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sabato, Novembre 30, 2024

Ripensare l’edilizia attraverso l’economia circolare, lo studio della Luiss

Il successo del Superbonus 110% ha mostrato un rinnovato interesse verso il mondo dell'edilizia. Col progetto Italia 2030 il ministero dell'Ambiente e la Luiss Economic School tracciano uno studio per avanzare proposte sul tema: dalla digitilizzazione del settore all'ibridazione dei materiali fino alla valutazione del ciclo di vita del prodotto

Caterina Ambrosini
Caterina Ambrosini
Laureata in Gestione dell’ambiente e delle risorse naturali presso la Vrije Universiteit di Amsterdam con specializzazione in Biodiversità e valutazione dei servizi forniti dall'ecosistema. Da inizio 2020, collabora con l’Atlante Italiano dell’Economia Circolare nel lavoro di mappatura delle realtà nazionali e nella creazione di contenuti.

L’economia circolare passa (anche) dall’edilizia: ne sono certi il ministero dell’Ambiente e la Luiss Business School, che all’interno del progetto Italia 2030 – dedicato al futuro del nostro Paese in tema di sostenibilità – hanno dedicato un focus a questo tema. Tra il Superbonus 110%, lanciato un paio di mesi fa e che si è rivelato un successo, e i lavori in corso per il decreto End of Waste sulle costruzioni, il mondo dell’edilizia sembra tornato a essere al centro delle attenzioni. Non solo in Italia, visto che l’Europa ne parla sia nel nuovo piano sull’economia circolare sia, soprattutto, attraverso la strategia “ondata di ristrutturazioni“.

Il progetto Italia 2030 ha visto diversi tavoli di lavoro, ricchi di attori pubblici e privati, per approfondire tematiche di rilevanza economica e ambientale con lo scopo di presentare delle proposte di policy che possano dare slancio all’economia circolare. Il tavolo sulle costruzioni ha così redatto il position paper “L’economia circolare: un’opportunità per ripensare le costruzioni”, dove l’applicazione dell’economia circolare alla filiera si riversa su diversi aspetti. Il lavoro, presentato online lo scorso 22 ottobre, sottolinea come portare il tema della circolarità nel settore significa realizzare edifici e infrastrutture in un ecosistema che tenga conto sia dell’aspetto economico che ambientale: basarsi sulla circolarità dei processi e su un quadro normativo che guardi alle esigenze degli utenti e dell’ambiente ma anche alle prestazioni. Un altro aspetto fondamentale in ottica circolare è l’identificazione di materiali e componenti edilizi che a fine vita possano trasformarsi e recuperare nuovo valore per altri scopo. E’ emerso poi che, oltre a pensare alla trasformazione delle funzionalità delle risorse utilizzate, è importante riflettere su una possibile trasformazione della funzionalità stessa di edifici e infrastrutture nel tempo. Il valore quindi non si crea solo con la distruzione e con il semplice riuso, ma anche con il dare nuovo scopo a ciò che è stato edificato. Tutto questo quadro si sviluppa, secondo il paper, intorno a una visione strategica che punta all’ottimizzazione dei processi al fine di migliorare la qualità di vita di tutti noi cittadini.

Nel ripensare al mondo delle costruzioni, il tavolo ha analizzato la circolarità nel contesto italiano, ricercato le criticità che rallentano l’applicazione dell’economia circolare e definito le aree prioritarie di intervento su cui è possibile sviluppare delle politiche a sostegno. Le aree di intervento identificate dallo studio sono principalmente tre. Per prima cosa il tema dei rifiuti da costruzione, i quali hanno grande impatto sulle pratiche di gestione dei rifiuti, e su cui le barriere tecniche e giuridiche creano degli ostacoli al riutilizzo, riciclo o recupero dei materiali, tema molto attuale in Italia. La seconda area di interesse  riguarda i materiali e componenti edilizi, nello specifico le possibili alternative circolari e gli indicatori per determinare la sostenibilità e la durabilità dei materiali. Si pone inoltre attenzione all’intero ciclo di vita, per confrontare e misurare la sostenibilità dei prodotti da costruzione. Ultima area di intervento si concentra sul tema dei criteri di progettazione e gestione delle costruzioni. Questa macroarea, che raggruppa tutto il sistema, pone enfasi sul tema della digitalizzazione e efficienza dei processi e dei progetti, e della riduzione della vulnerabilità climatica, e mitigazione e adattamento climatico del settore.

I rifiuti dell’edilizia sono inevitabili, soprattutto se si considera che interventi di riqualificazione degli edifici e delle infrastrutture sono sempre più spesso obbligatori. Avere un’occhio sul tema rifiuti da costruzione è fondamentale perché sono “un tassello significativo della circolarità dell’economia e l’espressione tangibile del degrado e delle distorsioni dell’attuale modello economico, sociale e culturale” spiega Adriana Sferra dell’università Sapienza di Roma durante il suo intervento. Tener sotto controllo i rifiuti da costruzione è doveroso date le quantità in continuo aumento, le diverse tipologie ma anche gli impatti sulla salute pubblica che una loro non corretta gestione potrebbe provocare. Porre attenzione ai rifiuti dell’edilizia è importante anche per far si che si possa invertire la direzione nella loro gestione, con costi ad oggi insostenibili, e valorizzare le opportunità in termini di occupazione nelle attività di prevenzione, riuso e riciclo. Secondo gli autori, la priorità del settore è creare per prima cosa dei prodotti durevoli, poi riusabili e infine riciclabili. Quindi puntare sulla durevolezza di materiali e risorse che permetterebbe al settore di ridurre il suo impatto sulla produzione di rifiuti. Sul tema del riutilizzo di materiali riciclati in edilizia, tra le idee di alcuni contributori si parla del riciclo di materiali plastici per confezionamento di malte isolati, strategia che non solo recupera e valorizza degli scarti ma porta anche a un miglioramento dell’edificio in termini di prestazione energetiche. Ma su questo aspetto, il paper sottolinea quanto sia cruciale per il nostro paese il sostegno di una norma specifica come quella End of Waste che può finalmente definire la cessazione di rifiuto e sostenere una nuova valorizzazione degli scarti.

