Qual è il livello di conoscenza delle persone circa il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici? Se, probabilmente, quasi tutti sono sufficientemente informati sulle modalità di smaltimento di carta, vetro, frazione organica ed imballaggi di plastica, il livello di consapevolezza su come gestire il fine vita di alcuni oggetti della vita quotidiana è decisamente basso. Lo conferma anche il sondaggio di Ipsos per il consorzio multiconsortile Erion presentato oggi: la metà del campione non conosce il significato dell’acronimo Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questa situazione comporta una perdita di preziosi materiali che potrebbero essere recuperati e riutilizzati per nuove applicazioni, ma, al contempo, la dispersione in natura di tali oggetti comporta un grave rischio di inquinamento di suoli e acque.
Il tema dei rifiuti elettronici è talmente importante che, ogni anno, il 14 ottobre si celebra l’International E-waste Day, giornata internazionale dedicata alla divulgazione delle corrette informazioni per ridurre il peso dei Raee sull’ambiente e nelle nostre pattumiere.
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Perché è importante la giornata internazionale dei rifiuti elettronici
Lo scopo della Giornata internazionale dei rifiuti elettronici è quello di far comprendere ai consumatori che è fondamentale riciclare i rifiuti elettronici quando tali beni non siano più utilizzabili o riparabili. Il riciclo e l’allungamento della vita dei prodotti elettrici ed elettronici sono buone pratiche per ridurre l’impatto ambientale. Secondo Gabriella Mellstrand, Marketing and Communication Director di TCO Development, ad esempio, “aggiungere due anni alla vita a un notebook può ridurre le emissioni totali fino al 30%”. Come? Continuando ad utilizzarlo, rivendendo o regalando ciò che non ci serve più o provando a far riparare gli apparecchi prima di smaltirli presso le isole ecologiche o tramite i sistemi di raccolta dei Raee.
Per aumentare il proprio livello di consapevolezza, in maniera anche divertente ed educativa, TCO Development – l’organizzazione che rilascia il TCO Certified, certificazione di sostenibilità per i prodotti IT – ha lanciato un quiz sui rifiuti elettronici disponibile in diverse lingue inclusa quella italiana.
La serie di domande con cui ci si può cimentare aiuta non solo ad individuare il proprio livello di consapevolezza, ma rappresenta anche l’occasione per apprendere nuove informazioni legate all’e-waste e all’impatto ambientale di ciò che buttiamo spesso prematuramente.
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Quanti rifiuti elettronici si gettano via ogni anno
Potremo così scoprire quanti milioni di tonnellate di rifiuti elettronici vengono generati ogni anno. Pur senza anticiparvi la risposta vi diamo un suggerimento: la mole è tale da essere equivalente al peso di quasi 4.500 Torri Eiffel. Purtroppo, a livello mondiale, ciò che non viene conferito nella raccolta differenziata – si spiega nel quiz – finisce in gran parte incenerito o abbandonato in discarica con il rischio di produrre gravi ripercussioni a danno della salute umana e, in ogni caso, facendo disperdere preziose risorse che, come sappiamo bene, sono limitate su questa Terra.
Con un corretto riciclo si potrebbero recuperare il 90% dei materiali. L’esempio di Erion
Per avere un’idea della portata in Italia abbiamo chiesto a Marta Macchi, communication manager di Erion, quali siano i volumi gestiti dalla Erion nel 2020 e con quale risparmio ambientale: “Nel 2020 Erion ha gestito 302.266 tonnellate di E-Waste (rifiuti associati ai prodotti elettronici) in crescita del 5% rispetto al 2019. Di queste, 262.351 tonnellate sono rappresentate dai RAEE Domestici (+9,3% rispetto al 2019 e il 71,7% del totale gestito dal sistema nazionale), seguiti dai Rifiuti di Pile e Accumulatori con 30.537 ton, e dai rifiuti speciali con 9.378 ton (di cui 4.171 di Raee Professionali).
La sola gestione dei RAEE Domestici (262.351 ton), ha permesso di evitare l’immissione in atmosfera di oltre 1,8 milioni di tonnellate di CO2 (corrispondenti alle emissioni generate dal parco veicolare nell’intera provincia di Milano per 66 giorni) e di risparmiare più di 421 milioni di kWh di energia o 1,5 milioni di GJ (pari al consumo elettrico annuo di una città di circa 380.000 abitanti, come Firenze)”.
