Per un’energia del futuro che sia verde e democratica
di Andrea Turco, Daniele Di Stefano e Carlotta Indiano
È possibile avere un’energia che sia autogestita dal basso, alimentata soltanto da fonti rinnovabili e che porti pure a un risparmio sulla bolletta elettrica? È l’obiettivo dichiarato dalle comunità energetiche.
In Italia, lo sappiamo, il dibattito sulla crisi climatica e sulla sostenibilità ambientale è piuttosto diffuso. Su queste priorità si incentrerà anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che il governo Draghi dovrà consegnare all’Europa entro il 30 aprile.
Fondamentale in questo senso sarà l’apporto del settore energetico, che fino a questo momento si è rivelato (tra le altre cose) il principale responsabile delle emissioni di gas serra.
Da un anno, tuttavia, il nostro Paese ha avviato un modello decentrato e diffuso in cui i cittadini diventano prosumers – consumatori e produttori allo stesso tempo – e si riappropriano in prima persona dell’energia. Si tratta, appunto, delle comunità energetiche, introdotte a livello normativo col decreto Milleproroghe nel febbraio 2020, e poi meglio definite con una serie di procedimenti attuativi.
Dal Piemonte alla Campania, sono già sorte le prime realtà, con tutte le speranze e le difficoltà del caso, così come potrete appurare nel nostro Speciale.
Allo stesso tempo cominciano a farsi numerosi gli studi e le prime valutazioni sulle comunità energetiche, con l’individuazione dei punti di forza e degli elementi che necessitano invece ulteriori aggiustamenti. È il caso, ad esempio, del limite imposto dei 200 kilowatt e dell’obbligatorio allaccio alla cabina secondaria.
In ogni caso appare chiaro che le comunità energetiche saranno un’ulteriore spinta per l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ma in questo senso è auspicabile in contemporanea un intervento sugli iter autorizzativi.
Come sempre, saremo lieti di accogliere il contributo alla discussione di lettori e addetti ai lavori. Buona lettura.
© Riproduzione riservata