“Gentili membri del Parlamento Europeo, rappresentanti del Governo italiano e parlamentari, la transizione verso un’economia ambientalmente sostenibile e climaticamente neutrale rappresenta una sfida epocale che cambierà il sistema energetico e i nostri modelli di produzione e consumo in tutti i settori”. Inizia così l’appello lanciato da cento imprese italiane per chiedere più coraggio e ambizione alla politica e alle istituzioni in questa fase cruciale.
Poi segue la riflessione sull’importanza di orientare i finanziamenti in arrivo in maniera coerente e univoca verso la transizione ecologica e l’economia circolare: “I pacchetti di stimolo per la ripresa dalla recessione causata dalla pandemia da Covid-19, come ribadito in sede europea, devono dedicare una parte adeguata dei finanziamenti ai rilevanti investimenti necessari per la transizione alla neutralità carbonica e non devono danneggiare il clima e l’ambiente”.
L’appello arriva non a caso in concomitanza con la negoziazione finale sul pacchetto di ripresa europeo post Covid, in agenda per il mese di novembre, e si concentra sulla necessità di una maggiore ambizione nel fissare gli obiettivi di riduzione delle emissioni che causano il cambiamento climatico, ma anche sulla necessità di definire quali azioni ‘virtuose’ si possono finanziare e quali imprese ancora ferme a una visione “lineare e fossile” vadano invece escluse da forme di sostegno e finanziamento.
Leggi anche: Recovery Fund, i soldi dell’Europa per una transizione circolare
Le richieste degli imprenditori per sostenere la transizione ecologica
Tra i firmatari troviamo nomi importanti del mondo imprenditoriale come Enel, Edison, Erg, Acea, Mutti, Asia energy, Comieco, Novamont, Ferrovie Nord Milano e Poste Italiane. Per rendere gli investimenti europei adeguati alla sfida della transizione ecologica, secondo i sottoscrittori dell’appello bisogna rendere più incisive le proposte europee per il clima e l’ambiente.
Nello specifico, si legge nell’appello, bisognerebbe lavorare su tre direttrici:
- Ambizione climatica: portare dal 37% al 50% la quota di investimenti del Recovery and Resilience Facility – il più importante strumento di finanziamento del pacchetto Next Generation EU – destinati a progetti favorevoli al clima, sia per realizzare il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e puntare sulla neutralità climatica al 2050 che per contribuire a mobilitare i 350 miliardi di euro all’anno di investimenti per il clima e l’energia a livello europeo, stimati dalla Commissione Europea;
- Criteri climatici per gli investimenti: adottare una metodologia chiara per riconoscere gli investimenti favorevoli al clima, come quella definita dal Regolamento 2020/852 per la “Tassonomia per la finanza sostenibile”;
- Una “lista di esclusione”: introdurre una lista di attività economiche che non possono accedere ai finanziamenti del Recovery and Resilience Fund perché incompatibili con il taglio delle emissioni al 2030 e con l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050.
Richieste puntali, quelle dell’imprenditoria italiana, che mostrano quanto sia centrale, strategico e urgente discutere di crisi climatica e di cambiamento di paradigmi economici in questa fase cruciale per il futuro dell’Italia e dell’Europa.
© Riproduzione riservata