Le imprese innovative guidate da donne incontrano problemi che vanno oltre al cosiddetto rischio d’impresa, e che spesso hanno a che fare con pregiudizi e stereotipi di genere. E quando una di queste imprese non ce la fa, il prezzo lo paga tutta la comunità. “Per ogni donna che non ha l’opportunità di avviare e guidare un’impresa tecnologica, l’Europa perde non solo talento e diversità, ma anche opportunità di crescita economica”. È partendo da questa amara considerazione che la Commissione Europea ha avviato il programma pilota Women TechEU per affrontare il divario di genere in materia di innovazione sostenendo le start-up a elevatissimo contenuto tecnologico guidate da donne.
Women TechEU offre 75.000 euro di sovvenzione ciascuna per sostenere le fasi iniziali del processo di innovazione e la crescita dell’impresa. Offre inoltre tutoraggio e coaching nell’ambito del programma “Women Leadership” del Consiglio europeo per l’innovazione (CEI).
Proprio a ridosso dell’8 marzo, festa della donna, la Commissione ne ha comunicato gli esiti: sono 50 le imprese al femminile che accederanno ai fondi.
I rischi per l’innovazione in rosa
“Le start-up a contenuto tecnologico estremamente avanzato, basate sull’innovazione nell’ingegneria e sui progressi scientifici, tendono ad avere cicli di ricerca e sviluppo più lunghi e spesso la loro costruzione richiede più tempo e capitale rispetto ad altre start-up. La maggior parte rischierebbe di fallire nei primi anni se non riceve tempestivamente sostegno e investimenti adeguati”, spiega la Commissione. “Le donne che operano nel settore delle tecnologie avanzate si trovano spesso ad affrontare l’ulteriore ostacolo rappresentato dai pregiudizi e dagli stereotipi di genere, particolarmente diffusi nel settore”. Tra le risposte messe in campo dall’Europa per ridurre questi ostacoli – oltre a misure come il premio dell’UE per le donne innovatrici, o gli obiettivi per le imprese guidate da donne nell’ambito dell’acceleratore del Consiglio europeo per l’innovazione – appunto Women TechEU, programma di coaching e finanziamento per le donne imprenditrici: “Con questo sistema l’UE cerca di contribuire ad aumentarne il numero e a creare un ecosistema europeo a elevatissimo contenuto tecnologico più equo e prospero”. L’invito è finanziato nell’ambito del programma di lavoro sugli ecosistemi europei dell’innovazione di Orizzonte Europa, il programma di ricerca e innovazione dell’UE.
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I risultati del progetto per le imprese deep tech guidate da donne
Molto buona la risposta a Women TechEU: entro la scadenza del 10 novembre, la Commissione Europea ha ricevuto 391 domande da 37 Stati membri e Paesi associati a Horizon Europe.
Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, ha dichiarato: “Sono particolarmente orgogliosa del successo di questo primo invito Women TechEU. Il gran numero di domande di alto livello conferma la necessità per le donne che operano nel settore delle tecnologie estremamente avanzate di ottenere sostegno per le loro imprese nella fase iniziale, che è la più rischiosa. Offriremo sostegno a queste 50 imprese guidate da donne con opportunità di finanziamento, tutoraggio e creazione di reti e amplieremo questo programma nel 2022.”
Il maggior numero di candidature è arrivato dalla Spagna, seguite da aziende provenienti da Germania, Francia e Paesi Bassi. Il Women TechEU ha attirato anche candidati dai Paesi associati a Horizon Europe: la maggior parte delle proposte proveniva da start-up norvegesi e israeliane, ma le domande sono state presentate anche da aziende provenienti da Marocco, Armenia e Serbia. Le proposte coprono un’ampia gamma di aree di deep tech, di cui l’IA, la tecnologia sanitaria e la tecnologia pulita sono le più comuni.
Le 391 candidature sono state sottoposte alla valutazione da parte di esperti indipendenti: la Commissione sosterrà un primo gruppo di 50 imprese guidate da donne di 15 paesi diversi.
Queste imprese hanno sviluppato innovazioni “all’avanguardia e dirompenti” in una serie di settori – dalla diagnosi precoce e le cure oncologiche, alla riduzione dell’impatto negativo delle emissioni di metano all’economia circolare – e affrontano obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), come la lotta ai cambiamenti climatici, la riduzione degli sprechi alimentari, l’ampliamento dell’accesso all’istruzione e l’emancipazione femminile. I progetti inizieranno nella primavera del 2022 e dovrebbero avere una durata compresa tra 6 e 12 mesi.
