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sabato, Novembre 30, 2024

A Busan le trattative finali per un trattato globale vincolante contro l’inquinamento da plastica

Fino a domenica nella Repubblica di Corea, le delegazioni di 175 Paesi al lavoro per il trattato globale sulla plastica. Accordo ancora lontano

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Redazione EconomiaCircolare.com

“Dobbiamo porre fine all’inquinamento da plastica prima che l’inquinamento da plastica ponga fine a noi”: così Kim Wan Sup, Ministro dell’ambiente della Repubblica di Corea, ha arringato i delegati dei 175 Paesi e gli osservatori riuniti nel suo Paese, a Busan, per l’ultima sessione negoziale che dovrebbe condurre all’approvazione di quello  “strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino” indicato dalla risoluzione 5/14 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA) adottata il 2 marzo 2022. Proprio la risoluzione contiene il mandato di completare i negoziati entro la fine del 2024. La quinta sessione del Comitato intergovernativo di negoziazione (Intergovernmental Negotiating Committee, INC-5) ospitata nel Centro esposizioni e congressi di Busan fino a domenica 1 dicembre è quindi determinante.

I lavori intersessionali e il non-paper della presidenza

Visti i progressi insoddisfacenti registrati durante l’INC-4 di Ottawa, per la prima volta, il Comitato ha deciso di condurre lavori intersessionali, per arrivare a Busan con in mano qualche certezza. Auspicio encomiabile ma parzialmente frustrato.

Per cercare di completare i negoziati entro l’anno, e visto il gran numero di opzioni contenuti nella bozza messa a punto in Canada, negli ultimi mesi il presidente dell’INC Luis Vayas (Ecuador) ha condotto consultazioni informali tra i capi delegazione. Come raccontano gli aggiornamenti dell’International Institute for Sustainable Development (IISD), nella sua nota di scenario per l’INC-5, Vayas osserva che le delegazioni hanno espresso interesse per una semplificazione della struttura e del contenuto dello strumento (il futuro trattato) e per una maggiore focalizzazione del testo sugli elementi necessari affinché si arrivi a meta nei tempi previsti. Sulla base delle consultazioni, alla fine di ottobre Vayas ha diffuso un documento informale (non-paper) che doveva rappresentare un terreno comune tra Paesi i membri dell’INC, identificando anche le aree per le quali la decisione sarebbe rinviabile “a una fase successiva”..

Nella prima giornata di lavori, Il presidente ha chiesto un accordo per procedere con l’utilizzo del suo documento non ufficiale come base per i negoziati, invece di usare l’ipertrofico testo venuto fuori dall’INC-4. Diverse delegazioni hanno però annunciato che il non-paper della presidenza, nella sua forma attuale, non poteva essere usato come base per le discussioni, perché a guidare il processo devono essere gli Stati. “Molti Paesi hanno espresso riserve su questa proposta – ricostruisce GAIA, alleanza mondiale presente in oltre 90 Paesi e attiva per la giustizia ambientale e il contrasto all’inquinamento – per la natura a porte chiuse del suo sviluppo, in cui non tutti gli Stati membri hanno ritenuto che i loro punti di vista fossero riflessi nel testo”.

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Foto: Kiara Worth – IISD/ENB

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Le posizioni in campo per il tratto sulla plastica

Sempre GAIA sintetizza il confronto sul non-paper: “169 Paesi hanno accettato il non-paper, sulla base del fatto che sarà rafforzato nei negoziati per raggiungere posizioni più ambiziose (come il tetto alla produzione di plastica e limitazioni all’impiego di additivi, ndr). Il Gruppo africano dei negoziatori (AGN) e gli Stati insulari in via di sviluppo del Pacifico (PSIDS) hanno fatto da apripista insistendo sul fatto che servono obblighi e non scelte volontarie e determinate a livello nazionale, come previsto dalla bozza. Dall’altra parte, la Lega Araba e la Russia hanno respinto il non-paper sulla base di una minore ambizione, sostenendo la necessità di eliminare gli articoli più forti”. Infine, dopo molte ore di confronto, il presidente ha annunciato che consentirà agli Stati membri di presentare proposte da includere nel documento informale. “Questo – teme la coalizione – apre la porta al fatto che il non-paper possa seguire la stessa strada della bozza-zero di Ottawa, passando da un punto di partenza più snello e più efficiente per i negoziati a un enorme tomo di punti di vista contrastanti”.

