Ce lo chiede l’Europa ma l’Italia non esegue: anche il governo Meloni, come già era avvenuto con i governi Conte e Draghi, sceglie di rinviare l’adozione della plastic tax e della sugar tax. Si tratta di due provvedimenti che dovrebbero, nelle intenzioni dell’Unione europea, ridurre il monouso e incentivare un’alimentazione sana attraverso la leva fiscale.
Con la presentazione della Legge di Bilancio 2023, il neonato governo Meloni sceglie dunque di operare in questo campo sulla strada della continuità con i precedenti esecutivi. E si accoda alle pressanti richieste del mondo imprenditoriale, in particolar modo di Confindustria, spaventato da due nuove imposte, che poi inevitabilmente sarebbero state scaricare sui consumatori e sulle consumatrici, in un momento drammatico di crisi energetica e con una recessione alle porte.
“Prevista la sospensione anche per il 2023 dell’entrata in vigore di plastic e sugar tax, le imposte sui prodotti in plastica monouso e sulle bevande zuccherate”: con questa semplice nota Palazzo Chigi, nella giornata di ieri mattina, ha ufficializzato ciò che era nell’aria da tempo. A ribadire questo impegno è stata poi la squadra del governo Meloni nella conferenza stampa di illustrazione del disegno di legge che porterà alla Legge di Bilancio per il 2023. Il provvedimento attuato comporterà un mancato introito di 600 milioni di euro, secondo le stime del governo.
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Obiettivi, ragioni e reazioni su plastic tax e sugar tax
Per la plastic tax e la sugar tax si tratta del quinto rinvio in poco meno di tre anni. A provare a introdurre i due provvedimenti era stato il governo Conte I, quando ancora la parola pandemia era solo uno scenario distopico. Vale la pena, prima di analizzare le ragioni dei continui rinvii, ricordare gli obiettivi di queste due imposte.
La plastic tacx è (dovrebbe essere) un’imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego, indicati come MACSI, che dovrebbe valere 45 centesimi di euro per ogni chilo venduto di prodotti di plastica monouso. Mentre la sugar tax è (dovrebbe essere) l’imposta sulle bevande analcoliche edulcorate, con lo scopo di ridurre il consumo di zucchero, associato a un più alto rischio di obesità, diabete mellito e malattie correlate.
In un tweet Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, afferma che “come richiesto da Forza Italia il 2023 non sarà l’anno di sugar e plastic tax”, parla di “ottime notizie per lavoratori, consumatori e imprese” e definisce il rinvio delle due tasse una “promessa mantenuta“. Dall’altra parte sempre su twitter Greenpeace scrive che “si tratta dell’ennesimo favore concesso alle lobby fossili e all’industria della plastica monouso, a scapito di persone e Pianeta”.
Ma quali sono le ragioni di tanto ostracismo da parte dell’Italia, considerato tra l’altro che le due tasse esistono già in alcuni Stati dell’Unione europea? Per capirlo basta recuperare i numerosi appelli precedenti la scelta del governo Meloni da parte dell’industria e della grande distribuzione. Nonché la soddisfazione post-annuncio, fatta trapelare tramite agenzie e comunicati stampa. L’introduzione di due tasse, per giunta di lieve entità, viene barattata con il ricatto occupazionale. Così come per la parallela vicenda della direttiva SUP, infatti, il mondo produttivo italiano continua esso stesso a voler rinviare la riconversione dei cicli produttivi e la messa in discussione del consumismo imperante.
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Quali prospettive per la plastic tax e la sugar tax?
Ogni volta che la plastic tax e la sugar tax vengono posticipate c’è chi si chiede se ciò non sia propedeutico a una cancellazione totale dei due provvedimenti. Secondo le indiscrezioni de Il Sole 24 Ore, questa però potrebbe essere la volta buona. Il governo Meloni starebbe infatti lavorando a una strategia in due mosse: la sospensione delle due imposte fino al 31 dicembre 2023 consentirebbe ai tecnici del ministero dell’Economia di avere il tempo necessario per individuare i 600 milioni di euro di mancato introito, i quali sarebbero poi indicati nella primavera del 2023 attraverso il Documento di Economia e Finanze in modo da poter poi consentire l’abolizione definitiva della plastic tax e della sugar tax con la Legge di Bilancio 2024.
Supposizioni o realtà? Staremo a vedere. Quel che è certo è che l’Unione europea non starà a guardare. Bisognerà capire soltanto lo strumento attraverso il quale vorranno agire le istituzioni europee per incentivare realmente le pratiche di economia circolare in Italia. Perché oltre “le esigenze delle imprese” ci sono anche quelle del Pianeta.
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