Far sì che un rifiuto elettronico venga gestito secondo la filiera di riciclo dei Raee vuol dire un notevole risparmio in termini di materiali. Tra i risultati più significativi va evidenziata la capacità di riciclare oltre il 90% in peso dei Raee gestiti da Erion:” sono state rimesse nei cicli produttivi 236.056 tonnellate di Materie Prime Seconde, di cui 134.200 tonnellate di ferro, corrispondenti al peso di circa 18 Torri Eiffel; 34.479 tonnellate di plastica, pari a circa 13,8 milioni di sedie da giardino; 5.371 tonnellate di alluminio, pari a più di 330 milioni di lattine e 6.393 tonnellate di rame, pari a 70 Statue della Libertà”.
Aumentano i consumi di prodotti elettronici nel mondo
Tornando alle informazioni acquisibili col quiz, si può scoprire che se è vero che aumentano a livello mondiale le quantità di rifiuti elettronici recuperati, ciò purtroppo non dipende da una improvvisa riscoperta, da parte della collettività, dell’importanza della raccolta differenziata ma sia ricollegabile ai sempre maggiori tassi di consumo di prodotti elettronici, dai più brevi cicli di vita dei prodotti e dallo scarso ricorso alle riparazioni.
Continuando a rispondere alle domande del quiz potremo poi scoprire qual è il Continente che genera le maggiori quantità di rifiuti elettronici e qual è quello al primo posto, a livello mondiale, in termini di produzione di rifiuti elettronici pro-capite (vi sveliamo che, in uno dei due casi, purtroppo, la risposta è l’Europa).
Analizzando le prime 2.000 risposte già giunte dai partecipanti al quiz, possiamo poi capire il livello di consapevolezza delle persone: sebbene la gran parte sappia che i rifiuti elettronici non correttamente smaltiti sono un rischio per la salute umana, solo la metà è riuscita ad individuare il valore annuo stimato delle materie prime contenute nei rifiuti elettronici.
Oltre a considerare questo problema dal punto di vista ambientale e pensando alle ripercussioni sulla salute umana, ciò che va sottolineato è il grande impatto economico negativo della dispersione di materie prime seconde: i prodotti elettronici contengono, infatti, una serie di preziosi elementi che sono essenziali per realizzare nuovi esemplari oggetto di richieste crescenti da parte del mercato e per la cui produzione le materie prime messe a disposizione da madre natura non sono sufficienti.
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Come rendere i cittadini protagonisti del cambiamento e del corretto riciclo dei Raee
Di sostenibilità, cambiamenti climatici, povertà di materie prime, di rifiuti in strada o in aree verdi si parla oramai in continuazione, anche tra amici o tra sconosciuti al bar. Eppure i dati ci dicono che per comparti come i RAEE si potrebbe e dovrebbe fare molto di più. Come vi abbiamo raccontato, sono a disposizione dei cittadini anche strumenti utili, pratici e comodi come i servizi Uno contro Uno e Uno contro Zero che consentono di restituire gratuitamente i propri rifiuti elettronici .
A lungo la comunicazione è rimasta specifica per addetti ai lavori con un cambiamento però che si sta registrando negli ultimi anni.
Come ci ha evidenziato Macchi di Erion, su tali temi interrogandola sul perché di tale arretratezza nell’adozione di comportamenti virtuosi ci ha spiegato come: “Ora la situazione è mutata, l’attenzione crescente su questi temi ha aperto il dibattito e abbiamo finalmente l’opportunità di fare qualcosa di concreto per questa transizione ecologica. Dobbiamo però anche renderci conto che abbiamo una responsabilità: fare informazione coerente, utilizzando un linguaggio immediatamente comprensibile e strumenti intuitivi al passo con quella che è l’evoluzione digitale; perché il nostro interlocutore è cambiato”.
Proprio su questi temi il report realizzato da Ipsos e commissionato da Erion evidenzia che un italiano su due non sa cosa significhi la parola Raee; li conservano in casa (il 40% degli intervistati ne ha 1 o 2, mentre il 18% tra i 3 e i 5) e non hanno percezione del potenziale inquinante di questi rifiuti (un quinto delle persone non sa dei rischi associati allo smaltimento errato e circa metà ne ha una conoscenza solo superficiale).
“È evidente che un tema di comunicazione c’è. Ci piace dire che l’inversione di rotta, per un futuro migliore, debba partire da cittadini consapevoli. Vero. A noi però spetta il compito di investire in una comunicazione diversa, che integri gli strumenti più classici (fondamentali nel nostro settore) a iniziative capaci di riuscire a spostare il dialogo nel quotidiano, nei social network, nei video, con gli influencer. Posso dire che in Erion abbiamo ben chiara questa responsabilità e da tempo ci stiamo adoperando per trovare soluzioni in grado di frantumare questa ‘quarta parete’”.
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