Le donne stanno trovando opportunità di carriera nel settore dei rifiuti solidi urbani in tutte le aree del mondo, lungo tutta la gerarchia dei rifiuti, nel pubblico e nel privato e a vari livelli di responsabilità. Eppure, allo stesso tempo, devono ancora affrontare barriere legali e pregiudizi culturali per lavorare. La maggior parte di loro è occupata nelle attività di gestione dei rifiuti a basso valore, mentre sono sottorappresentate nelle attività ad alta qualificazione, come la progettazione o la gestione di tecnologie avanzate.
Le imprenditrici hanno difficoltà a ottenere prestiti e, in molte aree del mondo, le donne devono destreggiarsi tra lavoro e responsabilità familiari senza un sistema di welfare a loro supporto. Ci sono inoltre segnali che indicano come datori di lavoro e associazioni di categoria devono fare di più per trattenere le giovani donne e sostenere nuovi ingressi nei luoghi di lavoro. Ciò significa soprattutto creare opportunità per acquisire esperienza attraverso l’inserimento in progetti lavorativi, collaborare con team esperti, avere dei tutor e l’accesso a una formazione di qualità.
Obiettivi del sondaggio di ISWA-WOW!
Sono risultati ambivalenti quelli emersi dalla seconda edizione dell’indagine WOW! Global Survey, realizzata da ISWA (International Solid Waste Association, un’associazione internazionale di professionisti ed esperti nel settore dei rifiuti) con l’obiettivo di esplorare il legame tra genere e sistemi di gestione dei rifiuti e di recupero delle risorse per migliorare la sostenibilità e la circolarità.
In un’ottica più ampia, WOW! intende sviluppare opportunità di formazione e networking per la vasta comunità di donne che lavora in questo campo: “Come possiamo promuovere l’empowerment femminile nel settore dei rifiuti solidi urbani? Di che tipo di supporto hanno bisogno le donne per crescere e progredire nella transizione verso l’economia circolare?”, sono le domande alla base del sondaggio.
Il primo problema da affrontare secondo ISWA-WOW! è la mancanza di dati adeguati, in quanto impedisce la definizione di politiche adeguate, la programmazione e la pianificazione a tutti i livelli del settore pubblico e privato. “Attraverso questa indagine di mappatura globale – spiega la ISWA-WOW! Task Force – vogliamo contribuire a colmare la lacuna di dati e costruire una base di evidenze per informare i professionisti delle istituzioni e del settore privato, nonché i politici e le associazioni, nei loro sforzi per sostenere l’avanzamento delle professioniste nel campo dei rifiuti”.
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Come è stato realizzato il sondaggio
Per farlo sono state intervistate 607 donne in 75 Paesi, tenendo conto di tutte le variabili di nazionalità, età, esperienza sul lavoro, educazione, tipologia di occupazione e livello di responsabilità. La maggior parte delle risposte è arrivata dall’America Latina e dai Caraibi (32,3%) e dal Nord America (25,4%). Una rappresentanza ridotta è stata riscontrata nelle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa (1,6%), dell’Asia orientale e Pacifico (3,5%) e dell’Asia meridionale (3,6%). Anche se l’Africa sub-sahariana ha avuto una risposta abbastanza buona (12%), questa si è concentrata in pochi Stati, con conseguente scarsa rappresentanza dell’intero continente africano.
L’indagine ha fornito alle donne uno spazio per descrivere la loro situazione lavorativa e nella vita quotidiana, le sfide che devono affrontare, il sostegno che desiderano per la loro carriera e i benefici che già apprezzano. L’attenzione di ISWA-WOW! si è concentrata sul conoscere le storie personali delle donne, per capire gli ostacoli e i pregiudizi in qualche modo “strutturali” nella loro esperienza lavorativa: dalle norme sociali limitanti ai luoghi di lavoro ostili fino alla mancanza di accesso alle risorse.
Eppure le donne intervistate hanno dichiarato di provare un forte senso di appartenenza al settore dei rifiuti, con l’intenzione di proseguire l’esperienza lavorativa e raggiungere anche livelli dirigenziali. Le donne sono alla ricerca di sviluppo personale, di supporto e formazione sulle competenze, nonché di orari di lavoro o sedi flessibili per sostenere la loro crescita professionale. Inoltre, molte hanno espresso la necessità di avere un’assicurazione sanitaria e/o una pensione con più garanzie, nonché un migliore accesso ad attività di networking, ad esempio conferenze, fiere, progetti di collaborazione.
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Rifiuti: il mercato del lavoro per le donne
Un confronto tra i risultati della prima indagine del 2018 e la seconda mostra una struttura molto simile in termini di esperienza e formazione. L’87,7% delle intervistate nell’ultima indagine aveva un’istruzione terziaria (università o scuole professionali). È stato registrato un grande numero di nuovi ingressi nel mercato del lavoro (il 34,5% aveva un’esperienza inferiore a cinque anni), mentre il 13,1% delle donne era una professionista affermata, con più di venti anni di lavoro alle spalle.
