Sono sempre di più le aziende che per combattere il proprio impatto ambientale, si sono messe alla ricerca non solo di nuovi modi di produzione più efficienti e sostenibili, ma anche di materiali alternativi per le proprie creazioni cercando di far fruttare elementi della natura di facile reperibilità, specialmente se non concorrenziali con produzioni alimentari.
Oggi vi parliamo di come tra di essi stia prendendo sempre più piede l’impiego dei cactus, in particolar modo gli opuntia – ovvero dei fichi d’India – che, forse non tutti sanno, rientrano nella famiglia delle cactacee. Da queste specie vegetali molto diffuse si può dar vita, ad esempio, ad abiti, accessori, mobili e molto altro ancora.
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Come realizzare pelle vegetale dai fichi d’India?
Nel mondo della moda, l’esigenza di avere a disposizione un materiale simile alla pelle animale in fatto di resa, ma allo stesso tempo cruelty-free, non inquinante e soprattutto di qualità, ha portato alla creazione di una eco pelle, che si ottiene dall’essicazione delle “pale” del fico d’India, caratterizzata, peraltro, da una particolare morbidezza, un odore inconfondibile e che risulta essere traspirante come quella animale.
Il processo di estrazione di questo materiale, ideato da una coppia di giovani messicani e ormai messo in atto anche da alcune aziende italiane, è piuttosto semplice: bisogna raccogliere le foglie più mature della pianta del cactus, pulirle, lasciarle asciugare al sole per qualche giorno e poi sottoporle a lavorazione.
Gli ideatori di questo innovativo materiale, quando lo presentarono al pubblico, affermarono che tramite questo si possono realizzare “un abitino, una borsa, una cintura, un cinturino per orologio, una piccola libreria, una poltrona. Qualunque pelle può essere sostituita da questo tessuto; la pelle animale o la pelle sintetica possono essere sostituite da quelle vegetali, sostenendo l’ecosistema”. Ad oggi infatti, come vedremo nelle prossime righe e come già anticipato, l’impiego di questo materiale non è limitato al solo settore della moda sostenibile, ma anche a quello dell’arredamento o dell’automobile e non solo. Ecco quindi alcuni esempi di economia circolare multi settoriale che hanno come materia prima principale proprio i cactus opuntia.
Borse di pelle vegan realizzate con i fichi d’India
Fossil è stata tra i primi marchi ad impiegare nelle sue collezioni la pelle di cactus vegana, proveniente dai fichi d’India. Ci soffermiamo in particolare sulla recente linea di borse tote Kier, ognuna delle quali è stata realizzata con un materiale derivante dalle foglie dei fichi d’India coltivati in modo biologico in Messico. Le foglie infatti provengono da piante la cui crescita richiede unicamente acqua piovana e minerali già presenti nel suolo. Il risultato? Ognuna di queste borse consente di risparmiare 7,5 litri di acqua.
Nella primavera 2021 il noto brand Karl Lagerfeld ha creato una collezione di accessori sostenibili, scegliendo la modella Amber Valletta come testimonial, non solo per via della sua bellezza, ma anche per il suo animo green. Tutti i pezzi di questa collezione prevedono una materia prima prodotta con il minimo impatto ecologico, tra cui proprio il cactus opuntia. Il prodotto di punta della collezione è infatti l’iconica borsa K/Kushion Bag che viene proposta in due diverse versioni, una delle quali prevede la sua realizzazione proprio con il materiale derivato dal fico d’India e tinto poi con pigmenti naturali. Da sottolineare, inoltre, che i proventi delle vendite di questa versione sostenibile della borsa sono stati destinati ad Ocean Cleanup, un’organizzazione no profit che si occupa di ripulire il mare dalla plastica.
Occhiali da sole sostenibili
Non solo borse, sono numerosi gli accessori che vengono realizzati con le foglie di questa tipologia di cactus, tra questi gli occhiali da sole. Un esempio? Quelli realizzati dallo stilista leccese Cristiano Ferilli, che lo scorso anno ha presentato la sua linea di occhiali con montatura in fibra di fico d’India impiallacciata su legno di betulla. In questo caso la materia prima per la montatura proviene dalle coltivazioni pugliesi del cactus opuntia che si trovano ad Otranto, San Gregorio e Porto Miggiano, da qui la scelta dello stilista di dare ai diversi modelli dei suoi occhiali decisamente green il nome di queste città.
Arredamento “fico” e green
E se vi dicessimo che le foglie di cactus sono utilizzate anche per creare mobili e altri oggetti d’arredamento?
Ci troviamo sempre in Puglia dove, da qualche anno con la sua Sikalindi, l’agricoltore Marcello Rossetti, realizza una linea di eco mobili rivestiti dalla fibra di fico d’India. Grazie a questa fibra gli arredi possiedono degli effetti particolari che si possono riscontrare nelle venature e nel rivestimento cromatico. Pensate che grazie a questa idea il creatore ha ricevuto il premio Oscar Green assegnato da Coldiretti.
Per quanto riguarda i complementi d’arredo ci spostiamo invece in Sicilia, e vi portiamo l’esempio del designer di Gela Renato Belluccia che, con le carcasse dei fichi d’india giunti alla fine del loro ciclo di vita, ha creato le Sciatù, delle lampade scultoree artigianali accendibili al tocco ma anche con un semplice soffio. Come spiegato dal designer, ogni lampada è totalmente biologica ed ecologica e può essere gettata nel terreno (una volta staccata dalla base con la componente tecnologica) dove riprenderà il suo ciclo vitale, senza inquinare.
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Non solo accessori e abbigliamento
Restiamo sempre in Sicilia ma ci trasferiamo in provincia di Agrigento dove una startup di Licata, la Bioinagro, ha ribaltato il concetto di utilizzo del succo dei fichi d’India e individuato attraverso il progetto “Opuntia Biotech” almeno tre diversi semilavorati di questo succo concentrato ed essiccato, per poterlo utilizzare nelle filiere produttive dedite ai campi della nutraceutica, farmaceutica e bioedilizia.
Insomma, avreste mai detto che un fico d’India potesse trasformarsi in così tante cose? Pensate che, in prospettiva, potrà diventare molto altro. Ad esempio dal succo di questi cactus viene già prodotta una bioplastica atossica, biodegradabile e commestibile per imballaggi destinati a sostituire le confezioni di plastica dei supermercati. Quante meraviglie si possono realizzare con l’economia circolare?
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