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martedì, Dicembre 24, 2024

Tecnologia, burocrazia ed economia circolare: ecco le linee programmatiche del ministro Cingolani

In videoconferenza l’uomo alla guida della Transizione ecologica ha illustrato a Camera e Senato, a cinque settimane di distanza dall’insediamento, idee e priorità. Sul PNRR apprezzamenti per il “modello Genova”, sull’energia sì all’idrogeno e alla mobilità elettrica. “Abbiamo un debito ambientale da colmare”

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Redazione EconomiaCircolare.com

“Questa è la prima legislatura, e questo è il primo governo, in cui la relazione sulle linee programmatiche dei ministri è resa in commissione mediante l’impiego delle tecnologie digitali. È sicuramente un segnale tangibile non solo dei condizionamenti della pandemia in corso ma – cogliendo l’aspetto positivo – anche delle potenzialità offerte dalla tecnologia”. L’esordio del ministro Roberto Cingolani all’audizione presso le Commissioni Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato è già indicativo delle priorità del nuovo dicastero della Transizione ecologica.

C’era molta attesa attorno all’incontro di oggi, svoltosi presso la Sala del Mappamondo, perché a quasi 5 settimane dall’insediamento il ministro Cingolani, in conformità alle indicazioni date dal premier Mario Draghi, ha preferito lavorare in silenzio. Eppure il suo dicastero è tra i più chiacchierati – voluto dal M5s e da Beppe Grillo in persona – e  soprattutto giocherà un ruolo chiave nel Recovery Plan che l’Italia dovrà presentare a fine aprile alle istituzioni europee.

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Il concetto di debito ambientale

Le nuove competenze del dicastero, che alle vecchie funzioni dell’ex ministero dell’Ambiente somma in parte quelle relative all’Energia che erano gestite dal ministero dello Sviluppo Economico, sono illustrate non a caso davanti alle commissioni congiunta – Ambiente più Attività produttive Camera e Industria Senato – così come fa notare lo stesso Cingolani. L’ambiente, dunque, diventa (anche) una questione economica e una possibilità di sviluppo. Inevitabile, in ogni caso, che il punto di partenza della presentazione del ministro – circa un’ora, a cui si sono aggiunge le domande e le osservazioni di alcuni parlamentari – fosse il Covid-19.

“La responsabilità è grande non solo perché dobbiamo trovare la via giusta di un percorso non predefinito, ma anche perché il punto di partenza di questo percorso è la situazione economica e sociale determinata dalla perdurante pandemia: una situazione complessa in cui appare difficile, a prima vista, conciliare istanze sociali e ambientali completamente diverse, istanze che pure devono essere composte in una soluzione politica – ha detto Cingolani nel suo intervento – È una responsabilità verso gli italiani. È una responsabilità verso il resto del mondo, in considerazione dei risvolti geopolitici che scaturiscono dalle scelte energetiche dell’Italia e del ruolo di traino che la tecnologia e l’intelligenza italiane devono continuare a mantenere nel tracciare un percorso virtuoso verso forme di sviluppo sostenibile”.

L’ex manager di Leonardo, l’azienda italiana nota per la produzione di armamenti, ha poi introdotto il tema del debito ambientale. “Si tratta – ha aggiunto – di un debito che diversamente da quello economico è, per sua natura, un debito comune che trascende i confini degli Stati e non è esigibile esclusivamente in capo a chi lo ha prodotto, che sia una generazione o una collettività, distanti nel tempo o nello spazio. Inoltre, siamo già gravati da un debito ambientale contratto nei passati decenni, il cui montante sarà sempre più faticoso recuperare, se non agiamo per tempo”.

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Le azioni circolari

Se il predecessore di Cingolani, il generale Sergio Costa, ministro dell’Ambiente nei governi Conte I e II, aveva indicato l’economia circolare come il “faro da seguire” nel suo discorso di insediamento, il nuovo ministro preferisce un atteggiamento più pratico. E indica le azioni circolare che il dicastero intende intraprendere, in continuità con le azioni di Costa.

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“Nel contesto del Piano d’azione europeo per l’economia circolare, il ministero – attraverso l’interlocuzione con gli enti territoriali e la costante consultazione degli operatori pubblici e privati e delle associazioni di categoria – intende mettere a punto gli strumenti tecnici e amministrativi per garantire il sostegno e lo sviluppo di filiere produttive coerenti, secondo un’impostazione di circolarità economica.

In tale contesto – afferma ancora Cingolani – il ministero porrà in essere:

  • il monitoraggio dell’implementazione dei decreti legislativi di recepimento del “Pacchetto economia circolare” e la predisposizione dei decreti correttivi;
  • definirà il Piano d’azione nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione con l’obiettivo di massimizzare la diffusione del Green Public Procurement;
  • perfezionerà gli strumenti di supporto allo sviluppo di filiere “circolari”, attraverso l’adozione di Criteri Ambientali Minimi per i nuovi settori merceologici;
  • si dedicherà alla stesura dei decreti relativi alla cessazione della qualifica di rifiuto (il cosiddetto end of waste);
  • aggiornerà il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti;
  • revisionerà il registro della tracciabilità dei rifiuti”.

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Le altre priorità del ministero della Transizione ecologica

Tanti comunque gli spunti di interesse che provengono dalla relazione del ministro Cingolani. Sul tema dell’energia si è ribadito ad esempio che occorre decisamente puntare sull’energia elettrica e sulle stazioni di accumulo, senza dimenticare le potenzialità dell’idrogeno e l’uso dei biocarburanti. In più il ministro ha ricordato che la versione definitiva della strategia sull’idrogeno, dopo il lancio delle linee guida a novembre 2020 e l’apertura alle osservazione degli stakeholders, è prevista per aprile 2021.

Mentre si è ribadito che “particolare importanza riveste, nell’ottica del ministero, la resilienza del sistema elettrico, misurata in termini di sicurezza e adeguatezza della rete”. Come a dire: l’idrogeno non sarà la panacea di tutti i mali.

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L’esponente del governo Draghi ha ricordato che “la macchina amministrativa necessita di un potenziamento sotto i profili delle risorse umane, soprattutto con competenze tecniche ed esperienza internazionale, e della dotazione tecnologica”. Inoltre, per fare dell’Italia “una nazione smart e sicura”, il dicastero retto da Cingolani “intende cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie digitali per digitalizzare gli uffici, la rete dei parchi e le principali attività di monitoraggio del territorio”.

Non solo: Cingolani ha insistito anche sull’importanza di “una burocrazia al servizio della transizione ecologica”, e in particolar modo sui “tempi che intercorrono tra la richiesta di valutazione ambientale di un investimento e il rilascio dei titoli necessari a poter aprire il cantiere”. Per questo motivo ha detto sì al cosiddetto modello Genova – ovvero l’accelerazione delle procedure burocratiche che nel capoluogo ligure ha portato a una rapida ricostruzione del ponte San Giorgio – da applicare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per Cingolani “il modello Genova rappresenta un esempio di governance virtuosa e di capacità di esprimere le energie più generose e le professionalità più elevate nei momenti di difficoltà”.

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