Per quanto riguarda le mansioni, la maggior parte delle donne intervistate (53,1%) è risultata occupata in mansioni che rientrano nella gerarchia dei rifiuti. Un terzo delle donne (33,3%) lavora nel “riciclo di rifiuti”, un quinto nella “raccolta o trasferimento dei rifiuti” (19,4%). In termini di aree lavorative previste per il futuro, si nota uno spostamento verso l’alto della gerarchia dei rifiuti, con un maggior numero di donne che scelgono carriere nella “prevenzione dei rifiuti”, nel “riutilizzo e riparazione dei rifiuti” e nel “recupero dei rifiuti”, senza dimenticare comunque la natura spesso trasversale del lavoro in questo ambito.
Il 61% delle donne intervistate ha dichiarato di ricoprire attualmente un ruolo dirigenziale – a vari livelli, dalla team leader, alla responsabile di progetto/reparto fino all’amministratrice delegata o alla direttrice dell’azienda. Il 24,9% delle intervistate lavora come “specialista (tipicamente con conoscenze teoriche e pratiche specifiche in campo scientifico, tecnologico, ingegneristico e/o matematico)”.
La maggior parte delle donne intervistate (31,2%) ha un’occupazione in una “società privata/commerciale di rifiuti”, con una notevole diminuzione del numero di intervistate provenienti da “amministrazioni locali, comuni o simili”, che erano il principale datore di lavoro nel 2018. L’amministrazione locale rimane comunque un datore di lavoro significativo nell’ultima indagine, con il 17,4% delle intervistate assunte nel pubblico.
Percezioni e ostacoli da affrontare
Nel complesso, la maggioranza delle donne intervistate, grazie a un’occupazione nel settore dei rifiuti, si sente abbastanza “orgogliosa o soddisfatta delle sfide positive e/o delle opportunità di lavoro” (66,4% delle intervistate) e di percepire un “senso di realizzazione nel mantenere l’ambiente pulito o nel produrre nuove risorse” (67,9%). Ciò contribuisce molto spesso a indirizzare i desideri di carriera delle donne verso i livelli più alti della gerarchia dei rifiuti.
Sebbene le donne, e soprattutto le giovani donne, affrontino ancora numerose difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro, è incoraggiante vedere che il 24,4% delle intervistate ha dichiarato di non aver incontrato nessun ostacolo. Le sfide maggiori per un’intervistata su quattro riguardano il “reperimento di informazioni e/o formazione pertinenti sulla gestione dei rifiuti” (27,9%) e “trovare opportunità adeguate” (23,7%).
Nonostante molte donne abbiano evidenziato lo stress causato da condizioni di lavoro difficili e/o a orari di lavoro prolungati, nonché la frustrazione dovuta a un accesso limitato alle risorse e/o alle opportunità, un numero maggiore di donne ha sottolineato i benefici di sostegno offerti dalla flessibilità degli orari o della sede di lavoro (57,8%) e dallo sviluppo personale/supporto/formazione (54,5%). Mentre nella maggior parte dei casi sono state le donne nelle fasce d’età 31-35 e 36-40 a rispondere di sentirsi “spesso stressate a causa delle difficili condizioni di lavoro e/o dei lunghi orari lavorativi”.
Le intervistate di età compresa tra i 21 e i 25 anni hanno riferito livelli più elevati di “molestie a causa di attenzioni sessuali irrispettose o indesiderate sul lavoro“, di sentirsi “a disagio nel lavorare nel settore dei rifiuti” e di “frustrazione a causa dell’accesso limitato alle risorse e/o alle opportunità”. Questi aspetti (tra gli altri) hanno fatto sì che questa fascia di età abbia ottenuto nelle risposte il valore più alto per quanto riguarda la “sensazione di incertezza sul proprio futuro”.
Una nuova domanda introdotta in quest’ultima indagine ha mostrato che le donne intervistate nella fascia di età compresa tra i 36 e i 40 anni trascorrono la maggior parte del tempo della giornata occupandosi della famiglia, con oltre la metà delle intervistate che dedica più di cinque ore al giorno per le responsabilità familiari. Questo vale soprattutto per le donne dei Paesi a reddito medio-basso (54,7%), rispetto alle intervistate dei Paesi a reddito elevato (28,9%).
Gestire i rifiuti nella transizione ecologica
La prima indagine WOW! Global Survey aveva dimostrato che le donne contribuiscono in modo significativo alla gestione dei rifiuti a livello globale, apportando le loro conoscenze ed esperienze in una molteplicità di ruoli a tutti i livelli della gerarchia e attraverso una varietà di organizzazioni sia nel pubblico che nel privato. L’attuale transizione verso un’economia circolare pone adesso il settore di fronte a un’enorme sfida. Con l’obiettivo di ridurre la domanda di materie prime e di energia e la produzione di gas serra, il settore dei rifiuti svolge un ruolo chiave nella raccolta e nel riciclo delle materie prime, in particolare per quanto riguarda la plastica, i metalli, i tessuti e l’elettronica.
Ciò significa non solo garantire l’adozione diffusa di una buona governance, di sistemi di finanziamento e di tecnologie ottimali in ogni fase del ciclo dei rifiuti, ma anche assicurare un ambiente favorevole alle lavoratrici. Purtroppo, questa non è l’esperienza di molte donne a tutti i livelli. In vista di un futuro radicalmente diverso, il settore dei rifiuti solidi urbani non potrà, però, fornire la capacità necessaria per affrontare il cambiamento richiesto e cogliere le profonde opportunità di rinnovamento sociale se continueranno le stesse pratiche discriminatorie e ingiuste nei confronti delle donne.
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