Già a Ottawa si erano delineati diversi schieramenti. Uno zoccolo duro di Paesi legati economicamente ai combustibili fossili (come Arabia SauditaRussiaIranCina) contrario a imporre limiti alla produzione di plastica. Dall’altra parte della barricata, stati come il Ruanda, il Perù e i firmatari della dichiarazione Bridge to Busan. Un manifesto sottoscritto da 33 Paesi (non l’Italia) per sottolineare che “l’intero ciclo di vita della plastica comprende la produzione di polimeri plastici primari”. In questo documento si ricorda che “gli studi dimostrano che il mondo non potrà raggiungere gli obiettivi di porre fine all’inquinamento da plastica e di limitare l’aumento della temperatura media globale a meno di 1,5° Celsius se non si affronta il problema della produzione insostenibile di polimeri plastici primari”. I 33 firmatari chiedono a tutti i Paesi di “impegnarsi a raggiungere livelli sostenibili di produzione di polimeri plastici primari”. Chiedono un “accordo su un obiettivo globale relativo alla produzione sostenibile di polimeri primari di plastica” che “può comprendere il congelamento della produzione a livelli specifici, riduzioni della produzione rispetto a valori di riferimento concordati o altri vincoli concordati per prevenire la produzione non sostenibile di polimeri primari di plastica”. Insomma un tetto, in forme da stabilire, alla produzione.

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Foto: Kiara Worth – IISD/ENB

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I gruppi di lavoro

Il lavoro dei delegati per arrivare a redigere e approvare un trattato vincolante contro l’inquinamento da plastica è organizzato in 4 diversi gruppi di contatto:

Gruppo di contatto 1, incaricato di occuparsi dei prodotti in plastica, delle sostanze chimiche rischiose utilizzate nei prodotti in plastica, della progettazione dei prodotti, nonché delle esenzioni;

Gruppo di contatto 2, incaricato di considerare la gestione dei rifiuti di plastica, le emissioni nell’ambiente, l’inquinamento da plastica esistente, anche nell’ambiente marino, e la giusta transizione. Secondo le ricostruzioni di IISD, nel Gruppo di contatto 2 sono state sollevate domande interessanti sulla definizione di rifiuti “ereditati” e su quella di rifiuti “esistenti”. “Poiché una percentuale significativa di tutta la plastica e dei prodotti in plastica è stata prodotta solo nel XXI secolo, quanti rifiuti ereditati devono essere affrontati oltre a quelli esistenti prodotti dai singoli Paesi?”. Le delegazioni hanno anche discusso se la gestione dei rifiuti esistenti debba essere regolata da misure globali, che potrebbero coprire anche l’inquinamento da plastica in aree al di fuori della giurisdizione nazionale, o se debba essere affrontata solo dai governi nazionali”. I confronti nel Gruppo due, secondo IISD non hanno ad ora prodotto risultati tangibili: “Il testo conciso contenuto nel Non-Paper si è notevolmente ampliato e i delegati hanno notato che era diventato illeggibile”.

Gruppo di contatto 3, incaricato di discutere di finanziamenti, e meccanismi finanziari, di trasferimento di tecnologie e di cooperazione internazionale;

Gruppo di contatto 4, incaricato di esaminare l’obiettivo, lo scopo, il preambolo e i principi, nonché l’attuazione e la conformità, i piani nazionali, la rendicontazione, il monitoraggio dei progressi e la valutazione dell’efficacia, lo scambio di informazioni, la sensibilizzazione, l’istruzione e la ricerca. Nel discutere l’obiettivo del futuro trattato, i delegati del Gruppo di contatto 4 hanno convenuto che dovrebbe essere “mirato, chiaro e conciso”. Tuttavia, i pareri divergono sugli aspetti da includere. Spiega ancora l’International Institute for Sustainable Development: “Alcuni sostengono che l’obiettivo dovrebbe menzionare l’intero ciclo di vita della plastica e la biodiversità, mentre altri affermano che questi aspetti possono essere affrontati meglio in altre parti del trattato. Il gruppo ha inoltre avviato negoziati testuali sulla rendicontazione e sulla valutazione e il monitoraggio dell’efficacia, discutendo i requisiti di rendicontazione per i Paesi sviluppati e per quelli in via di sviluppo, nonché le condizioni per il sostegno finanziario e tecnico. Le delegazioni hanno inoltre discusso un elenco non esaustivo di fonti di informazione per la valutazione e il monitoraggio dell’efficacia”.

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