giovedì, Novembre 6, 2025

Castelli (CDCNPA) “All’estero più sensibilità, più centri di raccolta, meno burocrazia. Ma anche differenze nei calcoli”

Con Laura Castelli, presidente del Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori, parliamo dei ritardi italiani nella raccolta di pile, delle iniziativa per rendere più capillari i punti di raccolta, di comunicazione e delle novità normative legate alla piena entrata in vigore del Regolamento batterie

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

Il Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CDCNPA), struttura nata per coordinare e ottimizzare le attività dei consorzi dei produttori, ha da poco presentato i risultati nazionali della raccolta differenziate di pile portatili. Ne sono emersi passi avanti rispetto agli anni precedenti ma anche criticità, in particolare sulla distanza che separa la prestazioni italiane da quelle di altri grandi paesi europei e dagli obiettivi UE. Ne abbiamo parlato con la presidente, Laura Castelli (direttore generale Erion Energy).

 

Nel 2024 il CDCNPA registra un aumento nella raccolta di pile portatili di circa 6 punti percentuali rispetto al 2023. Spiegate che questo aumento è dovuto anche allo sviluppo della rete di punti raccolta. Ci può dare qualche dettaglio?

Sia come Centro di coordinamento che come singoli consorzi negli ultimi anni abbiamo lavorato per provare ad aumentare la consapevolezza su quale sia il modo giusto per gestire il fine vita delle batterie: cosa ne faccio quando sono esauste? E continuiamo a farlo. Quest’anno, come ricordava, c’è stata una risposta particolarmente positiva nella crescita di punti di raccolta, che sono aumentati insieme alla quantità di pile raccolte: crediamo infatti fermamente che uno dei motivi per cui il cittadino non conferisca le pile nel posto giusto è proprio la mancanza di punti di raccolta di prossimità. Tanti di noi, me compresa, sono un po’ pigri: se posso portare le pile esauste in un punto di raccolta sotto casa è più facile che me ne ricordi, rispetto al doverle portare in un centro più lontano.

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Quali sono i soggetti che possono ospitare punti di raccolta?

La maggior parte dei punti di raccolta sono nella distribuzione, quindi chi vende pile: dal supermercato al tabaccaio, e qualsiasi altro soggetto che metta batterie sul mercato può ospitare una colonnina. Questo consente una micro raccolta potenzialmente molto capillare.

Esiste una mappatura delle colonnine per aiutarci a trovare il punto di raccolta più vicino?

Esiste. Il Centro di coordinamento ha creato un sito web, Raccogliamo più pile, dove si può inserire il proprio indirizzo ottenendo la geolocalizzazione del punto più vicino.

Per aumentare la raccolta delle pile esauste, ovviamente anche la comunicazione è importante. Ci può raccontare l’iniziativa del CDCNPA che ritiene più rilevante?

L’iniziativa più rilevante tra quelle che abbiamo realizzato? Mi verrebbe di rispondere “la prossima”…

Abbiamo infatti da poco presentato un videogioco – target: ragazze e ragazzi grandi delle scuole elementari, e poi medie e inizio delle superiori. Il protagonista è un robottino che per battere gli altri giocatori deve guadagnare punti ed evolvere, ad esempio acquistando un braccio bionico. Si guadagnano punti rispondendo alle domande sull’economia circolare o segnalando un punto di raccolta non ancora censito sul portale, ma anche conferendo correttamente le pile: stiamo addestrando l’intelligenza artificiale a riconoscere una mano che tiene pile e le butta in un punto di raccolta. I giocatori fotografano la propria mano che tiene due, tre, sette batterie e l’intelligenza artificiale legge questa immagine, conta le batterie e assegna un punteggio: se ho buttato sette pile in un punto di raccolta posso comprare il braccio bionico e magari vincere la gara con i miei amici.

Anche la segnalazione dei punti di raccolta è importante: abbiamo sempre problemi di aggiornamento, perché non sempre chi decide di esporre la colonnina per la raccolta lo segala sul sito. Insomma, anche in questo modo speriamo di riuscire ad aumentare il numero di punti per il conferimento a disposizione del cittadino.

