Tutto può essere progettato in armonia con i principi dell’economia circolare: il computer con cui state leggendo questo articolo, il tavolo su cui è poggiato, la sedia che vi sostiene. Se pensate a come individuare criteri di sostenibilità quando si parla di cibo, di mobilità sostenibile, probabilmente saprete stilare a memoria e senza pensarci troppo una serie di decaloghi. Per l’arredo invece? I mobili che avete in casa sono stati costruiti seguendo criteri circolari? Forse la maggior parte di voi e di noi risponderà di no o un generico “non so”.
Eppure vi è chi – come l’architetto e il designer Giorgio Caporaso, ideatore di Lessmore – da anni studia come realizzare linee di design che coniughino la sostenibilità con la funzionalità.
Dopo averlo sentito parlare in diversi eventi dei 15 punti del “Manifesto del design circolare”, abbiamo pensato di chiedergli di condividerli con voi per trovare risposte a domande come: “Si può usare un materiale come il cartone per arredi non usa e getta?”; “Come può un mobile essere disassemblabile ma progettato per durare nel tempo?”; “Come rendere possibile la riciclabilità di componenti che si dovessero rompere?”.
In questo caso parliamo di mobili, ma i 15 step del manifesto – da cui traiamo le risposte a queste domande e a tante altre – ideato da Caporaso, potrebbe essere mutuato in ogni settore produttivo, andando dalla fase di produzione a quella di utilizzo fino al fine vita del bene.
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1) Progettare prodotti pensando fin da subito alla loro vita e tipologia di vita e alla loro possibilità di reimmissione in ciclo a fine vita
Troppe volte, infatti, il problema si pone alla fine, quando un bene è da dar via o da buttare, ma se non è stato pensato a monte tenendo conto anche del fatto che un giorno quel bene andrà conferito come rifiuto, spesso poco si potrà fare. In questo caso spesso sentirete parlare di ecodesign.
2) Sharing, condivisione, multi utilizzo, passaggio dal possesso all’utilizzo ottimizzato
Se più utenti possono utilizzare in condivisione lo stesso bene in base alle diverse necessità, anche temporali, si producono meno beni e viene ottimizzato il loro utilizzo. Inoltre al secondo punto abbiamo anche la funzionalità che può essere pensata espandendo lo sguardo. L’architetto Caporaso ci porta l’esempio di una chaise longue che può diventare poltrona se dobbiamo fare spazio nella stanza o cambiamo appartamento o abbiamo diverse necessità in base alla situazione.
3) Scelta di materiali ecocompatibili
In tale voce rientrano quelli naturali (carta, cartone, legno, tessuti naturali), riciclati o facilmente riciclabili.
4) Semplificazione del modulo e logistica
Tanto più gli oggetti sono pensati in maniera modulare, quanto più sarà semplice il riutilizzo dei pezzi, ma pure la riparabilità. Un elemento fondamentale è poi legato al trasporto perché ottimizzando lo studio della componentistica si ottimizzano le spedizioni. Meno viaggi, minor impatto ambientale!
5) Utilizzo di fonti rinnovabili
Questo punto ci consente di accendere un focus su un elemento fondamentale, ma che “non si vede” a chi non sa cosa chiedere o cosa cercare. Di un’azienda è importante indagare non solo la sostenibilità del prodotto in sé ma anche quella dei processi produttivi. Vi sono le certificazioni e i bilanci di sostenibilità che ci raccontano diversi aspetti. Tra le materie prime più utilizzate dalle aziende vi è l’energia, diviene quindi fondamentale verificare che sia da fonti rinnovabili. Possono essere impianti in loco (come i pannelli solari sui capannoni), o energia acquistata da fornitori che garantiscono l’origine 100% pulita dell’energia acquistata.
