I consumatori sono sempre più sensibili ai rischi posti da rifiuti e inquinamento. Tuttavia passare dal consumo monouso al riutilizzo di prodotti, imballaggi e materiali richiede anche un cambiamento di abitudini e aspettative da parte dei consumatori, nonché alla rinuncia in alcuni casi a una parte della velocità e della praticità a cui sono abituati.
Piuttosto che agire in modo proattivo, come rilevano spesso i sondaggi, la maggior parte dei consumatori si aspetta che siano le aziende a trovare modi ingegnosi per rendere loro più facile interrompere il ciclo di consumo lineare che vede la maggior parte dei beni prodotti-consumati-smaltiti in tempi brevissimi.
I sistemi di riuso del packaging hanno in molti casi una maggiore efficienza rispetto al riciclo, in termini di utilizzo delle risorse e impatti ambientali. Tuttavia, comportando un ripensamento sistemico della catena del valore, che coinvolge i diversi soggetti che ne fanno parte, richiedono più impegno e investimenti iniziali. In mancanza di un ambiente normativo e culturale favorevole, incontrano infatti diversi ostacoli, che raccontiamo in questo articolo, al quale si affianca un altro approfondimento su come realizzare un sistema di riuso superando le difficoltà.
Serve una legislazione adeguata
Un gruppo di ricercatori olandesi delle università di Utrecht e Twente, guidati da Patricia Megale Coelho, ha analizzato la letteratura scientifica degli ultimi 20 anni dedicata all’argomento, con l’obiettivo di fare il punto sui sistemi oggi attivi e individuare opportunità e ostacoli principali. Nell’articolo “Sustainability of reusable packaging – Current situation and trends”, pubblicato ad aprile 2020 sulla rivista “Resource, Conservation & Recycling: X”, fin dall’introduzione si evidenzia come primo ostacolo l’assenza di una rigorosa legislazione sul riuso. Nei Paesi dove questa è mancata, si legge nell’articolo, “nei decenni scorsi si è osservato una tendenza all’abbandono degli imballaggi riutilizzabili in favore di quelli monouso (…), semplificando la logistica per distributori e rivenditori di prodotti di largo consumo”.
L’esempio più emblematico tra quelli riportati riguarda la Finlandia: qui per il 73% della birra e il 98% delle bevande gassate si usavano bottiglie riutilizzabili, decimate “dopo che nel 2008 è stata abolita la tassa sugli imballaggi non riciclabili (ossia si è messa la stessa tassa sui sistemi di contenitori ricaricabili e su quelli di imballaggi monouso)”.
A questo aspetto si associa un altro ostacolo connesso invece alle tendenze di consumo e alla crescente offerta di cibi pronti o lavorati, già pesati e imballati o in confezioni di dimensioni sempre più piccole. Se la fondazione Ellen MacArthur ha stimato che il 20% degli imballaggi in plastica usa e getta potrebbe essere sostituito da sistemi di riuso con vantaggi economici che possono superare i 10 miliardi di dollari, questi trend vanno nel senso opposto, determinando un aumento del consumo di materiali, una crescita della produzione di rifiuti e un aumento degli impatti ambientali connessi a questi fenomeni.
I modelli di riutilizzo e soprattutto quando non sono sostenuti da un solido quadro legislativo che li promuova, devono superare alcune note barriere tecniche, comportamentali ed economiche che ne ostacolano la diffusione. È fondamentale che le organizzazioni private o pubbliche conoscano e affrontino le barriere emerse in fase di progettazione e/o di esecuzione di modelli di riuso, qualora intendano disegnare sistemi efficaci.
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Le barriere per consumatori…
Le criticità che sono stati rilevate nell’accettazione dei modelli di riuso da parte dei consumatori sono prevalentemente legate al cambiamento di abitudini che viene richiesto nelle modalità di acquisto e a preoccupazioni di carattere estetico e igienico.
- I modelli di riuso richiedono ai consumatori di modificare le abitudini di acquisto. A seconda dei modelli di riuso il consumatore deve avere con sé un contenitore vuoto, oppure utilizzare un contenitore fornito dal rivenditore. In questo caso viene applicata dal rivenditore una cauzione che viene restituita riportando il contenitore, oppure viene addebitata qualora il contenitore non venga restituito entro una scadenza stabilita. Anche la necessità di cambiare o di aumentare i canali di acquisto rispetto agli usuali fornitori quando non offrono l’opzione di acquisto sfusa o ricaricabile rappresenta un ostacolo per i consumatori abituati all’acquisto unico al supermercato.
- Nelle società come la nostra in cui le aspettative estetiche e igieniche sul packaging coincidono con le caratteristiche del packaging monouso (che spesso viene percepito come sicuro anche dal punto di vista della sicurezza alimentare), c’è il rischio concreto che i consumatori ( ma anche i rivenditori ) diffidino di imballaggi che presentino piccoli segni di usura. In particolare quando si tratta di prodotti che appartengono a categorie di beni di lusso l’esperienza di acquisto cambia. Soprattutto nel caso dei cosmetici dove il packaging è spesso sovradimensionato ed eccessivo a “raccontare” la marca rimane il prodotto più che il suo packaging poco riciclato.
