasione della terza tavola rotonda sull’economia circolare nelle città e nelle regioni che si è tenuto lo scorso 18 e 19 maggio alla presenza dei principali stakeholders di città, regioni, governi nazionali, società civile e mondo accademico.
L’incontro è stato anche l’occasione per fare il punto sulle sfide e le opportunità dei programmi di ripresa post COVID-19 per la transizione verso un’economia circolare e per analizzare i dialoghi in corso con Glasgow (Regno Unito), Tallinn (Estonia) e Irlanda, nell’ambito del programma dell’OCSE sull’economia circolare.
La tavola rotonda si è articolata in due sessioni: la prima, incentrata sul passaggio da un approccio settoriale a uno sistemico e su come l’economia circolare sia in grado di accelerare l’economia blu e verde nelle città e nelle regioni.
Granada: sfide e opportunità post-pandemia
Il case study della città di Granada ha dimostrato che la crisi generata dalla pandemia, che ha duramente colpito l’Andalusia, può rappresentare un’opportunità per la citta di portare avanti l’agenda per l’economia circolare. E il rapporto Ocse, sottolinea come la strategia debba puntare su due punti di forza: il turismo e la scienza.
Granada è infatti una delle principali destinazioni turistiche spagnole ed è noto come il turismo possa impattare negativamente i consumi e causare degrado ambientale. Applicare, dunque, un approccio circolare al turismo è una strategia vincente, in grado anche di far crescere ulteriormente l’economia locale: riducendo sia il consumo di prodotti usa e getta nel settore dell’accoglienza, che lo spreco alimentare attraverso la rivendita e la donazione.
Granada è, inoltre, la sede di numerosi poli tecnologici e rappresenta l’ecosistema ideale per esplorare e sfruttare il link tra digitalizzazione ed economia circolare.
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Il rapporto Ocse sottolinea anche le sfide da vincere, come ad esempio la mancanza di cooperazione su lotta agli sprechi e trasporto locale, insufficienti risorse tecniche ed economiche e una bassa consapevolezza tra i cittadini di consumi più sostenibili.
Nello specifico, nelle raccomandazioni contenute nel rapporto, troviamo: la necessità di una strategia per l’economia circolare con obiettivi specifici per ogni settore; promuovere il dialogo con il governo regionale per allineare ambizioni e obiettivi comuni; implementare le giuste regole e condizioni per favorire la transizione verso l’economia circolare.
“Il completamento di questo progetto non rappresenta per il Comune un punto di arrivo, ma al contrario un punto di partenza – ha dichiarato Luis Gonzalez Ruiz, vicesindaco di Granada – con l’obiettivo di far arrivare Granada in prima linea nell”impegno verso la sostenibilità”.
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Economia circolare e acqua
L’altro tema centrale del panel di discussione è stata l’acqua e le opportunità di applicare all’acqua l’economia circolare nelle città e nelle regioni.
Tra i membri del panel, il Direttore generale del direttorio generale per l’acqua del Ministero per la transizione ecologica spagnolo, Teodoro Estrela, ha parlato del ruolo chiave dell’acqua nella strategia nazionale iberica per l’economia circolare.
“L’acqua rappresenta un punto cruciale della strategia, non solo in termini di riutilizzo, ma anche nell’ambito di un approccio più ampio, che riconosce il valore dell’acqua in tutte le aree produttive – ha spiegato -. Il piano punta ad un uso più efficiente dell’acqua che abbiamo a disposizione con un incremento dell’efficienza nell’utilizzo dell’acqua pari al 10 per cento annuo fino al 2030″.
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Da global a local, il ruolo delle città
Il focus del secondo giorno è stato, invece, il passaggio da global a local. Janez Porocnik, ex Commissario europeo per l’Ambiente dal 2010 al 2014 e attualmente copresidente dell’International Resource Panel (IRP), nel suo intervento ha puntato su come misurare i progressi dell’economia circolare nelle città.
“Città e regioni sono una parte importante della soluzione perché hanno un alto livello di autonomia e sono più vicine alle persone – ha spiegato -. Se gli attuali trends dovessero continuare, stando alle previsioni, i consumi a livello globale raddoppieranno entro il 2060. L’obiettivo è quello di raggiungere fondamentali miglioramenti in termini di produttività. E dunque il benessere, entro i limiti del pianeta. Il percorso: passare dalla massimizzazione del prodotto alla risposta ai bisogni e migliorare la produttività su larga scala. Non abbiamo bisogno di macchine, ma di mobilità; non abbiamo bisogno di pesticidi, ma di piante sane.”
All’incontro hanno partecipato esperti provenienti da Irlanda, Italia, Belgio ed Estonia, che si sono confrontati sulle misure verdi del Recovery and Resilience Facility dell’UE e sul sostegno all’economia circolare a tutti i livelli. “Il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare non dovrebbe più essere una questione di perché ma di come e quando, e i principi dell’economia circolare dovrebbero diventare una parte naturale dello sviluppo in tutte le città del mondo”, ha dichiarato il sindaco di Tallinn, Mihhail Kõlvart.
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Le priorità per l’economia circolare delle città in Italia
Laura D’Aprile, già alla guida della Direzione generale per l’economia circolare al Ministero per la transizione ecologica e oggi al Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi (Ditei) ha parlato delle priorità italiane.
“L’Italia ha focalizzato il suo recovery plan sulle città e i cittadini perché crediamo che lo sviluppo dell’economia circolare parta dai cittadini – ha spiegato -. Ci siamo concentrati su due investimenti chiave: il primo si chiama ‘Verso le città circolari’ e punta all’elaborazioni di piani per il trattamento dei rifiuti. Il secondo investimento è su progetti di punta, ovvero piani di trattamento a tecnologia avanzata, incentrati sul piano Ue per l’economia circolare. Ci siamo concentrati su plastiche, tessile, carta e sullo smaltimento illegale di rifiuti. Il piano predispone anche misure per la filiera agroalimentare“.
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