In un momento in cui le sfide ecologiche sono così urgenti, la peculiare storia di Marie Huot (vissuta tra il 1846 e il 1930) sta tornando alla ribalta. La sua lotta per la causa animale e l’emancipazione delle donne, a lungo ignorata, sta diventando, a distanza di un secolo, una fonte di ispirazione per le giovani generazioni.
Scrittrice, poeta e militante libertaria, Marie Huot fu una pioniera della limitazione delle nascite. Il suo nome è riemerso a novembre 2022, quando la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi di persone. La crescita demografica torna ad essere un tema politico di attualità.
Una lotta di ieri e di oggi
Le sue idee trovano un’eco contemporaneo nei movimenti ecologisti. E le domande di una generazione che si chiede se sia il caso di fare figli, mentre i governi e le opinioni pubbliche sono immobili o paralizzati di fronte alle azioni da intraprendere in campo climatico e ambientale, evidenziano l’eredità potenziale di Marie Huot.
Allo stesso tempo, la sua battaglia contro le violenze sugli animali rimanda alle rivendicazioni di chi milita tra le fila ecologiste e vegane. Questa pioniera dell’antispecismo portò avanti una lotta accanita contro la corrida che rimane tuttora un modello.
Infine, il suo impegno ha aperto la via a dibattiti sulla convergenza delle lotte, evidenziando l’intersezionalità dei movimenti sociali, femministi ed ecologisti, con l’obiettivo di plasmare una società diversa, più solidale ed egualitaria.
Lo sciopero dei ventri
Marie Huot non si è limitata a difendere la limitazione delle nascite. Sosteneva un mezzo di azione umano e politico più radicale: lo sciopero dei ventri.
Nel 1892, nel suo articolo “Maternità”, pubblicato nel giornale anarchico l’En dehors, tratta direttamente della questione dell’aborto e della necessità di uno sciopero dei ventri per lottare contro la miseria e la disuguaglianza tra uomini e donne. Il suo contributo alle lotte femministe è emblematico della volontà di rendere la maternità un atto consapevole, pensato, nonché un elemento di trasformazione della società.
Col suo fare della maternità, o del rifiuto della maternità, un oggetto di lotta politica, si inserisce anche nella corrente antimilitarista che si rifiuta di considerare i bambini e le bambine come “carne da cannone”.
Nel 2019, il movimento internazionale Birthstrike si rifà direttamente all’eredità di Marie Huot e al suo modo di agire, ripreso da figure di spicco come Alexandria Ocasio-Cortez.
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Il corpo è mio!
Per Marie Huot, le donne si devono soprattutto impegnare appieno nelle lotte politiche in modo da potersi emancipare dal ruolo esclusivo di moglie e madre nel quale le confinava la società borghese e capitalista del diciannovesimo secolo.
Marie Huot era anche impegnata nel movimento néomalthusianista che sosteneva una limitazione delle nascite come premessa per una vita migliore per i proletari. Partecipava a manifestazioni, firmava petizioni, teneva conferenze per promuovere l’emergere di un controllo delle nascite che considerava la condizione primaria per l’emancipazione delle donne.
Una lotta che molti movimenti femministi portano avanti oggi in nome della giustizia sociale.
Ha sostenuto il pedagogista Paul Robin nella sua lotta per un’educazione integrale che tenesse conto di tutte le sfaccettature di bambine e bambini, in contrasto con la visione dell’educazione tradizionale. Imparare con la testa, ma anche con il corpo e le emozioni continua ad essere rivoluzionario in ambito educativo, ieri come oggi.
Per Marie Huot, l’educazione sessuale era fondamentale, una premessa imprescindibile per l’avvento di una “generazione consapevole”. Conoscere il proprio corpo, se sei una donna, significa poterne disporre liberamente. Dobbiamo ricordare che abbiamo dovuto aspettare il 2017 perché un libro di testo scolastico raffigurasse una clitoride?
Va anche sottolineato che alla fine del diciannovesimo secolo, la “prudenza procreatriva” e il controllo delle nascite venivano violentemente presi di mira dai conservatori e dai religiosi che predicavano una morale puritana e rigorista. E nei movimenti rivoluzionari e progressisti, erano questioni minoritarie.
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Causa animale e femminismo
Con le prime femministe libertarie francesi, “né casalinghe, né cortigiane”, Marie Huot si impegna a lottare contro il sistema di dominio patriarcale. Per lei, la convergenza delle lotte femministe e per la causa animale era ovvia poiché il sistema patriarcale e capitalista opprime e domina sia le donne sia gli animali.
Evidenzia di continuo, nei suoi scritti sui diritti degli animali, le analogie tra le violenze inflitte agli animali e quelle che subiscono le donne. Cosi, attraverso degli interventi concreti, lottava contro la medicina sperimentale praticata da medici maschi che approfittavano del loro ascendente per portare avanti degli esperimenti violenti e inutili sugli animali, ma anche sulle donne.
Se la prendeva con i medici che, in nome del cosiddetto metodo sperimentale di Claude Bernard, abusavano della vivisezione “in dimostrazioni ripetute mille volte”. Non esita a interrompere il medico Brown-Séquard che praticava una vivisezione pubblica su una giovane scimmia viva. La sua amicizia con Louise Michel, militante anarchica e figura maggiore della Comune di Parigi svelata dalla loro corrispondenza, mostra una Marie Huot offensiva, che moltiplicava le azioni mirate e gli interventi nella Lega popolare contro la vivisezione, in particolare contro la corrida che iniziava a diffondersi in Francia.
Nel corso della sua vita, Marie Huot è stata attaccata come donna, libertaria e antispecista. Invisibilizzata dagli storici a causa del suo essere eclettica e della difficoltà ad “incasellarla” in un movimento ideologico specifico. Eppure, Marie Huot pose le basi di una filosofia antispecista. Affermando con forza che il sessismo e lo specismo hanno la stessa radice di discriminazione e dominio e che devono essere combattuti insieme per raggiungere un nuovo equilibrio tra tutti gli esseri viventi, basato non sul dominio ma sull’uguaglianza.
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Articolo pubblicato in francese su The conversation
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