Che percezione avete della sensibilità dei cittadini rispetto a raccolta e riciclo delle batterie?

Sappiamo che mediamente noi italiani raccogliamo poco più di 3 batterie esauste ogni 10 nuove che vengono vendute.

pile batterie
Foto: Canva
Il nuovo Regolamento batterie è solo parzialmente operativo. Cosa cambierà nei prossimi mesi?

Siamo in un momento di transizione normativa tra la vecchia direttiva del 2006 e il nuovo regolamento del 2023, che relativamente al fine vita delle batterie, entrerà in vigore ad agosto di quest’anno.

I target di raccolta della direttiva, quelli oggi vigenti, sono legati esclusivamente alle batterie portatili. Il nuovo regolamento aggiunge due categorie di batterie che 15 anni fa non esistevano: quelle dei veicoli elettrici e quelle della mobilità elettrica leggera. Per la mobilità leggera sono stati fissati obiettivi di raccolta. Quindi il Centro di coordinamento avrà, come oggi, un focus sulla raccolta di portatili e probabilmente uno sulla mobilità elettrica leggera.

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E le batterie delle auto elettriche?

Per le batterie dei veicoli elettrici non ci sono target. Ma per ogni batteria messa sul mercato i produttori hanno l’obbligo di ritirarne una qualsiasi della stessa categoria. E possono decidere liberamente come organizzarsi, possono anche gestire tutto in autonomia.

Peraltro, ad oggi, le batterie al litio esauste delle auto elettriche quasi non esistono, perché debbono ancora concludere il ciclo di vita. I produttori di auto oggi ritirano solo qualche batteria incidentata o che ha avuto un problema in fase produzione: non esiste ancora un flusso di rifiuti continuo per questa tipologia. Le prime batterie delle auto ibride, mettiamo quelle delle Prius che i tassisti milanesi hanno iniziato a comprare 15 anni fa, stanno finendo ora il ciclo di vita. Si diceva che sarebbero durate 10-15 anni ma adesso i produttori dicono 15-20: hanno una vita molto più lunga rispetto a quando si pensasse.

Tornando alle pile portatili, l’aumento del tasso di raccolta è legato anche al fatto che sono cambiati i criteri di classificazione. Ci può aiutare a capire?

Certo. Da una parte la raccolta è aumentata: in parte per la maggiore diffusione di punti di raccolta, in parte per il lavoro di comunicazione fatto, in parte perché è cresciuta la raccolta delle batterie presenti all’interno dei rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche (RAEE). Perché gli impianti di trattamento di RAEE hanno iniziato a rimuovere più batterie dai rifiuti che ricevono: anche questa è una fonte per noi, ed è aumentata del 7% rispetto all’anno prima.

E poi c’è la modifica normativa, che ha effetti su quello che il legislatore chiama “tasso di ritorno”. Per capirci, provo a semplificare, se sono state vendute 100 batterie e se ne raccolgono 20, il tasso di ritorno è del 20% (il calcolo è: batterie raccolte, al numeratore, diviso batterie vendute, al denominatore). Le novità del regolamento hanno cambiato il denominatore, influendo sul risultato, sul tasso di raccolta. Il nuovo regolamento dice infatti che le batterie al piombo, che la direttiva considerava ‘portatili’, ora non lo sono più. Quindi le tonnellate di batterie al piombo immesse sul ‘mercato portatili’ nel 2023, dal 18 agosto del 2024, non possono più essere dichiarate come batterie portatili. Se a parità di numeratore (le batterie portatili raccolte) diminuisce il denominatore (le batterie portatili vendute), il risultato aumenta. Ad oggi non ci sono ancora regole sull’esclusione delle batterie al piombo dai dati del raccolto.

Il CDCNPA non coordina tutta la raccolta di pile esauste, perché i produttori possono anche raccoglierle individualmente. Quanta parte del totale della raccolta è riconducibile alla gestione individuale da parte dei produttori?

