La gestione dei rifiuti tessili è un problema, lo sappiamo. I consumi crescono a ritmi accelerati in Europa e nel mondo, a causa soprattutto del fast fashion. E rifiuti lievitano di pari passo.
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente “nell’UE i prodotti tessili usati sono attualmente per lo più gettati tra i rifiuti urbani e poi inceneriti a fini energetici; tuttavia, il volume esatto di questo flusso di rifiuti non ci è noto. In media il 38 % dei prodotti tessili è donato a fini di riutilizzo e di riciclo”. Tutto il resto è perduto. Inoltre, sempre l’Agenzia (“EU exports of used textiles in Europe’s circular economy”) spiega che le nostre esportazioni sono triplicate in due decenni, arrivando quasi 1,7 milioni di tonnellate l’anno nel 2019, a volte spacciando rifiuti per abiti usati. Per questo EconomiaCircolare.com tiene sotto osservazione le norme che potrebbero limitare gli impatti ambientali della filiera tessile.
Durante un recente webinar organizzato da Erion Textiles “Tessile a un passo dalla norma EPR. Gli impatti economici e organizzativi per le aziende”, si è parlato di questo, facendo il punto su responsabilità estesa del produttore, revisione della direttiva sui rifiuti, regolamento ecodesign ed end of waste per i prodotti tessili. Particolarmente utili, per gli addetti ai lavori, le parole di Vincenzo Gente, Policy Officer della DG Ambiente della Commissione europea, che ha fornito una fotografia di quello che succede a livello di legislazione europea.
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Revisione della Direttiva rifiuti
Il destino dei rifiuti tessili europei verrà stabilito dalla revisione in corso della direttiva quadro sui rifiuti, che contiene azioni già previste nella strategia europea sui tessili per rendere il settore più circolare e più sostenibile. La proposta di revisione della Commissione è arrivata a luglio dello scorso anno. “In questo momento – ricorda Gente – la proposta è in fase di co-decisione con il Parlamento e il Consiglio”.
Il Parlamento ha votato gli emendamenti nella plenaria di marzo, mentre a giugno è stato adottato l’approccio generale del Consiglio, in cui sono state suggerite delle modifiche alla proposta della Commissione. Il trilogo, la fase di negoziazione tra Commissione, Parlamento e Consiglio, “dovrebbe iniziare fra poco, ad ottobre – ha detto Gente – però ancora non abbiamo date certe”. Il funzionario, durante il webinar, ha azzardato delle previsioni: “Purtroppo con le votazioni e il cambio del nuovo Parlamento europeo ci sono stati un po’ di ritardi. Quello che spereremmo è di terminare con questa fase di negoziazione entro la fine dell’anno, ma non posso dare alcuna data certa perché non ci sono adesso in calendario date specifiche per il trilogo. Noi vorremmo iniziare il più presto possibile”.
Il cuore della revisione delle direttiva rifiuti
Gente ha sottolineato poi gli elementi principali della proposta della Commissione: la definizione di alcune regole generali per la responsabilità estesa del produttore per quanto riguarda i tessiti; indicazioni per l’organizzazione per i produttori che fanno parte della responsabilità estesa (EPO- Extended Producer Organization); alcune regole generali per la gestione dei rifiuti e tessiti.
“C’è il tentativo di armonizzare a livello europeo alcune regole per quanto riguarda il settore tessite – ha detto – in modo che i produttori siano responsabili per la gestione del fine del ciclo di vita dei prodotti che immettono nel mercato, in attuazione di quello che viene normalmente chiamato polluter pay principle, il principio per cui il produttore paga per quanto riguarda i costi ambientali dei propri prodotti”.
Sui prodotti tessili (elencati nel delegato 4C), “i produttori dovranno coprire dei costi che riguardano la raccolta e la gestione dei rifiuti ma anche attività come supporto a sviluppo e ricerca o campagne di comunicazione per quanto riguarda la sostenibilità”. Gente ricorda che, nella proposta della Commissione, le micro imprese sono escluse così come sono esclusi anche gli operatori economici che mettono al mercato prodotti usati.
Per verificare e monitorare che tutto funzioni ogni Stato membro avrà un registro dei produttori: la Commissione dovrà adottare un atto di implementazione per stabilire un formato armonizzato di questo registro.
Un altro elemento significativo segnalato durante il webinar organizzato da Erion Textiles “è che tutti i tessili che vengono raccolti separatamente devono essere considerati legalmente come rifiuti, quindi indipendentemente dal fatto che l’utente voglia conferirli nel punto di raccolta per poter essere riutilizzati o perché siano effettivamente non più utilizzabili ma rifiuti”.
Per quanto riguarda le operazioni di cernita, dovranno ovviamente essere in linea con la gerarchia dei rifiuti: “Quindi dovrà essere sempre previsto il riuso come prima opzione e poi preparare per riuso, riciclaggio, fino all’incenerimento”.
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Il timing
Anche una volta concluso il trilogo e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea, la direttiva non sarà immediatamente operativa. “Per quanto riguarda la trasposizione alle leggi nazionali – chiarisce Gente – il timing previsto dalla Commissione indica che dovrà avvenire entro 18 mesi dall’entrata in vigore della direttiva”. Quanto alla partenza dei sistemi di responsabilità estesa dei produttori sono previsti 30 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue.
Poi ci sono legislazioni secondarie (atti delegati) che sono legate al regolamento per l’ecodesign dei prodotti e anche ai criteri per la cessazione dello stato della condizione di rifiuto (end of waste) che sono ora allo studio del JRC, il Centro di ricerca europeo.
“Il Parlamento – spiega Gente – vuole accelerare tutto il processo mentre il Consiglio vorrebbe un po’ ritardare alcune di queste fasi per dare agli stati membri più tempo per mettere in opera tutte le varie condizioni previste dalla direttiva”.
End of waste rifiuti tessili
Come abbiamo accennato, un altro aspetto importante segnalato dal funzionario della Commissione sono i criteri per la cessazione della condizione di rifiuto “perché in base a questo si potrà definire quando un rifiuto tessile raccolto nella raccolta separata potrà essere considerato come riutilizzabile o meno”. Al momento il Centro di ricerca comune della Commissione europea (JRC-Joint Research Centre) sta lavorando su questo, per avare “alla fine del 2025 una proposta tecnica”.
I costi dell’EPR per i produttori
Per quanto riguarda i costi che i produttori dovranno sostenere per il sistema di responsabilità estesa, Gente ricorda che saranno basati sia sul peso dei prodotti che sull’ecomodulazione legata “ai criteri di sostenibilità che verranno definiti in maniera specifica per i tessiti nel quadro del regolamento per la progettazione ecocompatibile dei prodotti” (regolamento Ecodesign). Perché le analisi del JRC, sulle quali verrà consultato anche l’Ecodesign forum, vengano tradotte per l’eco-modulazione dei costi dell’EPR bisognerà comunque che poi venga pubblicato un atto di implementazione da parte della Commissione.
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