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lunedì, Dicembre 16, 2024

Il “ritorno al futuro” degli imballaggi in Francia

In sperimentazione vari progetti francesi per ridurre il monouso, azzerare i rifiuti e mettere a sistema un nuovo modello economico contro gli sprechi

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

Il mercato del riuso degli imballaggi sembra pronto a decollare nel giardino del nostro vicino. In Francia, infatti, si moltiplicano le iniziative per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, grazie a soluzioni di riduzione, riutilizzo, selezione e riciclaggio.

I promotori di questo percorso sono l’Institut du Commerce, istituto paragonabile alla nostra Camera di Commercio, il Réseau Consigne, una rete di professionisti nel riutilizzo e Citeo, una “entreprise à mission” senza scopo di lucro creata dalle aziende del settore della distribuzione, per trattare il fine vita e il riciclaggio degli imballaggi domestici e della carta.

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Obiettivo riuso al 10% entro il 2027

Oggi i cittadini francesi riciclano il 68% degli imballaggi domestici e il 60,5% della carta. Intanto, una bozza di decreto mira a raggiungere l’obiettivo del 10% di imballaggi riutilizzati entro il 2027, con un primo target del 5% entro il 2023.

Parallelamente, nell’ambito della legge per la lotta agli sprechi e per l’economia circolare, sta per essere istituito un osservatorio sul riuso, ed è stato avviato uno studio per individuare i margini di miglioramento nei flussi di confezionamento delle diverse categorie merceologiche. L’obiettivo è fare in modo che l’intero ecosistema si strutturi e si standardizzi, per crescere.

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Il deposito, un modello che piace ai consumatori

L’avversione per gli imballaggi monouso si sta diffondendo tra i consumatori aprendo le porte a nuove abitudini e comportamenti. Secondo un sondaggio dell’istituto francese di studio dell’opinione pubblica, il 90% dei consumatori vorrebbe tornare al deposito su cauzione per il vetro. Questo modello, che sembra conciliare interessi economici ed ecologici, è una vecchia abitudine in molti paesi come Francia e Italia, ed è anche una pratica tuttora in voga, per esempio, in Germania.

Grazie a un sistema standardizzato, i consumatori tedeschi pagano lo stesso importo di deposito in tutti i negozi, che può essere recuperato indipendentemente da dove i contenitori vengono restituiti. Inoltre, è una consolidata abitudine depositare le bottiglie di vetro anche accanto ai cestini dei rifiuti, per permettere ai meno abbienti di raccoglierle e ritirarne la cauzione. Solo 50 anni fa, il deposito su cauzione era ancora molto diffuso anche in Francia dove i cittadini facevano abitualmente gli acquisti portandosi dietro i propri contenitori: reti per frutta e verdura, cartoni per uova, bottiglie per latte e vino.

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Oltre all’impatto ecologico, posti di lavoro non delocalizzabili

Le attività di riutilizzo prolungano la vita dei prodotti e svolgono un ruolo chiave per le politiche di prevenzione dei rifiuti. Inoltre, rappresentano una leva per l’attività economica, con lavori operativi e non delocalizzabili, durante tutto il ciclo di riutilizzo: raccolta, logistica di ritorno, smistamento, lavaggio e riconfezionamento.

Il mondo del riuso in Francia ha dalla sua parte le autorità pubbliche che hanno compreso i vantaggi di questi nuovi programmi a rifiuti zero e sono impegnate a promuoverli. Un esempio di successo è il progetto Hub Vrac realizzato con 6 produttori e 9 negozi nella regione dell’Ile-de-France per la pulizia, il riconfezionamento e il riutilizzo degli imballaggi di prodotti sfusi. Il progetto pilota, sperimentato dall’associazione interprofessionale Réseau Vrac, il marketplace WeBulk e la società di gestione circolare Petrel, dimostra che a partire da 7 cicli di riutilizzo, l’impatto ambientale del riuso è più favorevole rispetto al monouso.

Ora non resta che fare in modo che riutilizzare gli imballaggi diventi non solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche economicamente redditizio per produttori e distributori.

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