Non abbiamo a disposizione questo dato come CDCNPA. Esistono dei canali autorizzati e legali per gestire questa tipologia di rifiuti, ma, per gli attori che gestiscono questi canali, non esiste alcun obbligo di rendicontazione al CDCNPA. Infatti, i dati sulle batterie contenuti nei nostri rapporti sono esclusivamente quelli intermediati dai consorzi. Per il resto non ci sono informazioni disponibili. E questo è un problema perché senza conoscere i risultati della raccolta di tutti gli attori coinvolti non è possibile sapere quanto siamo distanti dagli obiettivi. Estremizzando: se 3 pile su 10 vengono raccolte dal sistema CDCPNA e le altre 7 sono raccolte fuori dal sistema, allora abbiamo raggiunto il target europeo. Ma non lo sappiamo.

Stiamo provando a lavorare per avere maggiore trasparenza nell’aggiornamento del decreto che dovrà adeguare la normativa italiana alle novità del regolamento: all’interno del Centro di Coordinamento stiamo elaborando un testo base che preveda che chiunque gestisca un rifiuto pila lo comunichi al CDCNPA.

batterie EPR pile
Foto: Canva

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Gli obiettivi di raccolta fissati dalle norme UE sono lontani per l’Italia, ma anche quelli raggiunti da altri Paesi UE come Francia, Germania, Spagna. Cosa fanno loro più e meglio di noi? Qual è il motivo di questa differenza?

Sia a livello di Centro di Coordinamento che a livello di consorzi ci confrontiamo continuamente con gli altri paesi europei per scambiarci best practice.

Cosa notiamo? Che c’è molta più consapevolezza da parte del cittadino e molta più capillarità dei punti di raccolta. In Portogallo nelle scuole hanno delle scatole di cartone: quando la scatola è piena chiudono la scatola con lo scotch e la spediscono per posta al consorzio che deve gestire le batterie esauste. In Italia questo sarebbe un trasporto illecito di rifiuti.

Quindi, da un lato sicuramente gli altri sono più sensibili di noi, fanno più formazione, hanno più punti di raccolta. Dall’altro per noi ci sono difficoltà burocratiche che magari gli altri non hanno.

Ma per concludere il ragionamento sui tassi di raccolta, voglio ricordare anche che a volte ci può essere una modalità differente di calcolo dei risultati. Noi comunichiamo esclusivamente quello che abbiamo affettivamente gestito, mentre ci dicono che in altri paesi se tra i rifiuti indifferenziati trovano tracce di sostanze che potrebbero essere riconducibili alle batterie portatili, calcolano quanti kg di batterie possono averli generati, aggiungendo tali quantità a quelle correttamente gestite.

Anche se quel materiale è finito nell’inceneritore?

Sì. Ci sono paesi che dicono che quelle quantità sono state gestite, e quindi le contabilizzano.

Le pile raccolte in Italia, invece, che strada prendono?

Vanno in impianti italiani di selezione e cernita: abbiamo tre impianti storici, ai quali se ne stanno aggiungendo altri, oggi appena accreditati o in fase di accreditamento.

Questi impianti trattano il materiale in arrivo (dalle isole ecologiche ad esempio o dalla distribuzione) e lo sottopongono ad una preselezione manuale: separano ciò che è rifiuto pile da ciò che non lo è, come sacchetti, scotch che tiene insieme le pile, bottigliette per raccoglierle, ecc.

Quando restano solo pile, queste vengono differenziate in base alla chimica: le batterie dei mouse che sono batterie alcaline, poi ci sono le batterie nickel cadmio, quelle zinco carbone. Ogni chimica ha un trattamento successivo differente.

Tutto questo si fa a mano, salvo che in un impianto che usa i raggi X per identificare le diverse chimiche.

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Dopo la selezione, cosa succede?

In Italia poco.  In un impianto tra quelli citati viene fatto anche il trattamento meccanico ma soltanto per le batterie alcaline e per le zinco carbone: le batterie vengono tritate, si divide la plastica dal metallo e poi dalla cosiddetta “black mass”, una polvere nera che contiene i materiali del catodo e dell’anodo, tra i quali ci sono anche i famosi materiali Critical Raw Materials. In Italia oggi non esiste un impianto di trattamento della black mass. Non abbiamo insomma impianti che dalla black mass estraggano chimicamente il litio, per citare solo un esempio.

