Le scelte politiche nazionali ed europee hanno ricadute sul design dei prodotti. Questo è particolarmente evidente per quei dispositivi che, seguendo l’innovazione tecnologica e le rinnovate esigenze dei nostri tempi, cambiano forma più velocemente: i dispositivi elettrici ed elettronici. Se con EconomiaCircolare.com abbiamo dato notizia ed approfondito gli aspetti più interessanti di normative e regolamenti che negli anni hanno interessato il settore, è utile capire in che modo i nuovi requisiti normativi stabiliti dal legislatore europeo e nazionale stiano diventando un elemento fondamentale nella progettazione aziendale.
A guidarci nell’evoluzione normativa delle Apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) è stato Federico Magalini, Director Sustainability dss+, UK, nel corso di una lezione di Ecodesign the Future: EEE edition, il percorso formativo organizzato da EconomiaCircolare.com, in collaborazione con Erion WEEE e il CDCA – centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, che mira a realizzare proposte di progetto e prototipi sul tema delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE).
La normativa europea, verso l’approccio integrato
Come racconta Magalini, fino a 15 anni fa la Commissione europea pubblicava delle Direttive che erano per lo più focalizzate su alcune fasi di vita del prodotto: quando è nata la Direttiva ecodesign, ad esempio, aveva l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale in particolare durante la fase d’uso, limitando l’utilizzo dell’energia; la Direttiva RAEE era più votata per l’ottimizzazione del fine vita; la Direttiva REACH (acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals) si proponeva di evitare alcune sostanze pericolose.
Negli ultimi anni si sta invece passando ad un approccio più integrato perché ci si è accorti che ragionare a compartimenti non necessariamente è la soluzione vincente. Un esempio per comprendere questo concetto è quello della revisione della Direttiva batterie, approvata lo scorso anno e diventata il nuovo Regolamento batterie.
“Una novità fondamentale del Regolamento batterie – spiega Magalini – è quella di non occuparsi semplicemente del fine vita, quindi di una parte del ciclo di vita, ma di integrare in un unico provvedimento legislativo tutte le altre fasi del ciclo di vita del prodotto: dall’approvvigionamento delle materie prime alla fase di immissione sul mercato, fino a quella di gestione del fine vita. Questo perché negli anni si è visto che gli Stati membri da soli non sono in grado di assicurare il coordinamento, e questa mancanza di coordinamento soprattutto per aziende di un certa dimensione ha un impatto importante”.
Il Regolamento batterie
Un altro elemento chiave durante la fase di discussione della Direttiva batterie, divenuta poi Regolamento, era il fatto di riuscire, avendo un unico approccio a livello di Unione Europea, a garantire supply security, cioè la sicurezza sulla catena di approvvigionamento di alcune materie prime critiche, principalmente cobalto e nichel, necessarie per la produzione di batterie.
Quando è stata pubblicata la Direttiva batterie nel 2006 aveva infatti come base giuridica l’articolo 174 che, come spiega il docente, sostanzialmente dava agli Stati membri la possibilità di deviare dal testo della Direttiva durante il recepimento, qualora fosse per assicurare una maggior tutela dell’ambiente. Questo avrebbe dato di fatto agli Stati membri la possibilità di recepire ed adattare la Direttiva al loro contesto nazionale come meglio credevano, purché ne rispettassero i principi.
Tale modalità ha però portato ad un insieme di requisiti molto difficili da governare ed è emersa dunque la necessità, tuttora sentita tra gli attori del settore, di uniformare le condizioni di applicazione.
In questo senso, il Regolamento batterie rappresenta invece un importante passo in avanti. Ha infatti come base giuridica l’articolo 95 che definisce il mercato unico. Inoltre, spiega Magalini: “durante il processo di discussione finale di pre-approvazione, gli Stati membri hanno cercato su alcuni articoli di essere liberi di fare un adattamento dei requisiti più operativi rispetto al loro contesto normativo. Si tratta di un passaggio fondamentale che la Commissione ha anticipato sarà il nuovo corso di tutte le nuove Direttive”.
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Chiudere il cerchio
Se prima dunque il legislatore europeo si occupava di garantire il corretto trattamento delle batterie a fine vita, concentrandosi sul limitare alcune sostanze e cercare di spingere sul riciclo; si è arrivati oggi ad occuparsi di ogni aspetto, persino definire il contenuto minimo di cobalto, litio e manganese proveniente da riciclo.
“Oggi – precisa il docente – l’industria del riciclo ha come input il materiale dai rifiuti, e come output le materie prime seconde che possono essere eventualmente reintrodotte: uno dei problemi principali però è quello di trovare il mercato a valle da valorizzare. Quindi cercare di chiudere il cerchio, in particolare sulla stessa filiera: creare dunque una domanda che sostenga le infrastrutture per il riciclo che già ci sono. Per cui la Commissione, in questo caso, ha cercato di creare una domanda interna”.
