Con 76 voti a favore e 62 voti contrari (4 gli astenuti), la commissione per i Problemi Economici e Monetari e la commissione Ambiente del Parlamento europeo hanno bocciato la proposta di tassonomia della Commissione europea, con la quale l’Unione definisce le attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale e climatico. Lo scopo è quello di combattere il greenwashing ed evitare la frammentazione del mercato a causa delle definizioni divergenti di sostenibilità ambientale. A far discutere era stata la scelta, arrivata agli inizi del 2022 dopo ben due anni di dibattiti e controversie, di dare al gas e al nucleare il “bollino verde”.
Il voto delle commissioni congiunte è giunto dopo che negli scorsi giorni al Parlamento era giunta una risoluzione, elaborata da un gruppo di eurodeputati che chiedeva, appunto, lo stop alla tassonomia Ue. “La Commissione europea ha violato lo spirito e la lettera della legge etichettando come sostenibili fonti energetiche altamente controverse e inquinanti – ha affermato l’ecologista Bas Eickhout, uno dei primi firmatari della risoluzione -. Ai legislatori dell’Ue non è stata data un’opportunità adeguata di fornire commenti prima che la Commissione pubblicasse la proposta”. Sebbene la risoluzione sia stata presentata da un gruppo nutrito di eurodeputati che fanno parte dei partiti che rappresentano la maggioranza del parlamento europeo, non si nutrivano molte speranze sull’esito del voto. E invece la giornata di oggi rimette in discussione un percorso che continua a essere irto di ostacoli.
I deputati riconoscono il ruolo del gas e del nucleare nel garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, ritengono che gli standard di screening tecnico proposti dalla Commissione, nel suo regolamento delegato, a sostegno della loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche ecosostenibili fissati dall’articolo 3 del regolamento sulla tassonomia. La risoluzione adottata dai deputati chiede inoltre che eventuali atti delegati nuovi o modificati siano soggetti a consultazione pubblica e valutazioni d’impatto, in quanto potrebbero avere impatti economici, ambientali e sociali significativi.
Intanto è già arrivata una prima reazione della Commissione europea al voto delle due commissioni del Parlamento. “Continuiamo a seguire da vicino le discussioni parlamentari – ha detto un portavoce della Commissione nel corso di una conferenza stampa a Bruxellese – Aspettiamo con impazienza il voto finale della plenaria a luglio. La neutralità climatica è il nostro obiettivo e il nostro obbligo. Sappiamo che ci sono sensibilità diverse. Il nostro atto delegato è parte di un toolbox per ridurre le emissioni, e per questo per noi è importante portarlo avanti. Cosa succede se un atto delegato è rigettato da uno dei colegislatori? Decade“.
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Bocciare la tassonomia non blocca gli investimenti su gas e nucleare
Il voto della plenaria, cioè dell’intero Parlamento europeo, si terrà come detto a luglio. Se il Parlamento non lo dovesse respingere, l’atto delegato (il provvedimento con la tassonomia proposta dalla Commissione) entrerà in vigore e il gas e l’energia nucleare diventeranno ufficialmente investimenti verdi, con tanto di timbro di approvazione dell’Unione europea – la stessa Europa che col Green Deal e il Fit for 55 si è data poi obiettivi climatici molto ambiziosi (come la riduzione delle emissioni al 55% nel 2030 rispetto ai livelli del 1990). Seppur non vincolanti, le indicazioni delle due Commissioni sono importanti per delineare i futuri equilibri. Anche perché la tassonomia europea, con l’inclusione di gas e nucleare tra le attività green, continua a incontrare forti resistenze. È il caso ad esempio del WWF e di altre ong internazionali che nella giornata di ieri hanno presentato un appello agli europarlamentari affinché rigettino in toto l’atto delegato.
“Il gas sta guidando una crisi inflazionistica in Europa – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia WWF Italia -. Allora perché l’Unione aggiunge carburante al fuoco promuovendo il nuovo gas come investimento sostenibile, aumentando così ulteriormente il suo utilizzo? Oggi, l’energia da fonti rinnovabili è molto più conveniente rispetto al gas, quindi le bollette energetiche delle famiglie beneficeranno di una transizione più rapida verso l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, piuttosto che da una spinta a tecnologie obsolete e inquinanti”.
Il Wwf spiega inoltre che “secondo la Commissione europea, l’Ue nei prossimi dieci anni deve investire 350 miliardi di euro ulteriori ogni anno per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030. La tassonomia è uno strumento chiave per guidare i mercati privati verso questo obiettivo, perché fornisce definizioni appropriate per le quali le attività economiche possono essere considerate (e definirsi) sostenibili, ma avrà successo solo se si baserà su criteri scientifici“. L’appello agli eurodeputati e alle eurodeputate si chiude con un spiegazione: l’eventuale bocciatura del gas e del nucleare nella tassonomia non impedisce comunque che ogni Stato membro, se lo riterrà opportuno, potrà comunque sostenere queste due forme di energia.
“Se la lista che include gas e nucleare tra gli investimenti verdi verrà bocciata – afferma ancora Midulla – gli Stati membri e gli investitori privati potranno comunque investire nell’energia nucleare o nel gas fossile. Tuttavia, le persone che vogliono finanziare le tecnologie verdi non saranno tratte in inganno e non investiranno i loro soldi in attività che credono sostenibili, ma che in realtà sono dannose per il clima e l’ambiente“.
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L’altro terreno di scontro: auto elettriche e inceneritori nel sistema ETS
La partita della tassonomia è solo uno dei terreni di scontro attorno all’ambiente, tema sempre più cruciale per i destini del Pianeta e sul quale l’Europa intende porsi all’avanguardia. Lo testimonia la recente votazione del pacchetto Fit for 55. Come abbiamo raccontato, il 9 giugno il Parlamento europeo si è spaccato sulla votazione: se da una parte ha deciso di confermare lo stop alle auto termiche a partire dal 2035, dall’altra ha bocciato la proposta di riforma del sistema ETS(Emission Trading System), che era stata approvata dalla Commissione Ambiente qualche giorno fa.
Ricordiamo che le proposte di modifiche al mercato ETS prevedevano, tra le altre cose, l’inserimento degli inceneritori tra gli impianti che dovranno pagare le emissioni climalteranti. Un provvedimento che interessa particolarmente l’Italia: il nostro Paese infatti, come dimostra il recente caso di Roma, punta ancora molto su questa tecnologia per risolvere la gestione dei rifiuti. Il Parlamento europeo voterà ancora sulla riforma dell’ETS – nonché sul fondo sociale per il clima e il “dazio” climatico (Cbam) – nella prossima plenaria a Bruxelles, in programma il 22 e 23 giugno. Lo hanno deciso a maggioranza i coordinatori dei gruppi politici della commissione Ambiente.
In questi giorni sarà possibile presentare nuovi emendamenti – e, visto il clima, c’è da giurarci che ne arriveranno non pochi. Nel frattempo i gruppi politici cercheranno di trovare compromessi per evitare che si ripetano le scene di mercoledì scorso, quando appunto la riforma è stata bocciata.
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