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venerdì, Novembre 15, 2024

LA FOGNA COME IL MAIALE: NON SI BUTTA NIENTE

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Redazione EconomiaCircolare.com
[di Stefano Camellini]
Un processo industriale ma naturale per riportare le acque reflue a un nuovo stato di materia prima, pulita e utilizzabile, anzi da vivere

Sinossi

Il Parco Acque Depurate (PAD) di Reggio Emilia è una realtà unica nel suo genere.
Nato da una idea piuttosto folle per un’azienda di questo tipo (il PAD è parte integrante degli impianti di IREN, una multiutility che gestisce acqua, gas, teleriscaldamento in mezzo nord Italia) nel 2012.
Copre un area di 300.000 metri quadrati depurando ogni anno 19.000.000 di m3 di acque reflue, basandosi principalmente sulla depurazione biologica tramite microrganismi.
Dai fanghi (destinati poi alla fertilizzazione) si ottiene biogas che alimenta il processo nella fase di digestione degli stessi.
Una volta depurata l’acqua viene reimmessa nei canali per continuare il ciclo dell’acqua e, una parte, destinata all’irrigazione di coltivazioni convenzionate della bassa reggiana.
Colpiscono quattro fattori:
  • la naturalità del processo (si svolge principalmente con decantazioni differenziate e reazioni
    biologiche affidate a batteri).
  • la quasi assenza di prodotti chimici (sono i batteri i veri protagonisti).
  • il riuso della materia prima riqualificata in fertilizzanti, acqua pulita e gas; riducendo al minimo (scarto fisico di primo e secondo vaglio) ciò che viene indirizzato al termovalorizzatore.
  • dulces in fundo: la presenza nel canale di uscita dei gamberi di fiume, noti per la loro necessità di acque pulite per sopravvivere e rari nel nostro territorio naturale, non come in passato, a causa dell’inquinamento.
Il PAD è aperto a cittadinanza e scuole con visite guidate nel percorso predisposto.

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