Tutto, o quasi, in tre giorni. In occasione della Settimana del Clima e, soprattutto, della Pre-Cop 26 a Milano, il ministero della Transizione ecologica pubblica una serie di documenti che si attendevano da tempi. Dopo i decreti sull’economia circolare e l’arrivo, per il rotto della cuffia, del PiTESAI, ieri è stato il turno del lancio della consultazione pubblica sulla nuova Strategia nazionale per l’economia circolare. Le linee programmatiche pubblicate dal Mite sono un aggiornamento del documento del 2017, intitolato “Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico”. Se 4 anni fa si metteva in campo un “inquadramento generale dell’economia circolare”, con l’obiettivo di “definire il posizionamento strategico del nostro Paese sul tema”, l’attuale versione non può non fare i conti con un contesto di riferimento profondamente mutato.
“È ormai evidente – scrive il ministero – l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici; sono stati definiti, a livello comunitario, nuovi piani e programmi per supportare la transizione verso modelli circolari; il rapido sviluppo tecnologico del settore ha consentito di individuare nuovi settori produttivi in grado di generare catene di valore sostitutive di quelle tradizionali, massimizzando il recupero e il riciclo dei rifiuti. Si rende pertanto necessario aggiornare le linee strategiche individuate nel 2017 per renderle coerenti alle nuove sfide globali”.
Questo aggiornamento, spiega il ministero nella pagina web dedicata alla consultazione pubblica, è stato inserito tra le riforme a supporto degli investimenti della Missione 2, Componente 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dedicata ad “Economia Circolare ed Agricoltura Sostenibile”. Dal 30 settembre (data della pubblicazione delle linee programmatiche), il percorso verso la definizione della nuova Strategia nazionale per l’economia circolare parte con la consultazione sui contenuti programmatici, elaborati con il supporto dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (Ispra) e il contributo dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea)”. C’è tempo fino al 30 novembre 2021 per inoltrare i contributi alla consultazione via mail all’indirizzo SEC-MITE@mite.gov.it.
Cos’è l’economia circolare per il MiTe?
La definizione di economia circolare riportata dal Mite è coerente con i principi comunitari e contiene anche alcuni concetti ripetuti spesso dal ministro Cingolani. “L’economia circolare – scrive il ministero – è una sfida epocale che punta all’eco-progettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo per la creazione di nuove “supply chains”. Il successo della transizione ecologica dipenderà da un lato dalla capacità della pubblica amministrazione, delle imprese e del no-profit, di lavorare in sintonia di intenti secondo norme più semplici, spedite ed efficienti, e dall’altro da un generale aumento di consapevolezza e di partecipazione da parte dei cittadini (soprattutto dei più giovani, vero motore del cambiamento) anche attraverso un inedito sforzo di informazione, comunicazione e educazione nazionale verso la realizzazione di un pieno sviluppo sostenibile”.
Con la nuova Strategia nazionale per l’economia circolare si intendono chiudere alcune partite aperte da (troppo) tempo, sulle quali gli operatori del settore – e anche gli approfondimenti della nostra testata – hanno già avanzato proposte e suggerimenti che, si spera, siano recepiti. D’altra parte l’aggiornamento della Strategia era stato già inserito tra le riforme necessarie nella presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, inoltrato dal governo Draghi lo scorso aprile. Nello specifico, il ministero si pone l’obiettivo di “definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di ‘prodotto come servizio’, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040”.
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Le misure previste dalla nuova Strategia nazionale per l’economia circolare
A settembre 2020 l’Italia ha dato attuazione alle direttive europee del cosiddetto “Pacchetto Economia Circolare” con i seguenti obiettivi di riciclo o rifiuti urbani: almeno il 55% entro il 2025, almeno il 60% entro il 2030, almeno il 65% entro il 2035 e una limitazione al loro smaltimento in discarica non superiore al 10% entro il 2035. Ma l’economia circolare, come non ci stanchiamo di mai di ripetere, non si limita a una pur necessaria gestione più efficiente dei rifiuti, perche “il miglior rifiuto è quello che non si produce”. Sembra prenderne almeno parzialmente coscienza il documento del ministero, quando scrive che “l’avvio di una transizione verso l’economia circolare rappresenta un input strategico di grande rilevanza con il passaggio da una “necessità” (l’efficienza nell’uso delle risorse, la gestione razionale dei rifiuti) ad una “opportunità” ovvero progettare i prodotti in modo tale da utilizzare ciò che adesso è destinato ad essere rifiuto come risorsa per un nuovo ciclo produttivo”. Insomma, l’obiettivo è “stimolare la creatività del sistema imprenditoriale italiano in funzione della valorizzazione economica del riuso di materia: il materiale non diventa mai rifiuto”. Ma prima della R di riuso, nella gerarchia dei rifiuti c’è la R la riduzione e a questo il documento non dedica approfondimenti specifici.
In ogni caso la nuova Strategia nazionale pe rl’economia circolare comprenderà le seguenti misure:
– un nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti che possa consentire, da un lato, lo sviluppo di un mercato delle materie prime seconde, dall’altro il controllo e la prevenzione di fenomeni di gestione illecita dei rifiuti;
– lo sviluppo di sistemi di incentivazione fiscale per supportare l’utilizzo di materiali derivanti alle filiere del riciclo;
– una revisione del sistema di tassazione per rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica;
– la promozione del diritto al riuso e alla riparazione;
– la riforma dei sistemi di EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi per supportare il raggiungimento degli obiettivi comunitari;
– il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti (legislazione End of Waste, Criteri Ambientali Minimi) e l’applicazione di detti strumenti a settori strategici: costruzioni, tessile, plastiche, RAEE;
– il supporto allo sviluppo di progetti di simbiosi industriale, anche attraverso strumenti normativi e finanziari.
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Ora tocca a voi (e a noi)
Nelle prossime settimane EconomiaCircolare.com terrà vivo il dibattito sulla Strategia nazionale raccogliendo i vari contributi inviati per la consultazione pubblica a questo indirizzo: redazione@economiacircolare.com. Li racconteremo ai nostri lettori e li metteremo a confronto con approfondimenti, interviste e dibattiti.
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