Negli ultimi anni l’attenzione verso la tematica dello spreco alimentare si sta facendo sempre più forte e diffusa. Cresce l’interesse delle persone verso ciò che comprano e nel cercare di non mandare a male alimenti in frigo e nella credenza. Un trend in costante crescita, confermato anche dal report “Waste Watcher International Observatory” del 2021, secondo cui 9 italiani su 10 (il 94% degli intervistati) scelgono di salvare il cibo dagli sprechi per testimoniare il loro impegno sostenibile. Tante sono le iniziative nate per combattere lo spreco alimentare: scontistiche personalizzate nei supermercati, applicazioni per i negozianti, doggy bag per i ristoranti. Ma l’attenzione deve partire anche e soprattutto da noi, in particolar modo quando ci troviamo a leggere l’etichetta di un prodotto.
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Perché è importante leggere attentamente un’etichetta
Quando siamo in procinto di acquistare un prodotto alimentare, una delle prime cose che dovremmo fare (per chi non lo fa in automatico) è quella di verificare quale sia la data riportata sulla confezione, che sia quella di confezionamento o di scadenza. Di solito lo facciamo per capire quanto tempo abbiamo per consumare l’alimento, ma anche per sapere quanto sia fresco. Ogni prodotto ha però le sue caratteristiche di conservazione e diverse tempistiche di deperibilità, riportate sempre sulla propria etichetta. Saperla leggere correttamente diventa quindi fondamentale, sia per la nostra salute ma anche per combattere lo spreco alimentare.
Cosa c’è scritto sulle etichette degli alimenti
Vi sarete probabilmente resi conto che quando ci troviamo di fronte a un prodotto alimentare vi sono due diversi modi di segnalare il limite massimo entro cui è possibile o meno consumarlo. Esistono infatti sia la data di scadenza che il TMC (termine minimo di conservazione). Dove sta la differenza? Una è indicato con la dicitura “da consumarsi entro” e l’altra con “da consumarsi preferibilmente entro” e ora vi raccontiamo cosa stanno ad indicare.
Cosa si intende con “data di scadenza”
Il termine “data di scadenza” si utilizza per identificare un prodotto che ha una specifica data entro cui consumare l’alimento, perché dopo di essa è possibile che vi sia un rischio per la nostra salute. Capiamo di avere a che fare con una data di scadenza quando su un prodotto è riportata la dicitura “da consumarsi entro”. Risulta quindi importantissimo in queste situazioni mangiare o cucinare il cibo prima che sia troppo tardi… combattendo così lo spreco alimentare.
Per questo è fondamentale osservare bene l’etichetta di un prodotto anche prima di acquistarlo: ci aiuterà a renderci conto se possiamo usarlo entro tale data o se sia meglio ritardarne l’acquisto per evitare di gettarlo. Se poi l’avessimo già acquistato ma ci rendessimo conto di non fare in tempo ad utilizzarlo, a seconda dell’alimento, possiamo valutare se congelarlo crudo, cucinarlo e congelarlo, o anche se cucinarlo e conservarlo in frigo senza far trascorrere troppi giorni prima di consumarlo.
Cosa significa “termine minimo di conservazione” (TMC)
Nel caso in cui si parli invece di “termine minimo di conservazione” si fa riferimento alla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” riportata sulla confezione di un prodotto. Se ci troviamo di fronte a questa frase vuol dire che quell’alimento, una volta passata la data riportata, potrebbe, in minima parte, subire modifiche delle proprietà organolettiche.
Cosa significa? Semplice, se ci trovassimo a consumare il prodotto oltre il TMC, questo potrebbe variare leggermente nel profumo, fragranza o gusto rispetto alle normali condizioni, ma rimarrebbe tranquillamente mangiabile – sempre rispettando le indicazioni sulla corretta conservazione indicate dal produttore – senza incorrere in rischi per la salute.
Come e chi decide quando apporre su un prodotto la dicitura “da consumarsi entro il” oppure “da consumarsi preferibilmente entro il”
La scelta e valutazione di quale sia la dicitura più corretta da apporre su un determinato prodotto compete al produttore o al confezionatore e, in caso di prodotti importati, spetta al primo venditore stabilito nell’Unione Europea.
Un aiuto in tal senso arriva dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), un’agenzia dell’UE che fornisce consulenza scientifica e una comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare. L’EFSA ha infatti recentemente creato due strumenti dedicati agli operatori del settore alimentare per aiutarli a capire quando sia il caso di apporre una dicitura o l’altra e sul come fornire ai consumatori le informazioni corrette in merito sia alla conservazione degli alimenti che alle relative scadenze.
Il “prezzo” di un’etichetta mal interpretata
Purtroppo sono ancora molte le persone che non conoscono effettivamente la differenza tra le due diciture, pensate che secondo un’indagine curata da Altroconsumo il 63% degli italiani non ne è a conoscenza (fonte: “Meno cibo in pattumiera” del 2020).
Combattere lo spreco alimentare facendo attenzione a leggere attentamente le etichette non è un fatto fine a se stesso, facendolo ci prendiamo cura anche del nostro Pianeta. Come mai? Pensate che sono 9 milioni le tonnellate di cibo che ogni anno vengono sprecate in Europa (fonte “Market study on date marking and other information provided on food labels and food waste prevention” del 2018), dovute all’errata interpretazione delle diciture, che equivalgono a più di 22 milioni di tonnellate di CO2 immesse nell’atmosfera (fonte TooGoodToGo sulla base di dati FAO). Numeri spaventosi, cui possiamo mettere un freno facendo più attenzione.
Invitare (e aiutare) le persone a leggere l’etichetta: l’iniziativa di TooGoodToGo
Di recente l’app contro gli sprechi alimentari TooGoodToGo ha lanciato anche in Italia – cui sono preceduti altri Paesi come Danimarca, Germania, Svizzera, Francia, Regno Unito, Spagna e Portogallo – la campagna “Etichetta Consapevole”. Lo scopo è di facile intuizione: aiutare i consumatori a fare attenzione alle etichette e a quanto riportato su di essa. In che modo? Aggiungendo sulle etichette dei prodotti delle aziende che hanno aderito al progetto lo slogan “Spesso buono oltre”, accompagnato da alcune icone che rimandano a tre dei cinque sensi su cui dobbiamo far affidamento quando dobbiamo decidere se poter consumare un prodotto o se sia il caso di gettarlo: gusto, olfatto e vista.
Nei Paesi in cui l’iniziativa è già stata lanciata da qualche tempo, le indagini ci raccontano che è aumentata notevolmente la consapevolezza dei consumatori. Aspettiamo quindi di sapere come andrà in Italia ma, nel frattempo, occhio all’etichetta!
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