Ad inizio di dicembre Parlamento e Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo sulla revisione del quadro di progettazione ecocompatibile dell’UE per i prodotti sostenibili, il cosiddetto regolamento ecodesign. Le norme, come spiegano i due protagonisti della codecisione europea, “mira a migliorare vari aspetti dei prodotti durante il loro ciclo di vita per renderli più durevoli e affidabili, più facili da riutilizzare, aggiornare, riparare e riciclare, e che utilizzano meno risorse, energia e acqua”. Per l’entrata in vigore manca solo l’approvazione formale, che arriverà ad inizio dell’anno prossimo.
Iter e perimetro della norma sull’ecodesign
Il 30 marzo 2022 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento per “istituire un quadro generale per la definizione di norme specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili” (noto come regolamento Ecodesign, in inglese ESPR Regulation – Ecodesign for Sustainable Products Regulation). Lo scopo principale della norma, partendo dal modo in cui i prodotti vengono progettati, è favorire e rendere più semplice la riparazione, il riutilizzo e il riciclo di numerosi beni di consumo, riducendo quindi la produzione di nuovi rifiuti e l’impatto ambientale complessivo. A differenza delle precedenti norme europee sull’ecodesign, che riguardavano sono gli aspetti energetici, la Commissione allarga lo spettro d’azione della misura per abbracciare l’intera progettazione di quasi tutti i prodotti sul mercato interno (ad eccezione di alimenti, mangimi, medicinali).
Durante l’estate, come abbiamo raccontato, l’Europarlamento aveva preso posizione per l’inasprimento di alcune norme, con l’obiettivo di contrastare l’obsolescenza programmata e stabilire il divieto immediato alla distruzione di prodotti invenduti.
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Priorità a tessile, detergenti, pneumatici, mobili, prodotti chimici e lubrificanti
I requisiti specifici dei diversi prodotti saranno delineati dalla Commissione attraverso la legislazione secondaria (atti delegati). Su iniziativa del Parlamento, i negoziatori hanno concordato che la Commissione debba dare priorità a una serie di gruppi di prodotti nel suo primo piano di lavoro da adottare entro nove mesi dall’entrata in vigore della nuova legislazione. Questi prodotti prioritari includono ferro, acciaio, alluminio, prodotti tessili (in particolare indumenti e calzature), mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti chimici.
Obsolescenza ‘by design’
I negoziatori di Consiglio e Parlamento hanno concordato che le specifiche per la progettazione ecocompatibile riguarderanno anche le pratiche associate all’obsolescenza precoce o programmata (quando un prodotto diventa non funzionale o meno performante a causa, ad esempio, di caratteristiche di progettazione, indisponibilità di materiali di consumo e parti di ricambio o mancanza di aggiornamenti del software).
I prodotti, insomma, devono essere progettati fin dall’inizio perché siano facili da riparare e riutilizzare attraverso la consultazione di manuali di istruzioni. “È ora di porre fine al modello ‘prendi, produci, smaltisci’ che è così dannoso per il nostro pianeta, la nostra salute e la nostra economia. Questa legge garantirà che i nuovi prodotti siano progettati in modo da portare benefici a tutti, rispettare i planetary boundaries e proteggere l’ambiente”, ha commentato la relatrice della Commissione Ambiente dell’Europarlamento, l’italiana Alessandra Moretti.
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Passaporto digitale dei prodotti
Una delle grandi novità della norma presentata dalla Commissione europea è il passaporto digitale dei prodotti, che conterrà “informazioni accurate e aggiornate, e consentirà ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli”. Ci dovranno essere insomma tutte le informazioni in merito all’impatto ambientale e, soprattutto, sulla semplicità e i costi di riparazione del prodotto
Secondo il testo concordato, la Commissione gestirà un portale web pubblico che consentirà ai consumatori di cercare e confrontare le informazioni contenute nei passaporti dei prodotti.
Divieto di distruggere i prodotti invenduti (ma solo per abbigliamento e calzature)
Grazie al lavoro del Parlamento, la norma prende di mira anche l’assurda pratica di distruggere i beni invenduti. “Gli operatori economici che distruggono i beni invenduti – spiegano Consiglio Parlamento – dovranno comunicare annualmente le quantità di prodotti scartati e le relative motivazioni”. I negoziatori hanno concordato di vietare specificamente la distruzione di abbigliamento, accessori di abbigliamento e calzature invenduti, due anni dopo l’entrata in vigore della legge (sei anni per le medie imprese). Nella proposta del Parlamento anche i prodotti elettronici rientravano nel decreto, ma l’accordo li ha stralciati dal divieto.
In futuro, la Commissione potrebbe aggiungere altre categorie all’elenco dei prodotti invenduti per i quali dovrebbe essere introdotto un divieto di distruzione.
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Cosa succede ora
Dopo il completamento dei lavori a livello tecnico, il Parlamento e il Consiglio devono approvare formalmente l’accordo prima che possa entrare in vigore. Entrata in vigore attesa per i primi mesi del 2024.
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