“Gli spagnoli ci stanno lavorando, anche la Francia ci sta lavorando, ma noi siamo stati i primi a pubblicare l’end of waste per carta e cartone”. Ad una settimana dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, con Francesco Sicilia, direttore Unirima (le imprese italiane del macero), parliamo del decreto che regolamenta il passaggio da un rifiuto alla carta seconda vita.
Già oggi si recupera la carta da macero, eppure aspettavate con ansia questo provvedimento. Perché?
In Italia esiste già una norma sulle materie prime secondarie: il decreto ministeriale 5 febbraio del ’98 (decreto attutivo del decreto Ronchi dell’anno prima). L’Italia è stata pioniera da questo punto di vista, e se l’Europa ci avesse copiato allora oggi saremmo molto più avanti. Ma è importante, dopo 20 anni, aver adeguato quella norma.
Cosa cambia ora?
Intanto il decreto entrerà in vigore il 24 febbraio, e da quel momento le imprese avranno 180 giorni per presentare all’autorità competente l’aggiornamento delle autorizzazioni. Cosa cambia? Senza entrare troppo nel dettaglio, mentre il decreto ministeriale del ‘98 era più generico, il decreto end of waste (EoW) contiene le specifiche minime per gli impianti di riciclo della carta: come vanno condotte le verifiche, i controlli supplementaro… Ha insomma una valenza tecnico normativa importante. E poi ha un valore europeo.
Perché?
Il decreto EoW è in linea con decreto ministeriale del ’98, ma ha una nuova logica: mentre quest’ultimo è una norma nazionale, l’EoW scritto nel rispetto dei principi della direttiva rifiuti dà una valenza europea alla qualifica di materia prima seconda. Poi aggiunge un dettaglio importante: prescrive che questa nuova materia prima sia conforme alla norma UNI EN 643, la norma tecnica europea che qualifica le caratteristiche tecniche che la carta deve avere proprio per essere considerata materia prima secondaria. Uno standard europeo, quindi, a differenza del vecchio decreto ministeriale.
Insomma un riconoscimento internazionale per tutte le imprese italiane della filiera del riciclo della carta.
Infatti. E poi siamo stati in primi in Europa a pubblicare l’EoW carta e cartone. Stiamo facendo tradurre la norma in inglese per metterla a disposizione dei colleghi europei di Euric (associazione delle imprese europee del riciclo, ndr) per percorrere un percorso comune. Viviamo ormai in un’economia globale, in cui insieme alle persone e ai capitali si spostano le merci. Anche l’economia circolare deve essere globale, e così le norme che la regolano.
Lei ci conferma quindi l’importanza dei decreti EoW per il passaggio da un modello economico lineare ad uno circolare. Purtroppo però le procedure per l’emanazione sono mediamente piuttosto lunghe….
In questo caso la norma è stata prodotta in soli due anni. A marzo 2018 ero a lavoro al ministero dell’Ambiente con la struttura tecnica. Il ministro Costa ha firmato il decreto a settembre dell’anno scorso. Avere la firma in due anni, se consideriamo altri decreti, mi pare un ottimo risultato.
Tutto bene, dunque.
Sin qui sì. La scorsa settimana abbiamo incontrato gli associati di Unirma: c’è una diffusa preoccupazione legata ai possibili comportamenti di province e regioni: non vorremmo che usassero interpretazioni sui generis e in fase di adeguamento delle autorizzazioni aggiungessero qualche prescrizione non prevista.
Alle norme end of waste fa riferimento anche il Pnrr approvato dal precedente governo e attualmente in discussione in Parlamento. Ha suggerimenti per migliorare la procedura?
Un decreto EoW è una norma complessa che prevede i pareri di diversi soggetti. Ecco – considerando anche che l’anno passato è stato un anno particolare a causa del coronavirus – ci vorrebbe più snellezza nelle fasi che vengono dopo la scrittura delle norme da parte del ministero. E poi più di quattro mesi tra la firma e la pubblicazione in Gazzetta sono tanti.
Una delle novità del nuovo esecutivo è il Ministro della transizione ecologica, che ovviamente investe anche le vostre imprese. Che ne pensa?
Salutiamo con favore questo rafforzamento del ministero dell’Ambiente, che per noi è ministero chiave. Dovrà essere un ministero di natura economica, perché per fare l’economia circolare ci vuole un approccio scientifico ed economico. Unirima ha sempre cercato un’interlocuzione proficua col ministero dell’Ambiente e con quello dello Sviluppo economico: quando c’è un buon dialogo il risultato è completamente diverso.
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