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venerdì, Novembre 15, 2024

UNDERGROUND STARS

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Redazione EconomiaCircolare.com
[di Pasquale Bufi]
Ascolta la tua vocazione e prega in maniera tangibile. Contagia gli altri lasciando un segno perché il nuovo è una sfaccettatura del vecchio. Revì–Upcycling Furniture Design


Sinossi

Bari, via Dante 342. È qui che si trova Revì, start up dedicata all’upcycling, riciclo e riuso di mobili. Vorremmo che ci fosse un po’ di Revì in ognuno di noi, ovvero quella capacità di immaginare quando lo sguardo si posa su di un mobile malconcio la sua prossima vita. Tirar fuori l anima dalle cose consegnando il passato al futuro. Il futuro di Revì invece è nel passato. Svuotiamo appartamenti interi ogni qualvolta qualcuno decide di liberarsi di cose, oggetti e mobili che altrimenti andrebbero al macero. È faticoso farlo ma se sei animato da desiderio e sogno tutto è più leggero. I mobili poi vengono coccolati da vernici naturali e ad acqua perché vogliamo restituire al mondo qualcosa di ecologico che non inquini. Lo stesso processo di lavorazione non è impattante sull’ambiente (imballaggi nati da materie seconde, mezzo di trasporto a metano, sgrassatori naturali). Gli oggetti e i mobili più disparati vengono uniformati attraverso una palette di colori da cui scaturiscono linee, identità e stili precisi. Crediamo in un mondo più bello, la semplicità e l’eleganza nobilita ciò che un tempo qualcuno ha considerato scarto. Ecco la sostanza dei nostri sogni. Revì.

Erano le 10:00 del mattino e come ogni santo giorno mi trovavo davanti al mio “scarto” (trattasi di una vecchia poltrona) pronta ad immaginarmelo nella sua seconda vita; sempre se stessa ma ancora una volta nuova. È un momento religioso questo. Il mio pensiero è una vera preghiera, certo laica ma sicuramente una preghiera, mentre Dio non può che essere la somma di ogni fase di lavoro che sto per compiere sino alla resurrezione dell’oggetto dato per superato, obsoleto e archiviato da chissà chi. Mentre ci siamo io e lei (si lei perché quella poltrona è un corpo, ha un’anima) e nessun altro nel mio atelier oltre che i colori di un sole di maggio che a primavera regala tonalità riflesse su di una natura bella e rigogliosa come non mai, il mio telefono accidentalmente acceso (di solito mi estraneo ) squilla. Sospendo il mio lavoro che sa di preghiera. Lo afferro. Non conosco chi mi cerca. Rispondo.

Pronto. 

Buongiorno Yoko, mi presento. Sono Camilla Cavaradossi , di professione giornalista freelance ma soprattutto ciò che mi viene meglio fare è sognare. Il sogno presuppone un allenamento costante e un coach all’altezza. Lei, la sua storia, le sue origini, le sue visioni e il suo progetto sono fatti della stessa materia di cui sono costituiti i miei pensieri. Mi dia la possibilità di farle raccontare come nasce Revì, oggi che tutti vogliono qualcosa di suo nella propria casa .

Resto in silenzio. Mi piace questa Camilla . E parte il racconto. Nel lontano maggio 2019, dodici anni orsono, mi trovavo per un’uscita domenicale nei pressi del fiume Basentello. Ricordo bene quel giorno perché quel maggio lì fu terribile dal punto di vista climatico; di primaverile in quell’anno non ci fu nulla. Erano in molti ad imputare quella strana stagione al caso o al destino, compreso George. Non era così. L’ho scoperto chiaramente più tardi, nel tempo (all’epoca ero una tredicenne) che certi comportamenti del clima avevano pochissimo di naturale e tantissimo, praticamente tutto, di artificiale. L’uomo e la sua incuria erano le ragioni di tale sciagurata stagione. Ricordo che passeggiando in quel magnifico luogo, lungo il sentiero mi apparve in lontananza un’autentica discarica. Fu un terribile incontro. Non credevo ai miei occhi. Più ci si avvicinava e più grande appariva. Allo stupore per quella sconcertante visione seguì la voglia di chiedere a mio fratello maggiore George lumi.

Y: ma cosa sono tutti questi rifiuti gli chiesi.

G: nulla, nulla.

Y: come nulla

G: sono rifiuti che qualcuno porterà via prima o poi.

Y: qualcuno? Prima o poi?

G: si qualcuno verrà e li porterà via.

Y: ma cosa ci fanno qui, nel bel mezzo di questo paradiso naturale?

G: ma cosa vuoi che ne sappia io?

Y: adesso che facciamo?

G :andiamo, continuiamo.

Y :e lasciamo tutto così com’è?

G: vorresti portarli a casa?

Y: ottima idea.

G: ma che dici?

Y: non sopporto questa vista, è terribile.

G: non puoi cambiare il mondo.

Y: non è questo il mondo o comunque non è solo questo. E non voglio che sia il mio ad ogni modo. Il tuo voler andar via indifferente dinanzi a tutto questo scempio equivale a quella poltrona dismessa ai piedi di questa collinetta di scarti. Un giorno voglio rendere quella che oggi è la base di questo cumulo di immondizia la sommità più alta dei miei sogni. Sarà esattamente la cima. Quella poltrona diverrà parte della mia linea di design. C’è del bello anche in circostanze avverse come queste.

G: sei ammirevole Yoko, così piccola e così determinata. Forse, al tuo cospetto, il ragazzino sono io. Hai ragione tu. Chiamiamo qualcuno. Il tuo futuro Yoko, dipende dal mio presente.

Ecco Camilla, la mia vocazione reclamava con insistenza ascolto. Trasformare quella carica in azioni tangibili come Revì è stata e continua ad essere la mia missione. Quanto dodici anni fa poteva apparire rivoluzionario, oggi, grazie al cielo, è qualcosa di acquisito.

Camilla Cavaradossi : guardi Yoko, l’ambizione massima di un insegnamento è lasciare un segno negli altri. Ognuno lasci una traccia, tante tracce consegneranno il mondo a chi verrà dopo di noi. Ne vale la pena. La ringrazio. Un abbraccio e buona vita … 

Una bambina, Yoko, già donna nella sua essenza al cospetto di un adulto, George, capace di sovvertire gli ordini. Un desiderio insito in lei che si fa strada a partire da un “incontro” lungo la via. Ostinazione, fiducia e forza di volontà che sfociano nella realizzazione di un brand nato, almeno nelle intenzioni nel lontano 2019, anno in cui della primavera non vi fu traccia alcuna. Quell’assenza generò abbondanza di propositi, piani e progetti. Certe mancanze, se accompagnate da consapevolezza, diventano generatrici di obiettivi. Ecco la storia di Revì. 

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