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venerdì, Novembre 15, 2024

Diritto alla riparazione, per il ministro Costa “garantirebbe 230mila posti di lavoro”

Si è tenuto l'11 gennaio un webinar su un tema già centrale in Europa e che in Italia vede al momento due ddl in discussione in Parlamento. A moderare l'incontro il nostro direttore Raffaele Lupoli. Presenti i massimi esponenti del governo, dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli

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Redazione EconomiaCircolare.com

Il ministro dell’Ambiente e il ministro dello Sviluppo economico che discutono di diritto alla riparazione? Oggettivamente per un Paese come l’Italia, concentrato molto sul ciclo dei rifiuti e ancora troppo poco su come ridurne la produzione, è una notizia. È accaduto l’11 gennaio su iniziativa della deputata del Movimento 5 Stelle Ilaria Fontana, prima firmataria di una proposta di legge sul diritto al riuso e alla riparazione che ambisce a portare fuori dal ciclo dei rifiuti i beni riparabili e riutilizzabili, anche valorizzando il ruolo dei centri per il riuso e la riparazione. L’altra proposta di legge esaminata è quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianluca Castaldi, per il contrasto all’obsolescenza programmata anche grazie a un sistema di incentivi alle imprese.

All’incontro con i ministri Sergio Costa e Stefano Patuanelli, coordinato dal direttore editoriale di EconomiaCircolare.com Raffaele Lupoli, hanno partecipato anche le direttrici generali delle divisioni dei rispettivi dicasteri competenti sull’economia circolare, l’ingegnera Laura D’Aprile per il ministero dell’Ambiente e l’ingegnera Silvia Grandi per il ministero dello Sviluppo economico. Ad aprire i lavori, la panoramica sulla situazione normativa a livello europeo della capo delegazione pentastellata al Parlamento Europeo, Tiziana Beghin, che ha ricordato la recente risoluzione non vincolante approvata dall’Assemblea di Strasburgo e ha aggiunto: “il 77% dei cittadini dell’UE preferirebbe riparare i propri dispositivi piuttosto che sostituirli e oltre il 79% ritiene che dovrebbe vigere l’obbligo per i produttori di semplificare la riparazione dei dispositivi digitali o la sostituzione delle singole parti”.

Per un’estensione delle direttive europee

Laura D’Aprile ha ricordato che “la legislazione europea tratta già in parte gli aspetti relativi alla sostenibilità dei prodotti, sia su base obbligatoria che volontaria, ma manca un insieme esaustivo di prescrizioni per garantire che tutti i prodotti immessi sul mercato dell’UE diventino via via più sostenibili e soddisfino i criteri dell’economia circolare”. Ecco perché, sempre secondo D’Aprile, “la Commissione ha deciso di impegnarsi a proporre una specifica iniziativa legislativa. L’obiettivo centrale di questa iniziativa legislativa sarà l’estensione della direttiva concernente la progettazione ecocompatibile (l’ecodesign) al di là dei prodotti connessi all’energia, in modo che il quadro della progettazione ecocompatibile possa applicarsi alla più ampia gamma possibile di prodotti e rispetti i principi della circolarità. Tra gli aspetti – ha concluso D’Aprile – che verranno disciplinati nell’ambito di questa iniziativa legislativa e, se del caso, mediante proposte legislative complementari, vi è la riparabilità dei prodotti, accanto all’estensione della durata, della riutilizzabilità e della possibilità di upgrading”.

La riparazione come eredità culturale

Da parte propria Silvia Grandi ha introdotto il proprio intervento parlando della riparazione come di una cultural heritage, vale a dire un’eredità culturale che abbiamo appreso dai nostri nonni e che dobbiamo essere in grado di trasmettere ai nostri nipoti. Grandi ha poi elencato quel che serve affinché ci sia una piena applicazione del right to repair:

  • accesso ai pezzi di ricambio (previsione anche nei regolamenti attuativi del 2019 della direttiva Ecodesign)
  • know-how e formazione professionale
  • punti per servizi di riparazione
  • garanzia di sicurezza per i consumatori e i riparatori
  • tutela della proprietà intellettuale
  • indice di riparabilità
  • strumenti finanziari o altri meccanismi che rendano la riparazione competitiva nella scelta del consumatore

“Lo straordinario di oggi diventi l’ordinario di domani”

“Sono oltre 230mila le posizioni di lavoro che ora occorrerebbero per i cosiddetti riparatori”: con questi numeri il ministro dell’Ambiente Sergio Costa è intervenuto al webinar dell’11 gennaio, con un auspicio che fa davvero ben sperare affinché il 2021 appena iniziato possa davvero essere l’anno della riparazione. “Nel prossimo quinquennio – ha poi aggiunto il ministro – si stima che l’economia green necessiti di oltre 1,6 milioni di lavoratori e lavoratrici. Non è piu banale parlare di economia circolare, va magnificato il tema che è emerso”.

Per Costa i due disegni di legge in Parlamento a firma del M5s sono il segno di una rinnovata sensibilità su questi temi e dunque “oggi che ci sono le condizioni culturali, politiche e governative, si puo fare ed è necessario fare questo salto di qualità”. Ecco perché “il diritto alla riparazione si fonde ad altri diritti nell’ambito dell’economia circolare che cambiano il paradigma produttivo – ha spiegato ancora il ministro – una visione nella quale nel resto della legislatura vogliamo costruire questo sistema, affinché camini con proprie gambe e lo straordinario di oggi diventi l’ordinario di domani”.

La sintesi finale è dunque che esistono “grandi possibilità di lavoro, oltre che nell’Agenda 2030 e nel contrasto al climate change, è il momento di costruire il futuro”.

Ancora aperto il bando del Mise sull’economia circolare

Il ministro Stefano Patuanelli ha ricordato tra l’altro che il bando sull’economia circolare, di cui avevamo parlato qui, ha riscontrato immediatamente grande successo da parte delle imprese, tanto che la scadenza è stata prorogata ed è ancora possibile partecipare. Il titolare dello Sviluppo economico ha poi ricordato che bisogna spingere sull’attuazione “del recepimento delle direttive sui rifiuti e l’economia circolare per accelerare il cambiamento verso l’economia circolare, promuovendo da un lato l’innovazione e gli adeguamenti dei modelli di business e, dall’altro, puntando a recuperare i ritardi, gli squilibri di gestione e a colmare le carenze impiantistiche in alcune zone del Paese”.

Inoltre serve “sviluppare un coordinamento tra enti di ricerca, università e poli tecnologici, finalizzato in particolare al trasferimento tecnologico verso le imprese e a fornire assistenza alle start up avviate nei temi dell’economia circolare”.

Infine sia Costa che Patuanelli hanno fatto riferimento all’ampio spazio che è stato destinato all’economia circolare sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche se nei due successivi giorni non sono mancate le critiche da parte delle associazioni di settore.

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