Quando il regolamento sulle materie prime critiche fu proposto ufficialmente al pubblico era l’1° febbraio 2023. Ora, a poco più di un anno di distanza, quel regolamento diventa ufficialmente un atto comunitario.
Con le istituzioni europee in scadenza di mandato – ricordiamo il voto nei 27 Stati membri dell’Ue tra il 6 e il 9 giugno – lo scorso 18 marzo il Consiglio ha adottato il regolamento che istituisce, recita la nota diffusa dal Consiglio, “un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, meglio noto come regolamento sulle materie prime critiche”. Si tratta dell’ultima tappa del processo decisionale.
Il regolamento sulle materie prime critiche, insieme al regolamento sull’industria a zero emissioni nette e alla riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica, è una delle iniziative legislative faro del piano industriale del Green Deal. Il Consiglio ha adottato il mandato negoziale il 30 giugno e i due colegislatori, Consiglio e Parlamento, hanno raggiunto un accordo provvisorio il 13 novembre 2023.
I tempi affinché l’atto entri in vigore sono noti: il regolamento sarà ora pubblicato nella prossima edizione della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione.
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Il vero obiettivo sulle materie prime critiche
Nelle dichiarazioni di Jo Brouns, ministro fiammingo dell’Economia, dell’innovazione, del lavoro, dell’economia sociale e dell’agricoltura, si legge in filigrana il vero obiettivo che l’UE intende darsi con l’adozione di un atto di cui si discute da tempo e sul quale i 27 Stati membri arrivano in ordine sparso, tutti però rigorosamente col fiato corto.
“Con il regolamento sulle materie prime critiche – dice Brouns – vogliamo trasformare le sfide poste dalle nostre dipendenze in autonomia strategica e in opportunità per la nostra economia. Questo atto legislativo rafforzerà il nostro settore minerario, migliorerà le nostre capacità di riciclaggio e trasformazione, creerà posti di lavoro locali e di buona qualità e garantirà che la nostra industria sia pronta per le transizioni digitale e verde”.
L’Unione Europea è infatti enormemente dipendente dalle materie prime critiche, vale a dire i materiali e i minerali fondamentali per le tecnologie del presente e del futuro: dalle turbine eoliche alle batterie delle auto, dai chip per l’intelligenza artificiale alla produzione di fertilizzanti.
Litio, cobalto, manganese, alluminio, terre rare: sono nomi coi quali abbiamo acquisito un’assodata familiarità. E che gli Stati membri dell’Unione acquistano sia nella loro forma naturale o primitiva che nelle successive fasi della filiera. Restando fortemente dipendenti dalle volontà degli Stati da cui importano o dagli equilibri geopolitici. Che, come ha insegnato la guerra in Ucraina, sono fragilissimi.
Proprio dalla guerra in Ucraina l’Unione Europea ha tratto una lezione importante. È possibile ridurre in poco tempo, e in quantità notevole, la propria dipendenza dall’estero. Lo abbiamo appreso soprattutto qui in Italia con il gas russo, che fino al febbraio 2022 importavamo per il 40% dei nostri consumi. A distanza di poco più di due anni gli acquisti di gas dalla Russia si sono già quasi azzerati.
Certo, nel nostro caso siamo rimasti comunque dipendenti dall’estero, nel senso che a un unico fornitore abbiamo preferito una lunga lista di altri fornitori dello stesso bene. Ma la lezione comunque è tratta: in un’era in cui si sta tornando ai sovranismi nazionali è meglio farsi trovare preparati. Essere più autonomi è la soluzione a medio termine. E questo l’Unione Europea sembra averlo compreso per bene.
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Cosa prevede il regolamento sulle materie prime critiche
Il regolamento sulle materie prime critiche introduce scadenze chiare per le procedure di autorizzazione per i progetti di estrazione dell’UE, consente alla Commissione e agli Stati membri di riconoscere un progetto come strategico, richiede valutazioni del rischio della catena di approvvigionamento, impone agli Stati membri di disporre di piani nazionali di esplorazione e garantisce l’accesso dell’UE alle materie prime critiche e strategiche attraverso parametri di riferimento ambiziosi in materia di estrazione, trasformazione, riciclaggio e diversificazione delle fonti di importazione.
Il testo definitivo adottato individua due elenchi di materie (34 critiche e 17 strategiche) che sono fondamentali per le transizioni verde e digitale nonché per l’industria della difesa e dello spazio. Il regolamento sulle materie prime critiche stabilisce tre parametri di riferimento per la copertura del consumo annuo di materie prime dell’UE: il 10% da estrazione locale; il 40% da trasformare nell’UE e il 25% da materiali riciclati.
Per facilitare lo sviluppo di progetti strategici, gli Stati membri creeranno punti di contatto unici al livello amministrativo opportuno e nella fase pertinente della catena del valore delle materie prime critiche.
I progetti di estrazione riceveranno le autorizzazioni entro un periodo massimo di 27 mesi, mentre i progetti di riciclaggio e trasformazione dovrebbero ricevere le autorizzazioni entro 15 mesi, con limitate eccezioni volte a garantire un dialogo significativo con le comunità locali interessate dai progetti e un’adeguata valutazione dell’impatto ambientale in casi complessi.
Le imprese di grandi dimensioni che realizzano tecnologie strategiche (ossia i produttori di batterie, di idrogeno o di generatori di energia rinnovabile) effettueranno una valutazione del rischio delle rispettive catene di approvvigionamento per individuare le vulnerabilità.
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