fbpx
lunedì, Dicembre 16, 2024

Quando la tecnologia non è smart. Il CES Worst in Show Awards e gli irriparabili

La Right to Repair Coalition ha lanciato la prima edizione di un contro-premio che decreta le peggiori tecnologie presentate ai CES Awards 2021

Maurita Cardone
Maurita Cardone
Giornalista freelance, pr e organizzatrice culturale, ha lavorato per diverse testate tra cui Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia. Abruzzese trapiantata a New York dove è stata vicedirettore di una testata italiana online, attualmente è corrispondente dagli USA per Artribune oltre a collaborare con diversi media italiani e non. Si occupa di temi sociali e culturali con particolare attenzione alle intersezioni tra arte e attivismo.

Ogni anno i CES awards (Consumer Electronics Show) sono occasione per il mondo dell’innovazione tecnologica di proporre e mettere in mostra le più recenti invenzioni. I media danno ampio spazio all’evento che porta sotto i riflettori fantasiose tecnologie certamente all’avanguardia ma spesso di dubbia utilità. Quest’anno la Right to Repair Coalition ha voluto mandare un messaggio in direzione opposta creando un contro-premio che identifica le peggiori tecnologie presentate durante l’ultima edizione dell’evento. Grazie a una collaborazione con diversi gruppi che si occupano di diritti dei consumatori, i CES Worst in Show Awards, offrono una classifica di quanto di peggio è in mostra in questa edizione 2021, in corso fino al 15 febbraio in versione online.

Riparabilità, ma anche privacy e sicurezza

Diverse le categorie prese in considerazione: riparabilità, privacy, sicurezza, impatto ambientale. Ognuna ha avuto un suo giudice che, dopo aver analizzato le varie proposte del CES, ha scelto la peggiore innovazione. In aggiunta alle quattro categorie, un ulteriore premio è stato assegnato da una giuria popolare composta dalla community di Right to Repair e, infine, l’Overall Worst in Show ha decretato l’innovazione peggiore in assoluto tra quelle selezionate dagli altri giudici. La corsa all’innovazione, ci tengono a chiarire gli organizzatori dell’ironico premio, non è di per sé da condannare, ma il discrimine deve essere quello di un reale miglioramento della qualità della vita del consumatore, limitando per quanto possibile il peso sull’ambiente. “Non siamo qui perché odiamo i gadget – ha spiegato Cory Doctorow della Electronic Frontier Foundation in una presentazione Zoom del premio – ma perché ci rendiamo conto che da qualche anno succede sempre più spesso che ti porti a casa un nuovo gadget solo per scoprire che ha enormi difetti di privacy o che anche il più piccolo danno materiale non può essere riparato ma trasforma il prodotto in un rifiuto elettronico o che il gadget presenta problemi di sicurezza che possono far sì che il prodotto sia utilizzato contro di te o contro parti terze o ancora che il produttore può aggiornare la tecnologia e cancellare la funzionalità per cui l’avevamo acquistata”.

Leggi anche: La pagella della riparabilità, dalla Francia il contributo per ridurre i RAEE

Il super trattore irriparabile

Per la categoria riparabilità è toccato a Kyle Wiens, uno dei fondatori di iFixit, scegliere la peggiore innovazione di quest’anno. Il vincitore è stato il trattore John Deere X-Series Combine Harvester, macchina per uso agricolo computerizzata che, se da una parte offre alte performance e funzioni customizzabili, dall’altra rende impossibile qualsiasi intervento di riparazione da parte dei proprietari, poiché i codici per intervenire sui software non vengono condivisi dall’azienda con i consumatori. La questione non è banale poiché, in un’attività così sensibile al meteo e alle tempistiche di raccolta, un’azienda agricola che si ritrovi con un guasto a uno di questi costosissimi trattori (il prezzo del modello preso in considerazione è di un milione di dollari), può rischiare di perdere diversi giorni di lavoro se non un intero raccolto in attesa di ricevere assistenza. Inoltre, ha spiegato Wiens motivando la sua scelta, mentre la prassi prevede che questo tipo di macchine abbia degli attacchi standard su cui si possono installare diversi tipi di accessori, l’azienda produttrice ha reso questo modello incompatibile con strumentazioni di altri marchi, indicando una certa inclinazione verso un possibile monopolio del settore. Per questi motivi, il trattore si è aggiudicato anche l’Overall Worst in Show.

Leggi anche: Riparare le cose da sè, la storia dei manuali iFixit. “Fa bene all’ambiente e a se stessi”

Rossetti, gelati, tv

Per la categoria impatto ambientale il giudice scelto per individuare il prodotto peggiore è stato Nathan Proctor della Right to Repair dello US National Public Interest Research Group che ha decisamente bocciato una macchina per mescolare rossetti, sviluppata da Perso (nome che, come ha fatto notare Proctor stesso nella sua presentazione, già di per sé non depone bene) per Yves Saint Laurent. L’attrezzo da 299 dollari è abbinato ad una app per smartphone attraverso cui si possono creare rossetti dalle tinte personalizzate mescolando il contenuto di (costose) cartucce usa e getta. Stesso concetto, ma applicato al settore alimentare, è quello della ColdSnap, macchina per fare il gelato, scelta dalla community per il Popular Choice Award. La giuria popolare si è scagliata contro questa innovazione, ennesima variante della recente mania delle capsule diffusasi nell’industria culinaria.

Leggi anche: Il Massachussets estende il diritto alla riparazione per le auto

Per la categoria privacy, il premio per il peggior prodotto è andato al Linksys Aware, strumento che trasforma il wi-fi di casa in un rilevatore di movimento, mentre per la categoria sicurezza il vincitore è stato il televisore TCL 32-inch Class 3-Series HD LED Smart Android TV che presenta, secondo il giudice Paul Roberts, fondatore di Securepairs.org, una preoccupante serie di vulnerabilità. Al di là degli specifici prodotti, il messaggio di chi dagli USA supporta il diritto alla riparazione è chiaro: un’innovazione è buona solo quando risponde a un bisogno reale e lo fa nel rispetto del consumatore e dell’ambiente.

Leggi anche: Diritto alla riparazione, per il ministro Costa “garantirebbe 230mila posti di lavoro”

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com