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lunedì, Dicembre 16, 2024

Sostituire gli allevamenti di animali con serbatoi di microrganismi. La campagna di Reboot Food

Sostituendo gli allevamenti animali con fabbriche che producono microrganismi si potrebbe produrre la quantità di proteine sufficiente a sfamare tutto il mondo su un'area di terreno più piccola di Londra. È quanto sostenuto nel manifesto di “Reboot Food” dell’Ong RePlanet

Lucia Guarano
Lucia Guarano
Giornalista e autrice, ha firmato per Round Robin editrice il romanzo-inchiesta: “La Guerra è finita”, candidato al premio Strega 2016. Ha collaborato con numerose testate internazionali (Al Jazeera English, Al Arabiya, The National, T- Qatar - The New York Times Style Magazine e Qatar Tribune) e nazionali (Giornalettismo, Huffington Post, Apcom). Ha tradotto dall’inglese il graphic novel “La Lucha” (Ed. Verso Books). Nel 2020 ha firmato, “Ilaria Alpi. Armi e veleni, le verità interrotte”, inchiesta a fumetti uscita in edicola, in allegato al Fatto Quotidiano.

La quantità di proteine sufficiente a sfamare tutto il mondo potrebbe essere prodotta su un’area di terreno più piccola di Londra. Come? Sostituendo gli allevamenti animali con fabbriche che producono microrganismi. È quanto sostenuto nel manifesto, Reboot Food di RePlanet, ong ecologista europea, impegnata nella ricerca di soluzioni alla crisi climatica basate sulla scienza.

Secondo quanto sostiene l’ente, ci troviamo sulla soglia di una rivoluzione alimentare senza precedenti, la più importante dalla nascita dell’agricoltura, 10.000 anni fa.

“Oggi l’agricoltura è la principale causa della perdita di biodiversità ed è responsabile per l’emissione di più gas serra di tutte le nostre auto, aerei e navi messi insieme – si legge nel report – La maggior parte dei danni è causata dagli allevamenti, che da soli coprono il 28 per cento della superficie terrestre, più di tutte le foreste del mondo”.

Reboot food: il manifesto

L’idea chiave è quella di sostituire l’agricoltura animale, ove possibile, con una tecnologia rivoluzionaria, chiamata fermentazione di precisione, che prevede l’utilizzo di lieviti e batteri per la produzione di proteine. In sostanza, consente di passare dall’allevamento di macroorganismi, come mucche, pecore e maiali, all’allevamento di microorganismi.

Una tecnologia che consentirebbe di porre fine allo sfruttamento degli animali per l’alimentazione e attraverso la quale, la maggior parte dei terreni attualmente utilizzati per l’allevamento potrebbe essere restituita alla natura. E questa tecnologia sarebbe alimentata da energia solare, eolica e nucleare.

Le proteine ottenute attraverso questa tecnica sarebbero, dunque, fino a 40.900 volte più efficienti a livello di impatto sul territorio, rispetto alla carne bovina, rendendo tecnicamente possibile la produzione di proteine a livello mondiale su un’area di terreno più piccola di Londra.

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I quatto principi base di Reboot Food

  1. Base vegetale – Gli alimenti sani, integrali e variegati a base vegetale dovrebbero essere al centro di tutto.
  2. Fermentare, non macellare – Gli allevamenti animali dovrebbero essere gradualmente eliminati e sostituiti con prodotti identici con la fermentazione di precisione, dove possibile.
  3. Utilizzare il meno possibile di terra e mare e rigenerare tutto il resto – L’agricoltura ad alto rendimento e basso impatto deve diventare la priorità per lasciare il più possibile spazio alla natura. Gli agricoltori dovrebbero essere pagati per i terreni risparmiati.
  4. Rendere le tecnologie open source per garantire una giusta transizione – I benefici della rivoluzione alimentare devono essere condivisi con tutti, con nuove tecnologie open source.

Utilizzando la genetica, possiamo programmare questi microrganismi in modo che producano esattamente le stesse proteine e gli stessi grassi che attualmente otteniamo dagli animali – si legge nel report – Questa tecnologia, alimentata da energia pulita di origine solare, eolica e nucleare, è già commercialmente collaudata e scalabile a livello globale, e produce attualmente il 99 per cento dell’insulina e l’80 per cento del caglio in tutto il mondo. Stiamo parlando di una transizione verso alimenti privi di allevamenti per tutto ciò che attualmente è attualmente disponibile solo dal bestiame”.

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Le richieste ai Governi mondiali

“Ma questa rivoluzione – si legge – non avverrà per caso e non è inevitabile”.

Il manifesto chiede infatti un cambiamento radicale nel sostegno governativo all’alimentazione e all’agricoltura, cessando le sovvenzioni alle industrie animali tradizionali e incoraggiando la produzione di alimenti a basso costo e non a base animale, sostenendo, al contempo, una giusta transizione per gli agricoltori e i pescatori.

La campagna, lanciata in occasione della Cop27, nello specifico, chiede ai Governi di:

  1. Investire il 2,5 per cento del PIL in 10 anni per riavviare i nostri sistemi alimentari.
  2. Smettere di sovvenzionare l’agricoltura animale, pagare un sussidio agli agricoltori per la rigenerazione del territorio.
  3. Inserire l’agricoltura nel sistema di scambio di quote di emissioni UE (ETS), in maniera tale che le emissioni siano limitate e valutate in base ai costi.
  4. Sovvenzionare gli alimenti a base vegetale nei punti vendita per incoraggiare un mercato di massa.
  5. Attuare una giusta transizione per le comunità di agricoltori e pescatori.
  6. Fissare obiettivi di riduzione dell’uso del suolo e della sua rigenerazione
  7. Limitare i brevetti sull’innovazione alimentare a 10 anni e scoraggiare il controllo delle corporation.
  8. Legalizzare l’editing genetico, la modifica genetica e altre nuove tecniche di riproduzione.
  9. Rendere obbligatoria l’etichettatura di sostenibilità.
  10. Vietare la pubblicità di alimenti di origine animale ad alto consumo di territorio e carbonio.

L’editorialista del Guardian George Monbiot, che sostiene la campagna, ha dichiarato: “L’elefante nella stanza della Cop27 è la mucca. Ma fortunatamente questa volta c’è davvero una ricetta per il successo. Riavviando i nostri sistemi alimentari con la fermentazione di precisione, possiamo eliminare gradualmente l’agricoltura animale e aumentare notevolmente la quantità di proteine disponibili per il consumo umano”.

LEGGI IL NOSTRO SPECIALE SULLA COP27

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