La Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece) e l’Organizzazione Internazionale per la Normazione (Iso) hanno lanciato un’iniziativa congiunta sul tema del passaporto digitale di prodotto. L’obiettivo è di bilanciare interessi e priorità diverse intorno al nuovo strumento con cui varie istituzioni nazionali e internazionali sperano di migliorare la circolarità, la riparabilità e la tracciabilità dei prodotti. L’aspetto fondamentale su cui si è concentrata l’attenzione dell’iniziativa congiunta di Unece e Iso è l’esigenza, in un mercato globalizzato, di uniformità normativa sul digital product passport (Dpp) e, dunque, la necessità di promuovere l’allineamento tra settori industriali e nazioni.
“Interoperabilità” è la parola chiave emersa durante gli incontri degli ultimi mesi organizzati dai due enti, in cui oltre 2300 esperti di tutto il mondo hanno costituito una piattaforma per i portatori di interesse dove discutere sul progetto di norma internazionale ISO/PWI 25534-1: Digital Product Passport – Overview and Fundamental Principles, in modo da perfezionare l’ambito, le priorità e l’indirizzo strategico dell’iniziativa sul passaporto digitale di prodotto.
Come sottolineato nelle slide introduttive all’evento presentate da Iso e Unece, “il primo passo è identificare una serie di standard da sviluppare per il DPP, elaborando una panoramica delle strutture fondamentali su cui basare il sistema, dai modelli di dati alle modalità di interoperabilità. Questo lavoro preliminare consente di valutare la fattibilità, garantendo che le discussioni siano inclusive e ben allineate con le esigenze degli stakeholder”. Nonostante la crescente importanza del tema, si evidenzia che, “a livello internazionale, mancano ancora specifiche tecniche comuni e universali per supportare le parti interessate nei vari Paesi e nei diversi settori nella costruzione di un sistema DPP interoperabile. Stabilire standard unificati è fondamentale per garantire l’efficacia e l’adozione diffusa”.
Le discussioni sono state ulteriormente arricchite dalle proposte raccolte attraverso un’indagine online tra gli stakeholder, garantendo che il progetto rifletta una vasta gamma di prospettive industriali e di esigenze pratiche. I partecipanti hanno sottolineato la necessità che il DPP copra l’intera catena di approvvigionamento, comprese le materie prime, i prodotti intermedi e le fasi di fine vita. Tra i dati chiave che il DPP dovrebbe includere figurano certificati di conformità del prodotto, contenuto di materiali riciclati, materiali pericolosi, impronta ambientale e registri di tracciabilità.
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Perché il DPP è importante per l’economia circolare
L’economia circolare punta a un utilizzo efficiente delle risorse, riducendo consumo ed emissioni, mentre la digitalizzazione svolge un ruolo fondamentale nel favorirne lo sviluppo e nell’innovare i modelli di business. Il Digital Product Passport si inserisce perfettamente in entrambe le transizioni, perché fornisce informazioni complete lungo tutto il ciclo di vita di un prodotto, facilitando la trasformazione aziendale verso la circolarità e gli sforzi di sostenibilità. Allo stesso tempo il Digital Product Passport è una soluzione innovativa che offre il linguaggio digitale e permette di assicurare la tracciabilità dei prodotti, dalle materie prime al prodotto finale.
“La tracciabilità consente di seguire il percorso di un prodotto dalle materie prime al trattamento di fine vita – si legge nelle slide presentate dall’Unece – garantendo piena visibilità lungo l’intera catena di approvvigionamento. La trasparenza assicura che gli stakeholder dispongano di dati accurati e affidabili sul prodotto, condivisi in modo armonizzato, e che ne permettano una comprensione comune e chiara lungo la catena del valore”.
In quest’ottica, il DPP mira a integrare e collegare tutti i dati richiesti, consentendo che i dati rimangano in possesso del proprietario e vengano pubblicati e collegati in modo decentralizzato, utilizzando i sistemi aziendali esistenti senza obbligare gli attori economici lungo le catene del valore a dipendere dalle scelte software di clienti o fornitori.
“Il DPP promuoverà prodotti più sostenibili, contribuirà a sviluppare modelli di business più circolari e ridurrà così il consumo di materiali e la produzione di rifiuti”, sostiene l’Unece. Pertanto, per supportare efficacemente sistemi trasversali ai settori e interazioni multi-partecipate sui dati, il DPP dovrà rispettare requisiti chiave come standard unificati, sicurezza, affidabilità, forte interoperabilità, elaborazione efficiente dei dati e compatibilità multi-dispositivo.
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Prospettive future del Digital Product Passport: convegni settoriali e nuovi obiettivi
A partire da aprile 2025, Unece e Iso hanno cominciato ad organizzare una serie di convegni specifici dedicati a diversi settori industriali, con focus su batterie, tessile e materiali da costruzione. I risultati del progetto, inclusi gli standard e le raccomandazioni preliminari, saranno presentati entro la fine dell’anno. Questa tempistica riflette l’urgenza di stabilire un quadro globale in grado di supportare sia la conformità normativa sia gli obiettivi di sostenibilità.
L’iniziativa sul Passaporto Digitale di Prodotto si collega direttamente ai percorsi già avviati dall’Unece in materia di tracciabilità e trasparenza delle filiere, con particolare riferimento ai settori dell’abbigliamento e delle calzature. A partire dal 2019, la Commissione ha promosso lo sviluppo di strumenti digitali standardizzati per facilitare lo scambio di dati sulla sostenibilità lungo le catene del valore, rispondendo a una crescente domanda di responsabilità ambientale e sociale nel mondo produttivo del tessile. Un esempio è la Raccomandazione 46, che mira a rafforzare la tracciabilità e la trasparenza delle catene del valore sostenibili nel comparto moda “con l’obiettivo di fornire strumenti per monitorare la sostenibilità ambientale e sociale, supportare gli obiettivi dell’economia circolare e facilitare un migliore accesso ai mercati globali”.
Tra i progressi più significativi in questa direzione l’Unece ricorda i progetti pilota basati sulla blockchain (nel biennio 2022–2023), che hanno dimostrato il potenziale delle soluzioni digitali nell’aumentare la trasparenza e la fiducia nella catena di fornitura. Questi sforzi hanno posto le basi per ampliare il focus ai dati sulla circolarità dei prodotti, rispondendo all’esigenza crescente di trasparenza lungo l’intero ciclo di vita.
Infine, centrale in questo percorso è lo sviluppo del Protocollo di Trasparenza delle Nazioni Unite (Untp), che punta ad armonizzare i dati sulla sostenibilità e a rendere possibile la trasparenza su larga scala attraverso vocaboli standardizzati e la possibilità di adattare il protocollo ed estenderlo a ciascuno specifico settore produttivo. Adesso l’obiettivo delle Nazioni Unite è integrare le migliori pratiche dell’Untp nel Dpp.
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