Il nuovo Regolamento batterie elaborato dalla Commissione europea è in fase d’arrivo. Il prossimo 9 dicembre è previsto, infatti, l’ultimo trilogo, il negoziato in cui si troverà l’accordo politico definitivo tra i rappresentanti degli Stati membri e le istituzioni di Bruxelles. Serviranno poi alcune settimane per gli interventi di rifinitura ma, ha assicurato la prossima presidenze di turno del Consiglio dell’Unione europea (La Svezia), entro marzo il testo definitivo sarà pronto e immediatamente applicativo per tutti gli Stati membri.
A dare la precisa tabella di marcia è Mattia Pellegrini, capo unità della Direzione generale Ambiente alla Commissione europea, intervenuto pochi giorni fa in un evento organizzato a Ecomondo 2022 per presentare la ricerca “Il regolamento Europeo sulle batterie e le sfide per la catena del valore” realizzata per Erion Energy – il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei rifiuti di pile e accumulatori.
Insieme al collega Stefano Soro, capo unità della Direzione della Commissione europea per il Mercato interno, l’Industria, l’Imprenditoria e le Pmi, i due funzionari dell’Unione europea hanno fatto il quadro generale del contesto in cui viene introdotto il nuovo Regolamento, riassumendo le principali disposizioni e innovazioni per tutta la filiera delle batterie.
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Il primo pilastro del Regolamento: produzione sostenibile e Digital Battery Passport
Il primo effetto del Regolamento sarà la nascita di un mercato europeo delle batterie sostenibili, visto che quelle acquistate dall’Asia difficilmente risponderanno agli stringenti requisiti individuati da Bruxelles. Alla base del lavoro legislativo, un dato di fatto ben riassunto dallo studio di Erion: la domanda globale di batterie è destinata ad aumentare annualmente di circa il 25% fino al 2030 e l’Unione europea dovrebbe occupare una quota crescente del mercato globale, passando dal 17% al 26% entro il 2030.
Numeri, ha spiegato Mattia Pellegrini, che “faranno dell’Europa il secondo principale produttore di batterie al mondo dopo la Cina e il principale utilizzatore”. Il Regolamento stabilisce quindi con attenzione quali siano le condizioni per immettere una batteria sul mercato in modo che non sia inquinante. Tutte le informazioni legate alla batteria (ad esempio materie con cui è realizzato, durata prevista, rispetto negli standard di produzione) saranno contenute nel Digital Battery Passport, un registro con la funzione di anagrafe delle batterie. “Il passaporto è la pietra angolare del sistema e sarà l’apripista per un nuovo modo di fare legislazione sui prodotti basato sul sistema dell’ecodesign in fase di progettazione e l’etichettatura energetica, tenendo conto dell’intero ciclo di vita”, ha sottolineato Stefano Soro.
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Il secondo pilastro del Regolamento: incrementare al raccolta e il recupero
La produzione, in un’ottica di economia circolare, è solo una faccia della medaglia: l’altro pilastro del Regolamento, quindi, è rappresentato dalle norme sul ciclo vita per aumentare la raccolta e il riciclo. “L’enorme quantità di batterie a disposizione a partire dal 2025 è un’opportunità unica per catturare le materie prime critiche con cui sono costruite e per questo motivo il Regolamento impone un obbligo di contenuto riciclato presente nelle batterie prodotte a partire dal 2030 e un target di riciclo fissato inizialmente al 70%”, ha spiegato Mattia Pellegrini.
Pellegrini, a differenza delle associazioni ambientaliste che chiedevano target più stringenti, ha difeso la scelta: gli alti costi di trasporto e la necessità di ulteriori impianti, secondo la valutazione dei tecnici Ue, avrebbe infatti annullato i benefici a causa dell’aumento delle emissioni CO2. La previsione, comunque, è col tempo di assistere alla crescita costante dei target di riciclo.
In attesa che ciò avvenga, tuttavia, l’Unione europea non può far finta di nulla di fronte all’incresciosa realtà legata alla produzione di batterie: ovvero l’assenza, in molti Paesi costruttori o dove le materie prime vengono estratte, di norme adeguate sulla tutela dei lavoratori, il rispetto dei diritti umani e di precisi vincoli ambientali. Sono i temi oggetto della parte dedicata alla due diligence: nessun produttore potrà utilizzare materiali che non rispettino precisi obblighi di carattere sociale e ambientale.
La lista delle materie prime sotto la lente di Bruxelles è composta da quattro metalli: litio, cobalto, nichel e piombo. Secondo molti, a partire dal Parlamento europeo, la lista doveva essere più ampia, includendo ad esempio il ferro. “La valutazione della Commissione europea – si è difeso Stefano Soro – è stata orientata dall’analisi del peso dei singoli materiali nella catena del valore globale: nella maggioranza dei casi includerli avrebbe avuto effetti trascurabili e marginali”.
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Le sfide per l’Italia, infrastrutture per il recupero e tassi di raccolta da migliorare
Poiché i Regolamenti sono immediatamente applicativi negli Stati dell’Unione europea senza bisogno di essere recepiti dalle legislazioni nazionali, per l’Italia si prospettano una serie di sfide da vincere in poco tempo, come ha sottolineato durante l’evento a Ecomondo Federico Magalini, di Dss+ e autore della ricerca fatta per Erion.
Prima di tutto, i tassi di raccolta andranno aumentati in fretta. L’Italia nel 2021 ha contribuito a circa il 15% delle batterie immesse nel mercato europeo e ha tenuto ampiamente il passo con i tassi di raccolta medi dell’Unione europea. “I consorzi costituiti dai produttori come Erion restano un elemento fondamentale nella gestione del processo perché assicurano la conformità dei prodotti alle norme e avranno la possibilità di sviluppare una nuova offerta di servizi per i produttori, le piccole aziende e per le municipalizzate nella filiera della raccolta e del trattamento”, è stata la premessa di Magalini.
Tuttavia, come per molti altri Stati membri, gli obiettivi fissati dalla Direttiva sulle batterie in Italia non sono ancora stati raggiunti. E per quanto riguarda le pile portatili sono addirittura inferiori al 30%. C’è poi un altro problema. “In Italia – ha aggiunto l’autore della ricerca – mancano gli impianti che trattano batterie su larga scala. È vero, il mercato è unico e la produzione è a livello europeo, tuttavia vista l’assoluta necessità di garantire l’approvvigionamento di questi materiali indispensabili sarebbe auspicabile una discussione su come assicurare le infrastrutture adatte per il recupero, utilizzando i fondi del Pnrr”, ha fatto notare Magalini.
Non saranno passaggi banali, ha concluso l’autore del rapporto: le scelte di filiera devono essere condivise, c’è bisogno di una filiera più controllata e la completa consapevolezza di come i flussi sono governati, non solo quelli di fine vita, ma anche di approvvigionamento di materiali da riciclo. In tutto questo, la rapidità è un obbligo: a marzo bisogna essere nelle condizioni di farsi trovare pronti.
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