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sabato, Luglio 27, 2024

Una pianificazione inclusiva dei trasporti? Conviene anche all’ambiente

Un trasporto pubblico agevole è un elemento chiave per garantire l'accesso a servizi fondamentali e ridurre le emissioni. Ma per elaborare un'offerta efficace occorrono dati: ecco quelli a nostra disposizione e quelli che mancano

Roberta Paoletti
Roberta Paoletti
Esperta in politiche di genere, lavora per la Fondazione Giacomo Brodolini. Ha una Laurea in Filosofia e un dottorato in Antropologia Filosofica. Lavora sul tema delle politiche di genere a livello europeo, analizzando la situazione socio-economica al fine di influenzare le policy europee. È la coordinatrice scientifica del Master in "Gender Studies and Policies" all'Università di Roma Tre, membro del consiglio editoriale della storica rivista femminista DWF. Ha fondato il collettivo femminista “Diversamente occupate e Femministe nove”. È stata responsabile di gender mainstreaming e politiche di commercio internazionale con l'ex deputata del Parlamento europeo Eleonora Forenza

La mobilità va ben oltre la semplice possibilità per le persone di spostarsi fisicamente da un luogo all’altro. L’accessibilità dei trasporti influenza direttamente le opportunità per le persone di accedere a lavori di qualità e partecipare attivamente al mercato del lavoro, avere una socialità più sana anche dal punto di vista culturale; usufruire di servizi, inclusi i servizi legati alla salute e alla formazione.

Detto meglio, un sistema efficiente di trasporti può facilitare l’accesso a opportunità lavorative di alta qualità, contribuendo così a ridurre il tasso di disoccupazione e migliorare le condizioni economiche delle persone. La mobilità dei trasporti è inoltre strettamente connessa alla possibilità di partecipare a eventi culturali, manifestazioni artistiche e altre occasioni di socializzazione. La capacità delle persone di spostarsi agevolmente può arricchire la loro vita in termini di cultura e connessione sociale.

Un trasporto agevole è un elemento fondamentale per garantire l’accesso a servizi sanitari adeguati e di qualità, specialmente per le persone che vivono in aree remote o scarsamente collegate.

Inoltre, servizi di trasporto ben pianificati favoriscono un’equa distribuzione di opportunità in campo educativo.

Tutti questi aspetti della vita privata e pubblica sono legati in modo indissolubile alla capacità individuale di condurre una vita dignitosa. La mobilità dei trasporti diventa, quindi, un potente vettore per promuovere la giustizia sociale, l’inclusione e la parità di genere.

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Pochi dati su trasporti e Green Deal

Diversi studi, tra cui la ricerca presentata dal Parlamento europeo e lo studio realizzato per il gruppo The Left al Parlamento europeo, evidenziano una scarsità di dati sull’utilizzo e sul bisogno dei trasporti pubblici che impediscono di elaborare una offerta efficace, che risponda cioè ai bisogni reali delle persone. Occorre introdurre una prospettiva transfemminista e intersezionale, anche ma non solo rispetto alla raccolta dati, perché l’elaborazione delle politiche e la pianificazione dei trasporti possano davvero avvalersi di informazioni utili a sviluppare servizi inclusivi e accessibili.

Le importanti lacune nei dati disponibili sull’uso dei servizi di trasporto nei paesi membri dell’Ue, rendono difficile monitorare adeguatamente l’attuazione delle misure di mobilità nell’ambito del Green Deal europeo con conseguenze sull’impatto delle emissioni di gas climalteranti e di inquinanti atmosferici che potrebbero essere meglio regolate da un approccio alla pianificazione più efficiente, che corrisponda cioè al reale bisogno delle persone.

Secondo l’International Transport Forum (ITF), uno dei principali strumenti per combattere il riscaldamento globale consiste nel promuovere il camminare, l’uso della bicicletta o le videoconferenze invece degli spostamenti casa-lavoro e dei viaggi d’affari. Questi comportamenti sono stati caratteristici dei periodi di quarantena durante la pandemia di COVID-19, dove infatti si è registrata una diminuzione delle emissioni di CO2.

Purtroppo, attualmente queste tendenze non sono confermate. Al contrario, i viaggi di passeggeri e il trasporto merci stanno aumentando costantemente e raddoppieranno entro il 2050 rispetto al livello del 2015, con un aumento delle emissioni di CO2 di circa il 16%, superando gli standard stabiliti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Chi usa di più i mezzi pubblici?

La pianificazione del trasporto pubblico attuale infatti si riferisce per lo più ai bisogni di un ‘utente neutro’, che per lo più coincide con le abitudini di uomini bianchi (spostamenti lineari, dalla periferia verso il centro e ritorno, e soprattutto nelle fasce orarie del mattino presto e del tardo pomeriggio), lasciando scoperti quelli di molti altri soggetti, in primis le donne che sono a maggior ragione le principali utilizzatrici del trasporto pubblico.