6) Riduzione del consumo di energia nelle lavorazioni e produzioni; scelta di oroduzioni non energivore
Salvo che un’azienda non abbia i suoi impianti o non acquisti da fornitori 100% di energia rinnovabile, gran parte dell’energia impiegata proverrà da fonti fossili. Ma anche laddove fosse (a titolo esemplificativo) da fotovoltaico, eolico o geotermia per produrla, trasportarla e consumarla si impiegano risorse. L’efficienza e il risparmio energetico divengono quindi tasselli fondamentali per una produzione che voglia distinguersi per la sua attenzione alla sostenibilità.
7) Riduzione e riutilizzo degli scarti di lavorazione
L’efficienza non riguarda solo l’energia ma ogni materia prima utilizzata. Anche laddove si utilizzino materiali ecosostenibili, rinnovabili (come il legno e il cartone quando arrivino da foreste gestite in maniera sostenibile e responsabile), bisogna studiare il design affinché si riducano al minimo gli scarti di lavorazione e quelli non eliminabili, si trovi il modo di riutilizzarli.
8) Modularità e versatilità
Un bene che sia pensato a moduli può essere più versatile perché può essere concepito per più usi che possono variare nel tempo. Ma per far ciò è necessario un altro aspetto, raccontato dal punto seguente.
9) Componibilità
Poter scomporre e ricomporre gli elementi di un oggetto consente di renderlo smontabile e rimontabile e di poter sostituire solo una parte (pensiamo a quelle più soggette a deterioramento, come i braccioli della poltrona), senza dover cambiare tutto l’elemento di arredo. Ma ciò permette anche di andare incontro alle esigenze (ad esempio di spazio) o ai gusti dei futuri acquirenti… e qui arriviamo al punto 10.
10) Personalizzazione
Se di un bene posso sostituire solamente, ad esempio, i rivestimenti, posso creare una struttura unica o diversi moduli che poi potranno essere completati con un laminato di un particolare materiale o colore o prevedere che si possano – a seconda degli spazi – avere più mobili – in coordinato tra loro – componibili in base al design che si vuole dare alla stanza.
11) Trasformabilità e riattualizzazione
A questo punto è evidente che se un bene è pensato rispettando i primi 10 punti, potrà essere in tutto o in parte riutilizzato, magari riammodernato o aggiornato con semplicità, superando così il concetto di obsolescenza percepita che si riferisce a quando un qualsiasi oggetto viene cambiato non tanto a causa dell’effettiva usura del prodotto quanto dal desiderio di possedere l’ultimo modello di moda.
12) Multifunzionalità
Un esempio è proprio il caso della chaise longue che diventa poltrona o della possibilità di disassemblare i moduli (un po’ come i famosi giochi a mattoncini) per poterne fare altro.
13) Riparabilità
Su questo punto è la stessa Unione Europea a portare avanti una lotta (con risultati che arrivano a rilento, purtroppo). Come riportato dall’Eurobarometro, il 77% dei consumatori dell’Ue preferirebbe la riparazione all’acquistare beni nuovi ma purtroppo finisce per sostituirli o buttarli a causa degli elevati costi di riparazione.
14) Disassemblabilità
A cosa serve garantire questo principio? Se navigate nella mente vi sarà capitato di provare a smontare qualcosa per un trasporto o una riparazione e non esserci riusciti, correndo anzi il rischio di rompere definitivamente il bene… Non solo. Se posso dividere le componenti potrò anche più facilmente riutilizzare le parti che hanno ancora un valore o favorire l’economia circolare grazie al… punto 15.
15) Riciclabilità e possibilità di utilizzo dei materiali e delle componenti
Non basta che i materiali con cui un oggetto è fatto siano astrattamente riciclabili, dobbiamo rendere questo processo realizzabile in concreto. Pensate a un oggetto multimateriale in cui non posso staccare la plastica dalla carta o il cartone o elementi uniti a pressione che – se separati – finiscono per rompersi rendendo impossibile un tentativo di riutilizzo. Tutto questo va pensato a monte, sperando che il momento del fine vita arrivi più tardi possibile ma garantendo una seconda, terza… o settima vita ai materiali e alle diverse componenti.
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