L’edilizia, come è noto, è uno dei settori produttivi a più alto impatto ambientale. Attualmente, secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite, il settore delle costruzioni genera il 36% del consumo energetico globale, produce il 40% dei rifiuti e rappresenta circa il 40% delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale. Dunque la sostenibilità è una priorità non solo per questo mondo produttivo ma più in generale per il pianeta e per chi ci vive.
Che fare? Da tempo l’edilizia si interroga su come risolvere il problema ambientale. Ma finora oltre le buone intenzioni, francamente, si è visto poco rispetto alle potenzialità. A suggerire una possibile strada è un recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature, che indica la rotta sin dal titolo: “How circular economy and digital technologies can support the building sector to cope with its worldwide environmental challenge?” (In che modo l’economia circolare e le tecnologie digitali possono aiutare il settore dell’edilizia ad affrontare la sfida ambientale mondiale?).
L’articolo è firmato da Jacqueline Cramer, docente presso l’università di Utrecht, nei Paesi Bassi. La novità dell’approccio è che la strada indicata indica due percorsi che non necessariamente si sovrappongono. Ma la tesi principale è che in ogni caso, per favorire un reale cambiamento, serve qualcosa di innovativo. Come una rinnovata governance della rete.
“Nessuna singola entità, che si tratti di un’azienda, di un governo locale o di una ONG, può intraprendere da sola un cambiamento di sistema così completo – si legge – Per creare una rete solida è necessaria la collaborazione tra i partner impegnati a contribuire al cambiamento. Per garantirne l’efficacia, questa rete dovrebbe essere orchestrata attraverso un concetto noto come “governance della rete”. La governance della rete non è intesa a sostituire la governance pubblica convenzionale, ma piuttosto a integrarla. Facilita il raggiungimento di obiettivi circolari e rafforza il sostegno sociale per misure governative più rigorose”.
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Tecnologie digitali ed edilizia: alcuni esempi pratici
L’applicazione delle tecnologie digitali può apportare benefici al settore dell’edilizia rendendo il processo di costruzione più efficiente dal punto di vista materiale ed ecologico. Il campionario delle tecnologie digitali è in continua espansione, basta pensare soltanto agli ultimi risvolti: l’intelligenza artificiale, i big data, il cloud computing, i sistemi ciberfisici, la blockchain e la realtà virtuale e aumentata. “Tuttavia, il settore edile ha appena iniziato ad adottare queste tecnologie emergenti” scrive Cramer. “L’integrazione di queste tecnologie nei processi lavorativi quotidiani apporterebbe un valore aggiunto significativo al settore. Ad esempio, gli strumenti di gestione dei dati, come il Building Information Modeling (BIM), i passaporti dei materiali, l’analisi del ciclo di vita e l’analisi del flusso dei materiali, possono aumentare la trasparenza sulle prestazioni ambientali dell’intera catena edilizia e fornire informazioni su come la catena può diventare più ecosostenibile ed efficiente”.
Non è l’unico esempio citato dalla docente. “L’ampio campo della realtà virtuale e aumentata può fornire una comprensione 3D di come è costruito un edificio, con quali materiali e come questo può essere adattato alle esigenze del cliente. Inoltre, può ottimizzare l’utilizzo delle risorse durante le fasi di costruzione, manutenzione e fine vita – si legge – Inoltre, la stampa 3D offre una tecnica di costruzione più ecologica che elimina una grande quantità di processi che emettono CO2 e consumano energia rispetto alle tecniche di costruzione convenzionali. Pertanto, le tecnologie digitali possono contribuire a migliorare le prestazioni ambientali degli edifici, in particolare se combinate con l’economia circolare”.
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Economia circolare ed edilizia: alcuni esempi pratici
Più volte su questo giornale ci siamo occupati dell’economia circolare applicata alle costruzioni. Sappiamo bene che tecnicamente è possibile consumare molte meno materie prime nel settore edile e ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica. Possiamo prolungare la vita degli edifici, riprogettarli pensando alla circolarità, riutilizzarne parti e riciclarne i materiali. Dallo studio di Cramer pubblicato su Nature recuperiamo allora tre esempi, tutti applicati in Olanda, che appaiono particolarmente interessanti.
“L’operatore del sistema di distribuzione Alliander – un’entità responsabile della distribuzione e della gestione dell’energia ai consumatori finali – ha aperto il suo nuovo ufficio nel 2015 a Duiven. Sebbene tutto ciò che riguarda l’edificio trasuda stile e novità, quasi nulla è in realtà nuovo. Infatti, l’83% dei materiali utilizzati nell’edificio vengono riciclati. Allo stesso modo, nel nuovo municipio di Venlo (fondato nel 2016 nei Paesi Bassi) tutte le materie prime utilizzate nella costruzione possono essere completamente riutilizzate senza perdita di valore. Inoltre, l’edificio del municipio è del tutto neutrale dal punto di vista energetico, grazie a caratteristiche quali pannelli solari, accumulo di energia termica e caldaie solari. Il padiglione Green House è l’ultimo esempio, progettato per essere temporaneo, poiché il comune di Utrecht ha in programma di riqualificare l’area in 15 anni. La costruzione ha utilizzato il maggior numero possibile di materiali riciclati, che verranno riutilizzati anche quando l’edificio verrà rimosso. E alla fine, quando ciò accadrà, non resterà traccia della Green House sul territorio. La costruzione dell’edificio è progettata per garantire che nessun tubo, cavo o liquame rimanga nel terreno sotto il padiglione, minimizzandone così l’impatto”.
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