Investire in economia circolare non vuol dire solamente puntare a un modello di sviluppo che riduca sensibilmente gli sprechi e le emissioni, ma anche generare posti di lavoro. Ricerche e report evidenziano in continuazione come avere delle competenze verdi sia sempre più richiesto dal mercato del lavoro. Le buone notizie in chi decide di abbandonare i modelli produttivi lineari, però, non finiscono qui. Si stima infatti che per poter davvero avere un futuro low carbon nelle nostre città, saranno necessarie diverse professionalità.
In base al report The circular economy at work: Jobs and skills for London’s low carbon future 2022 – realizzato da ReLondon in collaborazione con Valpak – emerge come nella sola città di Londra, perseguire strategie di economia circolare e raggiungere gli obiettivi di strategia ambientale fissati per la città, potrebbe creare oltre 280 mila nuovi posti di lavoro in un decennio, superando così potenzialmente le 500 mila posizioni lavorative circolari in città con “perdite minime di posti di lavoro nei settori tradizionali”.
Il report presentato rivede quindi fortemente al rialzo i numeri – in termini di guadagno e occupazionali – rispetto alle precedenti versioni dello studio. Registrando una grande opportunità verde da perseguire.
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L’economia circolare vale miliardi di euro
Oggi l’economia circolare a Londra non è qualcosa di marginale. Come evidenziato da ReLondon, si parla di un settore capace di generare 11 miliardi di sterline e che potrebbe crescere fino ad oltre 24 miliardi entro la fine del decennio.
Il fabbisogno di nuovi posti di lavoro nella capitale londinese non riguarderà solo i settori dei rifiuti e del riciclaggio – per il quale l’obiettivo stabilito è di arrivare al 65% di differenziata – come si potrebbe ipotizzare. Parole chiave della transizione circolare sono infatti anche condivisione (sharing), riutilizzo e riparazione.
La necessità di una riconversione circolare richiederà nuove professionalità o aggiornate competenze in diversi settori, creando così numerose opportunità per londinesi e non.
Tutto ciò, però – si legge nel documento – richiede nuove professionalità e quindi la necessità di garantire percorsi formativi per acquisirle.
Rileva infatti Wayne Hubbard, Chief Executive Officer di ReLondon come ad oggi a Londra vi sia un divario di competenze, sottolineando che per colmarlo, “sarà necessaria un’offerta di formazione più mirata a livello di scuola, college, università e anche sul luogo di lavoro”.
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Che cosa si intende per lavoro circolare (a differenza di uno… lineare)
Cosa si intende per una professione circolare? Un lavoro circolare – come definito dallo studio – è quel tipo di professione che è “direttamente coinvolto o sostiene indirettamente gli obiettivi di un’economia circolare”. Fondamentali sono le circular skills che identificano quell’insieme di “conoscenze, competenze e capacità” necessarie per svolgere compiti che supportano tutti gli aspetti di un’economia circolare, “mantenendo prodotti e materiali che circolano all’interno dell’economia al loro valore più alto possibile il più a lungo possibile”.
Tra le professioni circolari fondamentali si citano quindi quelle che consentono alle aziende di chiudere il cerchio per poter riciclare le materie prime seconde al 100% nonché tutte quelle che fanno sì che (beni e) materiali possano avere valore il più a lungo possibile. Si spazia dai lavori del settore del riciclaggio a quelli che consentono riutilizzo e riparazione come anche noleggio e leasing.
A questi si sommano i posti di lavoro (Enabling circular jobs) che rendono possibili le attività principali ma anche la loro espansione e crescita. Pensiamo ai rami legati alla tecnologia digitale, design, comunicazione o alla logistica.
Si ricordano poi nel dossier anche le professioni connesse (Indirect circular jobs) a quelle circolari perché facenti parte della supply chain, la catena di approvvigionamento.
E una professione lineare cosa è? È un lavoro lineare quello “che non è coinvolto o sostiene gli obiettivi di un’economia circolare, come i lavori nei settori minerario, estrattivo e fossile. In questa ricerca, si presume che tutti i lavori all’interno delle imprese la cui funzione non sia in alcun modo collegata all’economia circolare siano circolari dello 0%”.
Suddividendo i 231.000 posti di lavoro circolari (il 4,3% dell’occupazione totale di Londra) stimati nel 2019 tra principali, abilitanti e indiretti, si registravano oltre 93.000 posti di lavoro nel primo gruppo, circa 15.000 nel secondo e oltre 122.000 posti di lavoro in settori indirettamente circolari.
Ciò evidenzia che il 40% di tutti i posti di lavoro nell’economia circolare di Londra proviene dal settore circolare centrale, il 7% da settori circolari abilitanti e oltre la metà da settori circolari indirettamente.
Come cambierà – secondo le stime – questa ripartizione nel 2030?
Se la Mayor’s strategy transition londinese al 2030 verrà confermata, secondo gli elaborati di Valpak a tali numeri si sommeranno potenziali ulteriori 284 mila posti di lavoro circolari e lo scenario di fine decennio farebbe arrivare la somma a 515 mila unità grazie alla stimata creazione di 100.000 lavori circolari di base, 20.000 lavori circolari abilitanti e 163.000 lavori circolari indiretti. Numeri quelli di Londra che raccontano quanto possa essere concreta la riconversione ecologica del futuro delle nostre città.
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