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domenica, Dicembre 22, 2024

Ecco le semplificazioni per le rinnovabili previste dal governo Draghi

Perfino il presidente Mattarella ha sferzato il governo Draghi, che finora è apparso più concentrato sulle fonti fossili. Negli ultimi due decreti le misure in campo per favorire le energie rinnovabili sono comunque molte. Con una stretta alle Soprintendenze e il supporto all'agricoltura

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

Gas in giro per il mondo (senza rispettare i diritti umani), nuovi rigassificatori (al momento galleggianti), riapertura delle centrali a carbone: la strada tracciata dal governo Draghi per uscire dalla dipendenza del gas russo è fossile. Sui rigassificatori galleggianti, ad esempio, l’ultimo decreto del governo prevede l’istituzione di uno o più commissari, che supereranno quindi la volontà delle Regioni e dovrebbero avere mano libera. Ciò non avviene invece con le rinnovabili, al contrario di quanto richiesto più volte dagli operatori del settore e dalle associazioni ecologiste.

Al netto di ciò, a ogni dichiarazione pubblica il governo Draghi, e in particolar modo il ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani, parlano sempre di “semplificazioni delle rinnovabili” tra le priorità dell’esecutivo. Ma è davvero così? Negli scorsi giorni perfino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sferzato il governo. “L’Italia è molto impegnata sul fronte della transizione ecologica – ha dichiarato – ma serve intensificare lo sviluppo delle fonti alternative: lo ha già fatto il Portogallo. Ora dobbiamo fare molto di più e il Pnrr va in quella direzione, va attuato in modo rapido”.

In un’informativa alla Camera dello scorso 3 maggio, il ministro Cingolani ha parlato delle rinnovabili soltanto come possibilità per diminuire il consumo di gas. “Per quanto riguarda le misure di riduzione della domanda – ha detto – vi è lo sviluppo di progetti rinnovabili off-shore e on-shore; in particolare abbiamo 40 gigawatt di richieste di connessione per progetti off-shore e numerosi interventi di semplificazione o accelerazione per le rinnovabili. Siamo oltre gli 8 gigawatt l’anno e questo equivale a un risparmio di 2,5 miliardi di metri cubi all’anno a regime”. Un approccio che però, rispetto alle potenzialità delle energie rinnovabili, appare limitante.

Sono almeno 8 i decreti che si sono succeduti dall’avvio della crisi energetica, prima ancora della guerra in Ucraina. Noi siamo andati a verificare gli ultimi due provvedimenti del governo, il decreto Energia e il decreto Aiuti, per verificare quali sono le semplificazioni per le rinnovabili.

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Cosa prevede il decreto Energia

Per il decreto Energia, convertito in legge lo scorso 21 aprile, ci rifacciamo all’utile scheda dell’Ufficio Studi di Camera e Senato. “Il decreto  – si legge – include un poderoso programma di accelerazione sul fronte delle sorgenti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico, con un intervento di semplificazione, anche delle procedure di autorizzazione, per l’installazione sui tetti di edifici pubblici e privati e in aree agricole e industriali.  Previste semplificazioni anche per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili off-shore, localizzati in aree individuate come idonee, e per gli impianti geotermici”.

Inoltre nel decreto sono previste disposizioni, che dovranno poi essere ulteriormente definite, per “i siti e gli impianti di proprietà di società del Gruppo FS (ferroviarie e stradali), come potenziali aree idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, anche mediante procedure autorizzative semplificate”. Allo stesso modo “è prevista l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sui beni del demanio militare o comunque in uso al Ministero della difesa. L’energia prodotta da questi impianti potrà essere fornita ai clienti finali organizzati in comunità energetiche rinnovabili, cui possono partecipare gli enti militari territoriali”.