“La stessa cosa – prosegue – sta avvenendo nei lavori di revisione delle Direttiva RAEE, in particolare sulla plastica: da un lato ci sono gli impianti e i riciclatori che chiedono a gran voce un contenuto minimo di materiali da riciclo, dall’altra ci sono le aziende produttrici che pur avendo i requisiti per l’utilizzo di plastica da riciclo – alcune aziende come Samsung hanno l’obiettivo di arrivare al 50% di plastica riciclata dai loro prodotti entro il 2030 e 100% al 2050 – preferiscono non avere quell’obbligo legislativo, soprattutto perché non è chiaro quale che possa essere la percentuale”.
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Tutte le normative per un’AEE
Infine, quella del Regolamento batterie o la Direttiva RAEE sono solo alcune delle tante legislazioni di cui un’azienda produttrice di Apparecchiature elettriche ed elettroniche deve tener conto, anche in fase di progettazione. Le normative stanno infatti aumentando, ne presentiamo una lista indicativa ma non esaustiva:
- Prodotti chimici. Negli ultimi anni si è assistito a una crescita delle normative relative alla riduzione e all’utilizzo di alcune sostanze chimiche, come le normative REACH, RoHS e SCIP nell’UE e TSCA negli Stati Uniti.
- Divulgazione di performance ESG. Sempre più spesso le normative definiscono regole per la divulgazione di informazioni in linea con gli standard di settore e di sostenibilità (GRI, SASB, TCFD). Anche se questi requisiti riguardano solo le grandi imprese, sono destinati ad ampliarsi e potrebbero comportare obblighi di rendicontazione per le aziende che rientrano nei requisiti normativi.
- Materie prime critiche. Diverse normative in fase esplorativa e di sviluppo impongono alle organizzazioni requisiti di consumo di materie prime critiche. Anche se per il momento sono in una fase nascente, queste normative e le relative dinamiche di mercato potrebbero avere implicazioni sulla disponibilità sul costo dei materiali.
- Trasparenza della catena di fornitura. Negli ultimi anni, una moltitudine di nazioni ha imposto requisiti standard della catena di fornitura e di trasparenza, affrontando questioni chiave dal punto di vista ambientale e dei diritti umani.
- Etichettatura. Marcatura obbligatoria su tutti gli imballaggi riciclabili nell’ambito della Responsabilità estesa del produttore (EPR) che vengono immessi sul mercato dell’Ue e del Regno Unito.
- Informazioni di performance ambientali. I produttori dovranno progressivamente esporre informazioni ambientali associate ai prodotti e agli imballaggi immessi sul mercato
- Il Meccanismo UE di adeguamento del carbonio alle frontiere (in inglese Carbon Border Adjustment Mechanism, CBAM) imporrà un prezzo sul carbonio incorporato nei materiali prodotti al di fuori dell’Unione europea e importati nell’UE, come alluminio, ferro/acciaio, cemento, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. Il prezzo si baserà sulla media settimanale dei prezzi del sistema ETS (Emissions Trading System) dell’UE, che l’8 febbraio aveva raggiunto i 93,72 euro/tCO2e
- Provare la veridicità dei Green claim. Come mezzo per affrontare le affermazioni di greenwashing fatte da organizzazioni, le autorità di regolamentazione richiedono alle organizzazioni di rendere disponibili ai consumatori informazioni e dati di supporto che provino tali affermazioni.
Ecodesign the future, la premiazione dei migliori eco-concept
Dopo le lezioni frontali e il lavoro del workshop, il percorso formativo Ecodesign the Future: EEE edition giunge alla sua fase finale, con un evento in cui verranno premiati i migliori eco-concept ideati da corsisti e corsiste.
L’iniziativa, dal titolo “Ecodesign the “Durevoli, riparabili, riciclabili. L’ecodesign per la circolarità delle apparecchiature elettriche ed elettroniche”, è organizzata da Training for Circularity, il competence center di EconomiaCircolare.com, in collaborazione con Erion WEEE e con il patrocinio dell’ISIA Roma Design e dell’ADI – Associazione per il disegno industriale.
L’evento verrà trasmetto in diretta mercoledì 10 aprile alle 16 dall’ADI Design Museum di Milano e sarà un’occasione per confrontarsi sull’importanza dell’ecodesign nel ripensare la filiera delle AEE ma anche per scoprire le idee che potrebbero rivoluzionare questo settore.
Dopo i saluti di benvenuto di Luciano Galimberti, Presidente ADI – Associazione per il Disegno Industriale, seguirà il panel di discussione “Ripensare le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche: dalla seconda vita al riciclo” nel quale si confronteranno alcuni tra i maggiori esperti in tema di sostenibilità e design. A seguire si entrerà nel vivo dell’iniziativa per scoprire gli eco-concept ideati dagli alunni e dalle alunne del corso.
Il live streaming sarà disponibile sui canali LinkedIn, YouTube, Instagram e Facebook di EconomiaCircolare.com a partire dalle 16.
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