Conoscete Fairphone? Si tratta di un esempio perfetto di design circolare.
Fairphone produce smartphone scegliendo materiali ecosostenibili, fabbriche che garantiscano i diritti dei lavoratori e una filiale produttiva che segua principi etici. Il design dei propri prodotti è pensato per durare il maggior tempo possibile, è modulare, per essere facilmente riparabile e per poter essere scomposto – alla fine dei suoi giorni – in modo che ogni sua parte trovi un altro utilizzo.
Perché è importante parlare di Fairphone? Perché da un telefono cellulare può nascere anche un bicchiere, una sedia o un qualsiasi elemento d’arredo. Ce lo insegna Pentatonic, una giovanissima startup britannica che trasforma i materiali di scarto in complementi di ecoarredo.
Più precisamente, dallo schermo degli smartphone si ricava un cristallo antigraffio con cui realizzare bicchieri e ripiani.
Ma anche perché la logica circolare che caratterizza quel progetto – ossia l’utilizzo di filiere etiche, il ricorso a materiali sostenibili, la valorizzazione del riuso dei prodotti a fine ciclo vita e il riciclo dei materiali di recupero – è stata ormai abbracciata con convinzione dal settore dell’arredamento.
L’economia circolare nell’arredamento: il metodo Ikea
E così, mentre per realizzare una sedia Pentatonic utilizza 96 vecchie bottiglie d’acqua, 43 flaconi di detersivo, la suola di una scarpa e 28 lattine di alluminio, già oggi, in Italia e all’estero, ci sono imprese che realizzano mobili e oggetti d’arredo belli e con un rigoroso approccio alla sostenibilità.
Anche un big del settore come Ikea ha deciso di fare dell’economia circolare il proprio modello di sviluppo per il futuro, dandosi come obiettivo il 2030. Nel 2018 la multinazionale svedese dell’arredamento ha lanciato il progetto Circular Living, grazie al quale è stata premiata dal World Economic Forum e dal Forum of Young Global Leaders.
Ikea Circular Living è basato su una strategia che investe tutti gli aspetti della produzione. I principi fondamentali sono sei: il primo recita “Progettare per una durata prestabilita, la più lunga possibile”. Poi ci sono i materiali, che devono essere preferibilmente “rinnovabili o riciclati”. Da qui in avanti, sarà necessario “progettare per il riciclo” e “ridurre al minimo gli sprechi durante la fase di produzione e il consumo di materiali, acqua, energia, e prodotti chimici”.
Infine, gli ultimi due punti della strategia per la sostenibilità, delineata nel rapporto “People & Planet Positive” del 2018, recitano: “Progettare per la standardizzazione e la compatibilità, abilitando anche l’intercambiabilità con prodotti di altri marchi” e “Progettare prodotti in grado di soddisfare le esigenze del cliente per tutta la vita, facilitando la riparazione, la manutenzione, e/o l’aggiornamento, e offrendo così una connessione emotiva con il prodotto a lungo termine”.
Sulla base di questi principi, Ikea ha dato vita a una lunga serie di progetti in tutto il mondo, con l’obiettivo di rimettere in circolo prodotti vecchi o mal funzionanti, ridandogli vita e valore.
La sua prima cucina “interamente riciclata” è stata realizzata in collaborazione con un’azienda italiana, la 3B di Treviso, che ha studiato le varie opportunità offerte dai materiali riciclati. Grazie a questi studi si è arrivati alla creazione di un nuovo materiale: una lamina in plastica realizzata con le bottiglie in PET provenienti dalla raccolta differenziata di alcune città giapponesi.
La cucina Kungsbacka – questo il nome – è fatta interamente di PET e legno riciclato, con un enorme risparmio in termini di inquinamento ed emissioni nocive. Basti pensare che per rivestire la superficie di un frontale Kungsbacka nero dalle dimensioni di 40 x 80 cm, infatti, vengono riutilizzate 25 bottiglie di plastica da mezzo litro.
Ikea stima che ben 13,5 milioni di mobili potrebbero essere riciclati, riutilizzati o riparati. È per questo che, nell’ambito del programma Circular Living, ha preso il via nel 2018 – inizialmente solo in Svizzera, per poi approdare in altri paesi europei e anche in Australia – il progetto Second Life. L’idea alla base è quella di consentire ai clienti di disfarsi di pezzi di arredamento danneggiati o indesiderati, che verranno poi “rottamati” e rivenduti.