In attesa di una mappatura completa delle aree idonee per le energie rinnovabili, così come è stato fatto per le fonti fossili con il PiTESAI, tra le aree idonee sono state incluse anche quelle a destinazione industriale e artigianale, per i servizi e la logistica. In più “per la pubblica amministrazione centrale è stata introdotta la possibilità di rivolgersi anche all’Agenzia del demanio per l’elaborazione dei progetti di miglioramento energetico degli immobili”. Dunque l’Agenzia del demanio potrà svolgere un ruolo da facilitatore, supportando gli enti pubblici a migliorare l’efficienza energetica e a riqualificare gli edifici, anche attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici e minieolico sui tetti  – lì dove, ovviamente, non si tratti di edifici di pregio.

Scatta poi il via libera ai pannelli fotovoltaici sui tetti dei centri storici. D’ora in poi “chi installa con qualunque modalità impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici nei centri storici dà luogo a un intervento di manutenzione ordinaria e non deve chiedere né attendere permessi, autorizzazioni o altri atti amministrativi di assenso”. Per le isole minori che non sono interconnesse con la rete elettrica nazionale è previsto che “dovranno coprire il loro fabbisogno energetico soltanto con fonti rinnovabili, convertendo entro il 2026 gli impianti di produzione energetica alimentati con combustibili fossili”. Allo stesso tempo, dopo le polemiche dei mesi scorsi, sull’agrivoltaico è stato già rimosso il vincolo del 10% di superficie agricola per l’installazione di “impianti fotovoltaici sollevati da terra con possibilità di rotazione e per quelli che adottino altre soluzioni innovative”.

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Cosa prevede il decreto Aiuti

Doveva essere un decreto da 7-8 miliardi di euro, invece porta in dote ben 14 miliardi di euro: il decreto Aiuti è l’ultimo in ordine di tempo emanato dal governo Draghi. Ma, forse anche per via della mole di denaro, è ancora oggetto di limature e non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Per cui ci rifacciamo all’ultima bozza circolante, che consta di ben 56 articoli, sulla quale le semplificazioni per le rinnovabili sono comunque rimaste immutate.

All’art.6 viene ristretta la cosiddetta “fascia di rispetto” relativa alla vicinanza a beni sottoposti a tutela. Rispetto a questi ultimi, gli impianti eolici potranno sorgere a sette chilometri di distanza e gli impianti fotovoltaici a un chilometro di distanza. Si pone poi una stretta alle Soprintendenze e al ministero della Cultura, accusati di essere troppo “rigidi” sui vincoli posti ai progetti relativi a impianti rinnovabili. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto “la competente Direzione generale del Ministero della cultura stabilisce, con proprio atto, criteri uniformi di valutazione dei progetti di impianti di energia da fonti rinnovabili, idonei a facilitare la conclusione dei procedimenti, assicurando che la motivazione delle eventuali valutazioni negative dia adeguata evidenza della sussistenza di stringenti, comprovate e puntuali esigenze di tutela degli interessi culturali o paesaggistici, nel rispetto della specificità delle caratteristiche dei diversi territori”.

All’art.7 il consiglio dei ministri avoca a sè maggiori poteri sulle concessioni per impianti rinnovabili. Quando il consiglio dei ministri si pronuncerà su determinati tipi di impianti (si immagina soprattutto quelli più grandi) le decisioni del cdm “sostituiscono ad ogni effetto il provvedimento di VIA” (la Valutazione di Impatto Ambientale). Inoltre è stato cassato il comma 3 che dava la possibilità alle Regioni, pur senza diritto di voto, di esprimere il proprio parere.

Per favorire un incremento della produzione elettrica di energia elettrica da fonti rinnovabili per il settore agricolo, il decreto Aiuti sancisce che “è ammissibile la concessione di aiuti in favore delle imprese del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale per la realizzazione di impianti di produzione, sulle coperture delle proprie strutture produttive, aventi potenza 10 eccedente il consumo medio annuo di energia elettrica, compreso quello familiare. Ai medesimi soggetti, beneficiari dei predetti aiuti, è altresì consentita la vendita in rete dell’energia elettrica prodotta”.

Viene poi data la possibilità di costituire comunità energetiche rinnovabili non solo al Ministero della Difesa ma anche alle Autorità di sistema portuali. Infine vengono ampliate le semplificazioni autorizzative alle energie rinnovabili anche per gli interventi di ammodernamento degli asset esistenti.

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