Queste le principali barriere anche mancano informazioni accurate sulla reale predisposizione e disponibilità dei consumatori ad abbracciare i modelli di riuso nella vita di tutti i giorni.
C’è anche il capitolo dei costi che però in questa sede non vogliamo considerare una reale barriera in quanto alcune esperienze di riuso prevedono già prezzi inferiori rispetto al confezionato. Tuttavia vanno riviste le politiche sui prezzi da parte dei produttori. “In passato le strategie di prezzo non sempre hanno ridotto i prezzi di vendita per le ricariche, per esempio. Addirittura si sono riscontrati prezzi premium per imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, assumendo che i consumatori più sensibili ai temi della sostenibilità fossero disposti a pagare di più”, osservano gli autori dell’articolo. “Queste strategie di prezzo incidono negativamente sull’introduzione di opzioni di packaging sostenibile. Per il pubblico, il fattore del sentirsi buoni non è sufficiente, e quindi un incentivo economico può essere importante per spingerli a passare a sistemi di packaging riutilizzabile”, concludono i ricercatori.
Nonostante il ruolo imprescindibile dei consumatori nel successo dei modelli di riutilizzo, pochissime ricerche hanno indagato su quali potrebbero essere ad oggi i fattori che predispongono i consumatori a impegnarsi nei sistemi di riutilizzo. Un’indagine di mercato di Unilever del 2019 ha rilevato che tre persone su cinque nel Regno Unito ritengono il riuso prioritario rispetto al riciclo e che l’85% desideri acquistare prodotti in imballaggi riutilizzabili. Tuttavia al momento meno di una persona su cinque sta acquistando con questa modalità.
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…e quelle per produttori e rivenditori
Vista dalla prospettiva dei produttori e/o rivenditori oltre alle difficoltà di operare in un contesto disegnato per imballaggi a perdere si ne aggiungono altre legate direttamente ai sistemi di riuso, in un quadro che rende evidente la necessità di sostegni normativi e tecnici. I produttori devono affrontare in primo luogo una logistica più complessa, insieme alla considerazione di consistenti investimenti per passare da un sistema lineare a uno circolare. Le supply chain, scrivono i ricercatori olandesi, devono essere riorganizzate per assicurare il ritorno degli imballaggi e garantire ai produttori la fedeltà dei consumatori e il riconoscimento del brand. Le questioni da affrontare riguardano anche le tempistiche richieste dalla fase di sanificazione del packaging riutilizzabile prima di intraprendere un nuovo ciclo, la sicurezza dei prodotti in termini di igiene e la gestione degli eventuali sistemi di deposito cauzionale con le procedure di rimborso correlate.
Per i rivenditori, possono inoltre rappresentare delle barriere la disponibilità di spazio e i requisiti igienici per stoccare gli imballaggi riutilizzabili o installare i distributori. Una soluzione prospettata dai ricercatori delle università di Utrecht e Twente riguarda l’intervento di società esterne che si occupino della manutenzione e della pulizia, oltre che del trasporto.
Riassumendo tra le barriere più ricorrenti sul fronte dei produttori e rivenditori da considerare abbiamo:
- Limiti delle catene di fornitura che spesso devono essere ripensate a partire dal prodotto stesso e suoi processi produttivi . Le linee produttive tra cui quelle di confezionamento e/o riempimento esistenti non sono in genere compatibili con le caratteristiche e formati dei nuovi imballaggi riutilizzabili o ricaricabili.
- Resistenza da parte dei rivenditori che possono trovare difficoltà nell’adattare o riprogettare gli spazi e il format dei punti di vendita alle particolari esigenze che la vendita di prodotti sfusi e ricaricabili comporta.
- Sostenibilità economica e ambientale: i modelli di riuso diventano economicamente ed ambientalmente sostenibili quando implementati su larga scala. Solamente un’economia di scala permette a questi modelli di business di funzionare al meglio sotto il profilo commerciale e logistico, migliorandone i benefici ambientali. Un esempio chiaro per spiegare come la sostenibilità in senso lato si possa raggiungere attraverso la collaborazione è l’esempio applicato al settore delle bevande in contenitori riutilizzabili. Si tratta del sistema di vuoto a rendere in cui ad esempio in Germania, i produttori usano le stesse bottiglie riutilizzabili servendosi della logistica dello stesso operatore del sistema cauzionale in cui le bottiglie sono in comune. Le bottiglie dopo l’uso vengono lavate con la rimozione dell’etichetta in modo che ogni produttore possa applicarci la propria al momento dell’imbottigliamento della propria bevanda. Ora si è aggiunta una linea di contenitori di vetro di una marca per alimentari che potrebbe essere gestita beneficiando delle infrastrutture del sistema che gestisce le bottiglie.
- Scarsa abitudine alla collaborazione e all’interazione in genere da parte degli stakeholder che sono parte della catena del valore di un prodotto o servizio. I modelli di economia circolare come nel caso del riuso richiedono una collaborazione tra soggetti e comparti che abitualmente non dialogano tra loro.
Anche qui si tratta di elenco non esaustivo perché ci sono anche altri fattori di incertezza che giocano un ruolo a livello di decisori aziendali, ad esempio quelli correlati al potenziale coinvolgimento dei loro clienti e ai costi che sono disposti a pagare partecipando al sistema.
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