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sabato, Dicembre 14, 2024

Di stagione, locali e senza chimica. Così frutta e verdure fanno bene anche al Pianeta

Il costo ambientale di avere frutta e verdura tutto l'anno negli scaffali dei supermercati è insostenibile. Basti pensare che per mangiare 1 kg di prugne cilene vengono consumati 7,1 kg di petrolio ed emessi 22 kg di anidride carbonica. Dai produttori locali agli orti urbani, sono tante le soluzioni in campo

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Redazione EconomiaCircolare.com

Fragole a gennaio? Questa richiesta pochi anni da sarebbe suonata molto strana, ma oggi non lo è più. Non ci facciamo più caso da quando nei supermercati troviamo tutto l’anno frutta e verdura che non sono di stagione. Si tratta di prodotti coltivati in serra, che richiedono grande consumo di energia e fertilizzanti chimici, oppure sono importati da Paesi lontani e dunque hanno fatto lunghi viaggi per arrivare fino gli scaffali. In entrambe le ipotesi, i costi ambientali di avere frutta e verdura di ogni tipo disponibili in qualsiasi momento sono elevatissimi.

Le prugne cilene pesano di più

Basti pensare che per consentirci mangiare 1 kg di prugne cilene si utilizzano 7,1 kg di petrolio e si emettono 22 kg di anidride carbonica, mentre per il trasporto di 1 kg di kiwi dalla Nuova Zelanda si utilizzano 7,9 kg di petrolio e si producono 24,7 kg di anidride carbonica. Per il bene del nostro Pianeta dovremmo avere il buon senso di attendere la giusta stagione per gustare prodotti locali o almeno provenienti da Paesi più vicini. Altra cosa importante da sapere è che in Europa, sia la frutta sia la verdura sottostanno a precisi standard estetici: ogni anno si scartano circa 50 milioni di tonnellate di frutta e verdura, un terzo della produzione, perché non conformi ai canoni estetici ritenuti sufficienti per la vendita al dettaglio.

Tra cicli naturali e rapporto diretto

Scegliere frutta e verdura di stagione e coltivata senza l’uso di sostanze chimiche è importante non solo per la nostra salute, ma anche perché un prodotto maturato naturalmente rispetta i cicli naturali e l’intero ecosistema. Dobbiamo tener presente poi che l’aspetto esteriore non ha alcun effetto sul gusto. Anzi, spesso la frutta brutta e imperfetta è quella migliore perché più naturale. Indirizzarsi verso i produttori locali che sono attenti alla sostenibilità dei loro processi produttivi permette di fare scelte più consapevoli e più consone al ciclo delle stagioni. Questo tipo di scelta ha un valore sociale molto importante, specie in questo periodi di pandemia, poiché sostiene le filiere agricole del territorio. Per di più, il rapporto diretto tra produttore e consumatore e la relazione di trasparenza e fiducia che si genera per la possibilità di verificare con i proprio occhi il processo produttivo, valgono quanto se non più di una certificazione rilasciata da un ente terzo.

Come comprare ‘al naturale’

Per esempio, Bio Save by Booking è una piattaforma che consente ai piccoli produttori di vendere direttamente ai consumatori e a questi ultimi di partecipare a gruppi d’acquisto di alimenti biologici di qualità. Si crea così un incontro diretto tra domanda e offerta che fa risparmiare chi compra, evita sprechi e tutela l’ambiente. C’è poi il servizio offerto da Zolle che fa arrivare nelle case della Capitale frutta e verdura di stagione proveniente dalle campagne limitrofe. Ci sono anche le soluzioni innovative di Fungobox e Funghi Espresso. Per chi ha il pollice verde, un modo per scegliere personalmente i prodotti da coltivare e consumare è prendere in gestione piccoli lotti di terra in orti urbani condivisi tra cittadini, presenti in numerose città italiane.

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