I dati disaggregati per genere di cui disponiamo fanno riferimento alla più recente indagine condotta dall’European Institute for Gender Equality (EIGE)sul Green Deal Europeo, dove uno dei focus è proprio sui trasporti.

Sappiamo per esempio che più donne che uomini usano il trasporto pubblico (32% contro il 29% degli uomini) come principale modalità per i loro spostamenti, oppure camminano (46% delle donne, contro il 43% degli uomini), mentre più uomini (70%) che donne (66%) usano l’auto privata come principale mezzo di trasporto.

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La mobilità della cura

Altri dati  di cui disponiamo sono più datati, ma comunque interessanti, e raccontano che gli uomini effettuano la maggior parte dei loro spostamenti per motivi di lavoro (53% del totale). Al contrario, le donne distribuiscono i loro spostamenti in modo più equilibrato tra lavoro (23%) e impegni familiari. Questi ultimi includono il cosiddetto “lavoro di cura”, come l’accompagnamento di membri della famiglia in auto, che costituisce il 20% dei loro spostamenti quotidiani. Questo fenomeno si chiama “mobilità della cura”.

Inoltre, le donne vivono più a lungo degli uomini, e da anziane sono quelle che meno di tutti possiedono o guidano un’automobile. Per muoversi fanno spesso riferimento ai mariti, quando ancora in vita, o a familiari, riducendo molto la loro capacità di autonomia. L’introduzione di una prospettiva di genere sugli anziani come utenti dei trasporti rappresenta un passo importante verso la creazione di servizi di mobilità inclusivi. La rimozione delle barriere infrastrutturali e la diffusione di informazioni sull’accessibilità delle fermate e delle stazioni possono in questo senso contribuire a promuovere l’autonomia delle persone, e in particolare delle donne anziane.

Inserire uno sguardo sulla progettazione dei trasporti che tenga insieme la questione dell’età, della disabilità o delle esigenze della mobilità della cura, ad esempio formulando sistemi di informazione facilitati e utilizzabili anche da chi non ha dimestichezza con l’informazione digitale, o infrastrutture accessibili a chi ha problemi di deambulazione o si muove con un passeggino, per esempio segnalando le fermate dove il veicolo e la banchina di discesa non hanno un dislivello, rimuovendo le barriere infrastrutturali o ripristinando passaggi pedonali efficienti.

Promuovere le abitudini delle donne (maggiori utilizzatrici del trasporto pubblico) anche presso gli uomini aiuterebbe, inoltre, a ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti. Tuttavia, sappiamo che non sarebbe sufficiente. C’è bisogno infatti di superare un approccio binario, uomini-donne, e di adottare una prospettiva intersezionale sulla costruzione del servizio per renderlo inclusivo e accessibile, e dunque desiderabile da differenti soggettività.

Spazi e mezzi a misura di tutte e tutti

Secondo i risultati della ricerca dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) sulle persone LGBTI nell’Unione Europea, in Macedonia del Nord e in Serbia, la maggior parte delle persone partecipanti LGBTI+ (58%) ha riferito di aver subito, nei cinque anni precedenti, molestie sotto forma di situazioni offensive o minacciose sul luogo di lavoro e negli spazi pubblici, compresi i trasporti pubblici.

Anzitutto, si dovrebbe intervenire sulla cultura e sull’educazione, con campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere, specialmente subite anche nei trasporti dalle donne e dalle persone appartenenti alle comunità LGBTQIA+. Ma non solo, i veicoli e le infrastrutture dei trasporti, i passaggi pedonali, spesso non tengono in considerazione per ergonomia e illuminazione le esigenze delle donne e delle persone LGBTQIA+, e anzi offrono angoli e passaggi bui ai perpetuatori della cultura patriarcale.

Il Green Deal europeo e la Strategia per una Mobilità Sostenibile e Intelligente offrono opportunità per introdurre strumenti partecipativi nella pianificazione delle infrastrutture dei trasporti. Coinvolgere associazioni femministe e LGBTQIA+, organizzazioni che lavorano sulla disabilità, famiglie, associazioni di persone anziane, nella pianificazione dei trasporti e nella definizione di linee guida per infrastrutture di trasporto inclusive.

In generale, rendere il trasporto pubblico disponibile ed economicamente accessibile migliora gli standard ambientali e la qualità della vita delle persone, ed è un potente antidoto contro la marginalizzazione e contro la povertà culturale e lavorativa.

Leggi anche: Ciclabili e trasporto collettivo, a che punto siamo con la mobilità sostenibile in Italia

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