Eurostat ha da poco pubblicato gli ultimi dati disponibili, relativi al 2022, su produzione e gestione dei rifiuti urbani in Europa. Siccome la riduzione dei rifiuti è uno degli assi portanti dell’economia circolare, la quantità prodotta può essere presa come un indicatore del cammino europeo da un’economia lineare ad una compiutamente circolare. Cosa ci dice l’ufficio statistico comunitario? Che nel 2022 i rifiuti urbani prodotti da ciascun europeo sono diminuiti, nel complesso dei Paesi dell’Unione, del 4% rispetto al 2021. Una buona notizia, quindi. Se però guardiamo alle tendenze a lungo termine i dati dicono un’altra cosa: i rifiuti urbani pro capite sono aumentati del 10%. Se poi passiamo alle fasi successive della gerarchia dei rifiuti e guardiamo al riciclo, a parte una lieve flessione rispetto al 2021, la tendenza di lungo periodo indica senza dubbio un aumento delle quantità di materia portata a nuova vita.
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La produzione dei rifiuti urbani
Intanto cosa si intende per rifiuti urbani? La definizione nella legislazione italiana è stata aggiornata con l’entrata in vigore, a fine 2020, del decreto legge 116/2020.
Fanno parte dei rifiuti urbani i rifiuti domestici, anche ingombranti, i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade, tutti i rifiuti giacenti sulle strade ed aree pubbliche, i rifiuti vegetali provenienti da giardini, parchi e poi i rifiuti provenienti da aree cimiteriali. Inoltre vanno considerati rifiuti urbani tutti i rifiuti (indifferenziati e da raccolta differenziata) che sono simili per natura e composizione ai rifiuti domestici ma che provengono da una serie di attività (allegato L-quinques del decreto) come scuole, musei, cinema, autorimesse, ospedali, mercati ortofrutticoli, farmacie, negozi, bar, supermercati, … I rifiuti urbani non includono invece quelli del mondo produttivo, dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, delle fosse settiche, delle reti fognarie e degli impianti di trattamento delle acque reflue, i veicoli fuori uso o i rifiuti da costruzione e demolizione.
Precisiamo ancora, visto che stiamo trattando dati Eurostat, che nonostante la continua ricerca di standardizzazione tra i diversi Paesi Europei permangono delle differenze nel perimetro dei rifiuti urbani. Scrive infatti Eurostat che le differenze dei valori dei diversi Paesi “riflettono le differenze nei modelli di consumo, nella ricchezza economica e nella raccolta e gestione dei rifiuti urbani. I Paesi differiscono per quanto riguarda la quantità di rifiuti provenienti dal commercio, dagli scambi e dall’amministrazione che vengono raccolti e gestiti insieme ai rifiuti domestici”. Insomma, la standardizzazione in questo campo è ancora lungi da venire.
Vediamo però, con questa avvertenza, i dati.
Nel 2022, la quantità di rifiuti urbani prodotti pro capite nell’UE è stata di 513 kg: 19 kg in meno (il 4%) rispetto ai 532 kg del 2021. Una riduzione, come abbiamo visto, solo contingente, visto che dal 1995, quando gli europei producevano 467 chilogrammi di urbani pro capite, abbiamo assistito ad un aumento del 9,8%.
I diversi Paesi si muovono ovviamente in ordine sparso.
Chi ha prodotto la quantità più elevata di rifiuti urbani sono i cittadini austriaci (827 kg a persona), danesi (787 kg) e lussemburghesi (720 kg). La quantità più bassa è stata prodotta in Romania (301 kg), Polonia (364 kg) ed Estonia (373 kg).
Quanto all’Italia: abbiamo prodotto 495 chilogrammi pro capite (quasi 20 in meno della media Ue), e con un amento del 9,1% rispetto al 1995 (bisogna sottolineare però che questi dati fanno riferimento ancora al 2021: il dati del 2022 per il nostro Paese non ci sono ancora). I cugini francesi ne producono più di noi e della media UE (539) e con un tasso di crescita del 13,3%. I più virtuosi tra i grandi Paesi sono gli spagnoli: 467 chilogrammi a testa, con una riduzione del 7,7 rispetto al 1995. La Germania ne produce molti più della media europea (593 a testa) ma a questa somma arriva dopo una riduzione del 4,8% rispetto ai 623 chilogrammi del 1995.
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Il trattamento
Che fine fanno questi rifiuti? 118 chilogrammi a testa (il 23% del totale) finiscono in discarica (media europea). Se il dato vi sembra (a ragione) altro, considerate che nel 1995 il totale dei rifiuti urbani portati in discarica nell’UE era di 286 kg pro capite (121 milioni di tonnellate totali, il 61% dei rifiuti), con un calo medio annuo di circa il 3%.
Questa riduzione, spiega Eurostat, può essere in parte attribuita all’attuazione della legislazione europea, ad esempio la Direttiva 62/1994 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Entro il 2001, gli Stati membri dell’UE dovevano recuperare almeno il 50% di tutti gli imballaggi immessi sul mercato. Con l’obiettivo di recupero rivisto del 60% da raggiungere entro il 31 dicembre 2008, si è registrato un ulteriore aumento della quantità di rifiuti di imballaggio raccolti separatamente. Entro il 31 dicembre 2025 dovrà essere riciclato il 65% dei rifiuti di imballaggio.
Inoltre, la Direttiva 31/1999 sulle discariche prevedeva che gli Stati membri dell’UE fossero obbligati a ridurre la quantità di rifiuti urbani biodegradabili destinati alle discariche al 75% entro il 16 luglio 2006, al 50% entro il 16 luglio 2009, al 35% entro il 16 luglio 2016 e al 10% fino al 2035. La riduzione è stata calcolata sulla base della quantità totale di rifiuti urbani biodegradabili prodotti nel 1995. “La direttiva – sottolinea l’ufficio statistico – ha portato i Paesi ad adottare diverse strategie per evitare di inviare la frazione organica dei rifiuti urbani in discarica, ovvero il compostaggio, l’incenerimento e il pretrattamento, come il trattamento meccanico-biologico (compresa la stabilizzazione fisica)”.
In modo complementare alla discarica, l’incenerimento dei rifiuti (Eurostat qui non fa differenze di recupero energetico) è aumentato costantemente negli ultimi 30 anni, passando da 70 kg pro capite a 133 kg (+ 91%, 59 milioni di tonnellate complessivamente).
E veniamo al riciclo. La quantità di rifiuti riciclati (si intende riciclaggio dei materiali e compostaggio) è passata da 87 kg pro capite nel 1995 (37 milioni di tonnellate totali) a 248 kg nel 2022 (111 milioni di tonnellate). La quota di rifiuti urbani riciclati è passata dal 19 % al 48%. L’Austria (516 kg), la Danimarca (411 kg) e la Germania (409 kg) hanno registrato la più alta quantità di rifiuti riciclati per persona. D’altro canto, Romania (36 kg), Malta (75 kg) e Grecia (90 kg) hanno registrato la quantità più bassa. L’Italia è passata dai 22 chilogrammi a testa del 1995 ai 193 del 2012 ai 257 del 2022 (anche in questo caso il dato è quello del 2021).
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