[di Fabrizio Sarra e Lucia Capobianco]
La riscoperta della tradizione di rigenerazione della lana per una produzione responsabile e sostenibile: Rifò il progetto per un fashion circolare e senza sprechi.
Sinossi
Quanti indumenti vengono comprati e poi gettati avendoli usati una sola volta o non essendo mai stati venduti? La moda corre veloce e l’invenduto diventa scarto. Niccolò Cipriani, origini pratesi e un’esperienza in Vietnam, ha la risposta: quello che voi buttate io lo rifaccio o come direbbe lui lo “Rifò”! Da questa idea nasce il progetto che ha l’obiettivo di riscoprire l’antica tradizione della lavorazione dei “cenci” per creare prodotti di qualità. La raccolta e selezione di vecchi indumenti e la loro trasformazione in nuova materia prima è sempre stata al centro della tradizione tessile pratese. Questi filati rigenerati sono però sempre stati considerati materiali di qualità inferiore. Rifò vuole dimostrare al mercato del fashion che si possono utilizzare filati rigenerati per produrre maglioncini in cashmere, fresche t-shirt e teli da mare con notevoli vantaggi economici ed ecologici riducendo notevolmente i consumi di acqua, di pesticidi e di prodotti chimici utilizzati normalmente durante la produzione, senza compromessi sulla qualità del prodotto. La filiera di Rifò è a Km0, l’intero ciclo produttivo si svolge nel raggio di 30 Km intorno a Prato. L’impegno di Rifò è quello di creare nuove opportunità di lavoro sul territorio con la certezza della qualità dei prodotti e soprattutto dell’eticità del processo produttivo. Niccolò vuole conciliare le tecniche di lavorazione del passato ma con lo sguardo sempre fisso verso il futuro, soprattutto quello del nostro pianeta.
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