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Le imprese dell’economia circolare che hanno vinto
Prima di entrare nel vivo delle imprese dell’economia circolare promosse dagli esperti della Commissione, una premessa è necessaria. Va detto che gli elementi offerti a riguardo dai documenti ufficiali sono davvero essenziali (forse anche per ragioni di tutela della proprietà intellettuale), e anche sui relativi siti web (che spesso sono in lingua locale) si trova assai poco. Praticamente niente sulle protagoniste di queste avventure imprenditoriali.
Vediamole, allora, le startup circolari in rosa che accederanno al finanziamento.
Die Frischemanufaktur, Germania. Die Frischemanufaktur (MDF) è una start-up di tecnologica alimentare della Sassonia-Anhalt, Germania orientale. DFM ha sviluppato una tecnologia innovativa per prolungare la durata di conservazione di prodotti alimentari ultra freschi, a base di frutta o insalate. Sulla tecnologia, probabilmente anche per ragione di autotutela, non vengono fornite informazioni. Ma, arrivata a maturazione ‘commerciale’, spiega la Commissione, questa tecnologia contribuirebbe a ridurre la quantità di rifiuti alimentari.
Digimind, Germania. Digimind si occupa di imballaggi. Il design del packaging oggi è guidato principalmente da requisiti di marketing, non dai principi della circolarità come riutilizzo e riciclabilità. L’ecodesign, dunque, nella sfida per ridurre i rifiuti da imballaggio senza pregiudicarne le performance, riveste, un ruolo cruciale. Digimind vuole conquistarsi in questa sfida un posto d’eccezione grazie a soluzioni software specifiche per l’industria dell’imballaggio, mettendo in campo anche l’intelligenza artificiale.
Microbic, Polonia. Conosciamo l’effetto negativo sul clima legato alla dispersione di metano in atmosfera. L’obiettivo del progetto Microbic è la commercializzazione di una biotecnologia basata su batteri metanotrofi in grado di trasformare metano di scarto in prodotti ecologici di alta qualità. L’uso di biofiltri a base di batteri metanotrofi ridurrebbe l’impatto negativo delle emissioni di metano sull’ambiente e otterrebbe preziose materie prime dalla biomassa batterica prodotta.
Simularge,Turchia. Simularge mira a ridurre gli scarti di produzione grazie all’intelligenza artificiale. L’obiettivo della soluzione Simularge (in attesa di brevetto) è ottimizzare le operazioni di produzione, minimizzare l’uso di materie prime, ottimizzare la qualità dei prodotti e aiutare a rilevare tempestivamente materie prime e prodotti difettosi.
Splastica, Italia. Splastica è uno spin off dell’Università di Roma Tor Vergata, nato dall’intuizione e dal lavoro di Emanuela Gatto. Il team di Splastica ha sviluppato un processo brevettato per trasformare il latte scaduto in una plastica biobased e biodegradabile: “Si trasforma naturalmente in compost in 60-90 giorni”, leggiamo sul sito della startup. Il prodotto nato dallo scarto del latte “mostra buona durezza, resistenza e grande stabilità in un ampio intervallo di temperature, e al contatto con alimenti, acqua, detergenti”. L’industria della plastica monouso è il campo di applicazione target di questa bioplastica.
SusPhos, Olanda. SusPhos ha sviluppato una soluzione per il riciclo dei rifiuti ricchi di fosforo, come le ceneri di fanghi di depurazione, da cui ottiene composti di alta qualità e privi di agenti patogeni particolarmente adatti per farne fertilizzanti o ritardanti di fiamma. “I nostri processi brevettati e scientificamente robusti – leggiamo sul sito – possono produrre una varietà di prodotti a base di fosfato di alta qualità e con grandi potenzialità su diversi mercati, comprese le industrie dei ritardanti di fiamma e dei fertilizzanti”.
Vividye, Svezia. Questa startup offre un’innovazione di stampa rimovibile che consente il riutilizzo dei tessuti. “La rimozione del colore è uno dei principali ostacoli nel riciclaggio dei tessili. È tempo di fare la differenza”, leggiamo sul sito di Vividye: “Abbiamo sviluppato una tecnologia di stampa che può essere utilizzata per applicare tutti i tipi di colori e disegni ai tessuti. A differenza di altri metodi, la nostra tecnologia è studiata per facilitare la rimozione del colore applicato quando non si vuole più senza danneggiare il materiale. In altre parole, permettiamo di colorare, decolorare e ricolorare i tessuti ancora e ancora”. La tecnologia, nata della Chalmers University of Technology di Göteborg, è integrabile negli ambienti industriali esistenti.
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Il futuro del progetto
A seguito della risposta molto incoraggiante a questo primo progetto pilota, la Commissione rinnoverà il programma Women TechEU nel 2022. Il bilancio per il prossimo invito sarà aumentato a 10 milioni di € e finanzierà circa 130 imprese (contro le 50 di quest’anno).
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