Entro la fine di quest’anno, Ikea punta a realizzare postazioni dedicate alla compravendita di mobili usati in ogni negozio. Inoltre, nel 2020, ha bandito l’uso di materiali plastici monouso come cannucce, piatti, bicchieri e posate nei propri negozi e ristoranti.
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Il mercato italiano
Anche nel nostro Paese, le aziende si stanno specializzando nella circolarità del design, della produzione e della gestione degli arredi. Per avere una casa davvero circolare, tutta la catena del valore viene modificata, dall’approvvigionamento delle materie prime alla progettazione di un prodotto che riduca al minimo l’impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita e migliori la sua efficacia, per ricavare il massimo da quello che già abbiamo.
Il design, i materiali utilizzati, gli imballaggi, la gestione degli scarti sono tutte fasi fondamentali di un processo nuovo, in cui gli oggetti non sono più programmati per vivere solo nel presente, ma per avere una seconda vita. Fino ad oggi, come sosteneva il designer Philippe Starck, le aziende dell’arredamento “hanno usato bellissimi materiali naturali, forgiati per finire nella spazzatura”. Adesso l’obiettivo è cambiato.
Oggi, secondo i dati più recenti della Commissione Europea, le 130mila aziende dell’arredo del Continente generano circa 96 miliardi di euro di fatturato. Se tutte investissero nella circolarità della loro produzione, potrebbero generare un valore aggiunto di quasi 5 miliardi di euro entro il 2030 e creare oltre 163mila nuovi posti di lavoro.
Già nel 2016 Fondazione Symbola e FederlegnoArredo avevano fotografato la situazione dell’industria del mobile italiana, per capire a che punto fosse la transizione dai vecchi modelli produttivi a un’economia circolare. Erano state analizzate oltre 30 esperienze di impresa, in merito a 10 punti chiave: Eco-design, Durabilità, Disassemblabilità, Biomateriali e materiali innovativi, Materiali rinnovabili e certificati, Materiali riciclati, Riduzione sostanze inquinanti, Efficienza energetica, Riuso e upcycling, Certificazioni ambientali.
I numeri mostrano che l’industria italiana del mobile può vantare performance ambientali da primato in Europa. Non a caso, già tra il 2008 e il 2015, il 31% le imprese del settore aveva investito in prodotti e tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico e minor impatto ambientale. Inoltre, le imprese italiane dell’industria del mobile risultano leader in Europa negli investimenti in Ricerca e Sviluppo, che spesso sono anche investimenti green, con 56.4 milioni di euro.
Nuovi materiali per una casa “circolare”
Le prestazioni ambientali, insomma, sono un altro punto di forza del Made in Italy, insieme a design, bellezza e qualità. La transizione verso modelli di sviluppo circolare rappresenta dunque un’occasione importante per la nostra industria dell’arredamento.
Ma come possiamo fare in modo che l’economia circolare entri nelle nostre scelte quotidiane e dunque nelle nostre case? Grazie a materiali e pezzi riciclati, opportunamente trasformati, abbiamo già oggi nuovi strumenti per arredare, evitando gli sprechi.
C’è però chi ha ottenuto risultati importanti non solo con il semplice riutilizzo di materiali di scarto, ma puntando sull’ideazione di nuove materie prime, comunque ottenute da scarti di altre lavorazioni o di settori industriali differenti. Abbiamo assistito alla nascita di materiali alternativi realizzati utilizzando le fibre del legno o mix chimici capaci di dare nuova vita a componenti tradizionali eliminati alla fine del ciclo produzione. Oggi questi materiali, che prima erano poco più che esperimenti, stanno diventando finalmente disponibili anche su scala industriale.
Un esempio? La sedia Bell Chair di Magis (design di Konstantin Grcic) è realizzata con polipropilene, interamente riciclato. Ottenuto dagli scarti di produzione dell’azienda e dell’industria automobilistica, questo materiale brevettato è riciclabile al 100% e rende la seduta più leggera (solamente 2,7 kg, almeno un chilo e mezzo meno rispetto alla media delle sedie di plastica).
Magis ha anche studiato uno speciale pallet riutilizzabile, fatto dello stesso polipropilene, capace di stoccare fino a ventiquattro sedie impilate e utile come espositore presso i rivenditori.
