“Mettere fine ai gas fluorurati è fondamentale, non solo perché questi gas sono estremamente dannosi per il clima, ma anche perché stiamo fornendo chiarezza e certezza per gli investimenti per l’industria. Le imprese europee sono già in prima linea nello sviluppo di alternative pulite ai gas fluorurati, quindi questa legge beneficerà il clima e l’economia europea”.
Con queste parole il deputato olandese Bas Eickhout – che fa parte del gruppo dei Verdi e Alleanza Libera Europea – ha commentato il voto di ieri del Parlamento europeo sulle nuove norme che mirano a ridurre al minimo le emissioni dei gas a effetto serra più inquinanti, in linea con gli obiettivi climatici.
Oltre alla diminuzione dei gas fluorurati – utilizzati soprattutto in frigoriferi, condizionatori d’aria, pompe di calore e sistemi di protezione antincendio – si è sancita anche una maggiore ambizione sulla riduzione delle emissioni di sostanze che riducono lo strato di ozono, utilizzate in estintori, aerosol e schiume isolanti.
Come si può comprendere, dunque, si tratta di scelte che andranno a incidere direttamente non solo sugli oggetti di uso comune che utilizziamo ma anche sulle industrie che li producono: così si spiega la rassicurazione di Bas Eickhout al mondo produttivo. Quello del Parlamento europeo è il penultimo passaggio: dovrà essere adesso il Consiglio ad approvare formalmente i testi e solo allora, dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, le norme saranno attive.
Leggi anche: Caldaie a gas e condizionatori: l’Ue fissa limiti stringenti (ma tutto è ancora in sospeso)
Cosa prevedono le norme sui gas fluorurati
Le nuove norme approvate dal Parlamento europeo rientrano nel pacchetto Fit for 55 (il piano con il quale l’Ue intende ridurre al 2030 le emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990) e del Green Deal Ue. Rispetto agli obiettivi sfidanti di questi anni era chiaro che il regolamento sui gas fluorurati, il n° 517 del 2014, avesse bisogno di una revisione sostanziale.
E infatti nel nuovo testo – approvato con 457 voti favorevoli, 92 contrari e 32 astensioni – si prevede una totale eliminazione graduale di idrofluorocarburi (in inglese hydrofluorocarbons, HFCs) entro il 2050, compresa una traiettoria di riduzione della quota di consumo dell’UE tra il 2024 e il 2049.
Vengono introdotti requisiti rigorosi che vietano l’immissione di prodotti contenenti gas fluorurati sul mercato dell’UE, e vengono specificate le date entro cui deve essere effettuata l’eliminazione graduale dell’uso dei gas fluorurati, in particolare nei settori in cui è tecnicamente ed economicamente fattibile utilizzare altro materiale, come nel caso della refrigerazione domestica.
Vengono poi specificati requisiti più rigorosi sui controlli delle perdite (fattore particolarmente importante, ad esempio, per i nostri frigoriferi) e si vieta anche l’uso di gas fluorurati recuperati per riempire o ricaricare le apparecchiature, a meno che il gas non sia stato riciclato o recuperato.
Dopo la fase di consultazione con le imprese, che in un primo momento avevano reagito negativamente alla proposta della Commissione (risalente all’aprile 2022), il nuovo testo approvato dal Parlamento ha eliminato le vecchie soglie quantitative sugli obblighi di rendicontazione da parte delle imprese per includere tutte le azioni, ovvero produzione, importazione, esportazione, distruzione, immissione sul mercato.
Come afferma la stessa relazione del Parlamento Ue, è stato approvato anche un “approccio meno prescrittivo per quanto riguarda le disposizioni in materia di sanzioni”. Inoltre dal 1° gennaio 2028 vi sarà un regime obbligatorio di responsabilità estesa del produttore per prodotti e apparecchiature contenenti gas fluorurati che rientrano nelle categorie di apparecchiature elettriche ed elettroniche soggette alla direttiva sui RAEE.
Leggi anche: Come sostituire le caldaie a gas con le pompe di calore
Cosa prevedono le norme sulla riduzione dello strato di ozono
C’è stato un tempo in cui a preoccuparci maggiormente era il buco dell’ozono. Ricordate? Se ne è parlato moltissimo nella seconda metà degli anni ‘80 e per tutti i ‘90 del secolo scorso. L’ozono è un gas che avvolge il pianeta e che lo protegge, e ci protegge, dai raggi ultravioletti dannosi emessi dal Sole.
“Intorno al 1985 – raccontava l’anno scorso Il Post – un gruppo di ricerca aveva scoperto che a 22 chilometri di altezza sopra i ghiacci dell’Antartide l’ozono si era fortemente rarefatto, comportando la formazione di una sorta di buco dal quale filtravano molto più facilmente le radiazioni solari dannose. Negli anni seguenti, ulteriori analisi avrebbero rilevato una riduzione dello strato di ozono al Polo Nord e in numerose altre aree del pianeta, seppure con una portata inferiore rispetto a quanto osservato in Antartide”.
Quasi immediatamente si era riusciti a risalire ai colpevoli: i clorofluorocarburi (CFC), sostanze sviluppate a partire dagli anni Trenta del Novecento e molto utilizzati come refrigeranti nei frigoriferi e nei condizionatori d’aria, ma anche come gas da impiegare all’interno delle bombolette spray. In pochi anni una enorme campagna di sensibilizzazione e di boicottaggio ha portato a una fortissima riduzione di queste sostanze. Tanto che a marzo 2023 un rapporto realizzato da Nazioni Unite, Unione Europea e Stati Uniti ha certificato che il buco dell’ozono si sta richiudendo e che anzi, più precisamente, lo strato di ozono si sta rigenerando, in particolare proprio sopra l’Antartide.
Ma tale innegabile successo non può fare ridurre l’attenzione. Ecco perché va apprezzato anche l’accordo votato dal Parlamento Ue sulla riduzione delle emissioni di sostanze che riducono lo strato di ozono (sostanze ozono lesive, in inglese ozone-depleting substances, ODS), che è stato approvato sempre nella giornata di martedì con 538 voti favorevoli, 8 contrari e 13 astensioni.
Nel testo si introducono i requisiti per il recupero e il riciclaggio di tali sostanze nei materiali da costruzione durante le ristrutturazioni (che si trovano in particolare nelle schiume isolanti), le quali costituiscono la principale fonte di emissioni residue di ODS nell’UE. Si introducono inoltre esenzioni rigorose per il loro uso come materia prima (per produrre altre sostanze, ad esempio nell’industria farmaceutica o chimica), come agenti di processo, nei laboratori e per la protezione antincendio.
Come spiegava a giugno 2023 lo stesso Parlamento, “anche se l’UE ha già raggiunto gli obiettivi di eliminazione graduale previsti dal Protocollo di Montreal del 1987 sulle sostanze che riducono lo strato di ozono nell’ambito della legislazione esistente, le emissioni di ODS devono essere ulteriormente ridotte per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo al 2030 e al 2050, obiettivi fissati dalla legge sul clima dell’UE e dall’accordo di Parigi”.
Si è scoperto, infatti, che oltre a distruggere lo strato protettivo di ozono le emissioni di ODS contribuiscono al riscaldamento globale. Tali sostanze includono halon (usati negli estintori), bromuro di metile (per controllare i parassiti) e gli idroclorofluorocarburi, usati negli attuali frigoriferi e negli impianti di climatizzazione.
Leggi anche: L’efficienza energetica nelle case? Per l’Italia si farà (ancora) con le caldaie a gas
© Riproduzione riservata