Per aumentare i risultati della raccolta il CDCNPA chiede che “le nuove disposizioni europee trovino immediata applicazione nel nostro Paese”: a cosa fate riferimento?

 La parte del nuovo regolamento relativa alla responsabilità estesa del produttore, che è quella che riguarda noi, come ho anticipato entrerà in vigore il 18 agosto di quest’anno. Avremo la necessità di avere uno strumento di armonizzazione che introduca le novità nel nostro ordinamento: nel regolamento ci sono infatti molte decisioni che sono demandate allo Stato membro. Qualche giorno fa la Camera ha approvato definitivamente la Legge di Delegazione Europea 2024 che, tra i punti salienti, all’articolo 29, delega il governo ad adottare entro 4 mesi i decreti legislativi per l’attuazione appunto del Regolamento UE 2023/1542 sulle batterie e i rifiuti di batterie. Un passaggio tanto formale quanto atteso per l’adeguamento del sistema normativo nazionale. Da questo momento in poi sarà fondamentale definire un impianto di norme chiaro e tecnicamente coerente con il regolamento stesso e che sia condiviso con tutti gli attori della filiera per garantire un recepimento efficace e aderente agli obiettivi ambientali dell’Unione europea. Considerando che il termine è di soli quattro mesi per l’attuazione operativa della legge di delegazione è essenziale avviare al più presto un confronto costruttivo e tempestivo tra tutte le parti coinvolte. Solo attraverso un coinvolgimento ampio e responsabile dell’intera filiera sarà infatti possibile garantire una transizione verso le nuove disposizioni che sia davvero efficiente, sostenibile e possa garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti.

Stiamo quindi provando a stilare dei contenuti ed un testo all’interno del CDCNPA che possano essere condivisi con le istituzioni in modo da guidare la redazione di tale strumento mantenendo i principi chiave che potrebbero aiutarci in questo momento di transizione e far evolvere più velocemente il sistema verso il raggiungimento degli obiettivi del Regolamento

La Commissione UE ha proposto di posticipare gli obblighi di due diligence per i produttori di batterie. Voi che coi produttori avete a che fare, qual è la percezione di questa misura?

Ovviamente sono un po’ rasserenati da questa decisione, perché stanno lavorando per adeguarsi a questi requisiti, ma non sono ancora pronti al 100%. Hanno iniziato a lavorare non appena uscito il nuovo regolamento per capire come essere conformi, ma non è una cosa immediata, è abbastanza complicato: ci sono delle sfide tecniche e organizzative dietro questi obblighi. Estremizzo: un produttore che usa cobalto deve garantire che nella miniera dalla quale riceve il materiale, poniamo in Congo, sia tutto in regola: non è una cosa che si riesce a fare in un anno.

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Il mondo dei gestori Europei di rifiuti manifesta preoccupazione per il rischio di incendi legato alle batterie a litio. Cosa ne pensa?

Negli ultimi anni questa è la quotidianità nella vita degli impianti di trattamento, più di quelli che gestiscono RAEE che di quelli per le batterie: il numero di incendi che derivano dalla gestione di materiale che contiene batterie al litio. Siamo preoccupati.

Il nuovo regolamento già ci aiuterà con l’obbligo di rimovibilità delle batterie e con l’attenzione all’ecodesign per i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Quindi chi si disfa di un telefono avrà la possibilità di togliere la batteria e metterla nel contenitore dedicato: questo dovrebbe già aiutare.

E poi gli impianti hanno fatto e stanno facendo grandi investimenti in strutture di sicurezza, di identificazione preliminare del rifiuto che contiene batterie.

All’interno del Centro di Coordinamento RAEE si sta operando per una raccolta separata tra apparecchi con batteria o apparecchi senza, che poi vorrebbe dire con filo o senza filo di alimentazione. Inoltre, anche su alcune linee degli impianti di trattamento si valuta la possibilità di prevedere una specie di scanner che identifichi le apparecchiature con batterie e permetta di rimuoverle, in maniera automatica o in maniera manuale.

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