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Il made in italy abbraccia la circolarità
Se volete una casa davvero circolare, sono ormai davvero tanti gli artigiani e designer italiani impegnati in questa nuova sfida. Non solo nomi altisonanti, come può essere quello di Scavolini, che ha recentemente ottenuto la certificazione CQP – rilasciato dall’ente di certificazione Cosmob per l’area “cucine e living” e per l’area “bagno” – che attesta una circolarità dei suoi prodotti del 96%.
CromARTica, ad esempio, è un laboratorio nato nel 2011 a Milano che lavora recuperando vecchi mobili per adattarli a nuovi usi. Ogni elemento d’arredo, realizzato con tecniche artigianali e materiali ecosostenibili, diventa un pezzo unico per dare un look diverso alle nostre case. Inoltre, gli ideatori riutilizzano anche il legno delle vecchie cassette della frutta, adeguatamente lavorato, per trasformarlo nella testata di un letto o in sedie dal design minimal.
“Questo l’ho fatto io” è un laboratorio di economia circolare che punta sul riuso creativo, in questo caso del ferro second hand, con il quale vengono realizzati mobili e piccole sculture, ma anche del vetro e del legno.
Quest’ultimo è protagonista dei mobili e degli allestimenti sostenibili per esposizioni prodotti da L’Albero di Joan, progettati da Maurizio Veloce. Più precisamente i pallet, recuperati e sapientemente assemblati, che servono per realizzare comodi divanetti (completi di fioriere integrate nello schienale), per arredare piccoli spazi.
Anche Eco Wood si impegna a recuperare i materiali legnosi provenienti dalle aziende di tutta la Lombardia, per trasformarli in arredamento eco-design. In particolare, proprio i pallet usati dalle aziende vengono recuperati secondo procedimenti specifici e successivamente utilizzati per creare complementi di arredo e contenitori per la raccolta differenziata, oltre ad alimentare la centrale termica che consente il riscaldamento dello stabilimento e la produzione di energia elettrica.
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La casa si fa con i tappi di sughero
L’upcycling, ovvero la trasformazione di uno scarto in un oggetto dal valore più alto, è una pratica molto diffusa. A Serralunga di Crea (Alessandria), 13RiCrea trasforma materiali non più utilizzabili, che andrebbero dispersi nell’ambiente o gettati in discarica, in risorse per creare nuovi oggetti.
E così, ritagli di tela nautica, PVC per gazebo, teloni dei camion e quant’altro si trasformano in pouf, poltrone, divani, portavasi, per l’esterno e per l’interno, fatti con fiori di plastica riciclata. Anche diversi altri materiali che le produzioni industriali non utilizzano più, vengono riutilizzati per realizzare tavoli, lampade o cornici. I prodotti di 13RiCrea si possono acquistare, ma anche noleggiare per eventi o allestimenti temporanei.
Sempre in Piemonte, a Torino, merita una menzione l’idea di Ivan Martini: Letterarium, che mira a recuperare le lettere dismesse dalle insegne commerciali per trasformarle in moderni oggetti di design, che spaziano dai tavolini luminosi alle lightboxes, dalle scritte ai fumetti.
Particolare e all’insegna della modularità è anche il progetto della startup Arcadia Design, fondata nel 2014 da Massimo Germani ed Elena Gentilini a Santo Chiodo di Spoleto (Perugia). Arcadia design produce elementi d’arredo interamente realizzati in legno massello, senza l’uso di pannelli e colle. Tutti i nuovi prodotti sono realizzati con i moduli di quelli esistenti, per riutilizzare i materiali nell’ottica dell’economia circolare.
La modularità, oltre ad aumentare il tempo di vita dei prodotti, facilita le modifiche future e ne riduce l’impatto ambientale, abbassando i costi. In questo modo poi, il design diventa personale, perché chiunque può montare e smontare i prodotti, modificarli e trasformarli in qualcos’altro, in base alle proprie esigenze.
I prodotti sono realizzati da artigiani locali, entro un raggio di 200 km e il legno arriva dai boschi locali.
Ma perché usare il legno quando potremmo arredare le nostre case grazie ai tappi di sughero? Sembra una provocazione, ma lo è solo in parte. Greencorks infatti, ha scelto proprio il sughero per produrre complementi di arredo ecosostenibile.
L’impresa italiana del vicentino, partendo dal recupero dei tappi in sughero, è riuscita a ottenere un materiale per lampade, tavolini, sgabelli, pouf ed elementi di decoro. Gli oggetti realizzati con questo granulato naturale sono ricomposti mediante l’utilizzo di soli collanti naturali, ottenendo così prodotti davvero sostenibili.
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