Rivedere materiali e prodotti edili

Secondo Massimo Borsa, rappresentante di Italcementi intervenuto durante la presentazione del paper, con l’aumento della popolazione nelle città sembra che ci si stia dirigendo verso delle soluzioni verticali, quindi un’urbanizzazione verso l’alto, che richiede soluzioni più leggere e veloci. Queste soluzioni hanno un impatto sulla scelta dei materiali edili che devono quindi adattarsi alle nuove esigenze: è necessario indirizzarsi verso prodotti innovativi durevoli e di qualità. E’ importante però tenere sempre gli occhi puntati sull’impatto ambientale dell’intero settore e dei materiali stessi. Passare da un sistema lineare a uno circolare vuol dire avere una visione sistemica “non è soltanto producendo materiale in maniera più sostenibile che andiamo a sostenere questo tipo di iniziativa ma abbiamo bisogno di cominciare a realizzare e quindi a ridurre fondamentalmente l’uso delle risorse naturali in maniera consapevole e a riutilizzare e valorizzare così quelli che sono i materiali già presenti e già disponibili” commenta Borsa. Una soluzione interessante è l‘ibridazione di materiali e prodotti: nel mondo del calcestruzzo e dei cementi ad esempio si utilizzano spesso materiali provenienti da altri settori, si attinge al settore dei PFU, aggregati da riciclo o dal settore dell’energia. Inoltre è importante far affidamento su un sistema di rating che può sostenere una corretta e sostenibile progettazione e realizzazione delle opere. Altro aspetto emerso dalla discussione, è la necessità in Italia di avere maggior sostegno dell’amministrazione pubblica: la scarsità di investimenti pubblici ha portato una riduzione sia della produzione che dell’occupazione nel settore, colmato solo in parte dal privato. Mentre le partnership giocano un ruolo fondamentale nel mondo costruzioni non solo per superare le sfide del settore, ma anche per offrire alle città delle soluzioni sostenibili e durevoli. Su quest’ultimo aspetto, far riferimento a metodi di valutazione del ciclo di vita del prodotto, come Life Cycle Assessment, è fondamentale per incentivare l’economia circolare nel settore costruzioni. Non ultimo, le nuove tecnologie e la digitalizzazione entrano nel mondo dei materiali con l’industria 4.0, l’intelligenza artificiale o i big data.

“ I dati potranno essere valore per lo sviluppo della filiera ma anche per gli utenti della filiera”, sottolinea Luigi Perissich, segretario generale di Federcostruzioni durante il webinar di presentazione. Il settore delle costruzioni risulta essere uno dei meno digitalizzati, cioè esistono le tecnologie ma la loro adozione è molto bassa. Infatti, una delle priorità secondo gli autori è sostenere una transizione digitale: l’obiettivo è far si che professionisti e imprese utilizzino e beneficiano del digitale per contrastare le criticità del settore. Applicare il digitale al mondo delle costruzioni può permettere di avere informazioni reali e gestire i dati in modo tale da permettere di sviluppare delle applicazioni avanzate di intelligenza artificiale, simulazioni e proiezioni future dell’ambiente costruito. Inoltre, supporta la collaborazione tra attori e aziende coinvolte e tra le tecnologie utilizzate. Sul tema della digitalizzazione sta puntando anche l’Europa con una politica a supporto della creazione di ecosistemi di dati, ovvero piattaforme comunitarie, per i settori più importanti dell’industria. Tra le iniziative, la piattaforma digitale europea per le costruzioni con il progetto Digiplace, guidato dall’Italia. L’obiettivo è quello di creare la piattaforma delle piattaforme, dove i dati rac0colti a livello nazionale possano essere condivisi a livello europeo. In Italia, gli attori coinvolti nelle costruzioni sono molteplici e una piattaforma nazionale ben strutturata richiederebbe dei dati pubblici facilmente accessibili. Piattaforme già pronte all’utilizzo per raccolta dati sono quella legata ai prodotti BIMRel, e quella dei cantieri Check. Perché sviluppare una piattaforma nazionale? “Per aumentare il passo di vitalizzazione, rendere trasparente e semplificare questo settore che è iper regolamentato” spiega Perissich.

Analizzando nel dettaglio i vari aspetti del settore costruzioni, gli autori hanno potuto sviluppare delle ipotesi di policy che possono dare spunto a un’azione a livello politico. Per prima cosa, c’è la necessità di una transizione digitale del settore costruzioni che promuova una maggiore tracciabilità e trasparenza dei flussi di informazione del settore, che possa portare a un’ottimizzazione della gestione di prodotti e rifiuti ma anche dell’esecuzione dei progetti stessi, per assicurare una maggiore durabilità. Come seconda proposta si pensa all’attuazione di criteri di progettazione e gestione ambientale del costruito, ovvero migliore la gestione delle costruzioni esistenti e di quelle future spingendo verso l’utilizzo di criteri di rigenerazione urbana che seguono i principi dell’economia circolare e che puntino alla resilienza e efficienza degli edifici. Per il futuro del nostro paese in tema costruzioni, gli autori ritengono che queste proposte di policy possano dare l’impulso verso la circolarità nelle scelte politiche.

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